Under 15 Serie C
26 Giugno 2025
Simone Famà, Lecco
L’ultima volta che ne abbiamo parlato aveva in mano un trofeo. Ve lo ricordate? Vi rinfreschiamo la memoria.
Era il 15 giugno 2024, qualcuno aveva appena dato un pizzicotto al Sangiuliano City. «Non è accanimento», scrivevamo. Era solo un modo per convincerlo che no, quello che stava vivendo non era un sogno e che sì, aveva appena battuto l’Alcione dei fenomeni ed era diventato Campione di Lombardia. Con la fascia di capitano al braccio c’era un certo Simone Famà, il soggetto dello scatto che in 24 ore ha fatto il giro della regione. Poco più di un anno dopo, tocca riaprire l’album e rispolverare vecchi ricordi. Perché Simone Famà l’ha fatto di nuovo. Un’altra foto, un’altra coppa, stesso sorriso a 32 denti. Sullo sfondo la bandiera del Lecco, sotto i piedi la superficie solidissima del tetto da cui si vede ogni luce accesa del Paese. Dunque la chiosa, la chiusura del cerchio: dalla periferia di Milano a toccare le stelle, dal Sangiuliano City al Lecco, dalla Lombardia allo Scudetto. Simone Famà è Campione d’Italia.
Forse è stata proprio quella finale contro l'Alcione ad avvicinare il Lecco al capitano. La qualità sulla mezzala, l'abnegazione per la maglia, il carattere che - contro i grandi - viene fuori ogni secondo di più. A Cavernago, quel giorno qualcuno avrà preso appunti su appunti in un quadernino dalla copertina bluceleste: «Da prendere assolutamente». Parte la comunicazione da via Giuseppe Ungaretti 66, arriva al Rigamonti-Ceppi in tempo zero. Un'intuizione fortunata? Visto come è andata a finire...
Cambia il setting, un anno dopo lo stadio è il Rocchi di Viterbo. Parte da lì la comunicazione questa volta, arriva sempre al Rigamonti-Ceppi: «Il Lecco di Simone Famà ha battuto 3-0 il Renate: siamo Campioni d'Italia». Stessa posizione di quel 15 giugno, sempre a centrocampo spostato a destra, per fare dei suoi inserimenti e della sua amministrazione pulitissima, costantemente proiettata in avanti, la trave portante della squadra campione d'Italia. No, qui non si esagera. L'assist perfetto che scarica al famoso Terranova (Fatao Meravigliao per gli amici, circola anche una canzone) è semplicemente un miracolo di ingegneria tecnica: in mezzo a due avversari, perfettamente calibrato in direzione e potenza. Tutto quello che deve fare una mezzala, Simone Famà lo fa bene.
«Non è un caso». Citazione colta dalle notifiche social che fa il paio con le indicazioni che porta sulla bio di Instagram: «Campione di Lombardia 23/24. Campione d'Italia 24/25». Due trofei, messi uno di fianco all'altro, con un solo nome a fare da minimo comune denominatore. E se dovesse scegliere? Ovvio, il tetto d'Italia è più alto di quello di Lombardia, ma in fondo in fondo Simone sa benissimo che è cominciato tutto lì: «La prima vittoria non si scorda mai» è il commento a caldo, con gli occhiali da sole addosso e le braccia conserte. Tipica posa di chi ha appena scritto un pezzo di storia. E tipica posa di chi ha fatto del percorso la sua forza più trainante e adesso guarda il presente con lo sguardo fiero e il petto in fuori: 6 anni di Inter nella scuola calcio, poi il ritorno tra i dilettanti all'Enotria, il Sangiuliano City e infine il ritorno tra i prof. Insomma, un su e giù che ha pagato in esperienza, consapevolezza e - perché no - voglia di riscatto. Ha funzionato tutto alla perfezione. No, non è un caso, adesso è diventata ufficialmente una legge universale: dove c'è Famà, c'è un titolo che va in bacheca.