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Il Pungiglione

Una giornata al Real Madrid

Prima puntata di una mini rubrica dedicata alla società più famosa del mondo: cosa c'è davvero dietro ai suoi successi

Una giornata al Real Madrid

IL PUNGIGLIONE • Cristiano Ronaldo è solo uno dei tanti grandissimi nomi che hanno contribuito a rendere gloriosa la storia del Real Madrid

Sul finire degli anni '70, per conseguire l'abilitazione ad allenatore professionista di prima categoria, i partecipanti al corso, prima dell'esame finale venivano inviati all'estero per studiare le organizzazioni delle società di calcio, il loro reclutamento allenatori, le sedute di allenamento, le considerazioni sul calcio di quella nazione, del giocatore stesso, i sistemi di gioco, i settori giovanili e le loro organizzazioni, tutto ciò diventato poi documentazione del Settore Tecnico della FIGC.

In Inghilterra inviarono: Renzo Bertoni, Sergio Carpanesi, Gianni Bui, Lido Vieri.
In Austria: Paolo Ferrario, G. Maria Galeone.
In Germania: Saul Malatrasi, Rino Marchesi, Bruno Bolchi, Angelo Domenghini, Giancarlo De Sisti.
In Olanda: Pino Cucchi, Massimo Giacomini, Elvio Fontana.
In Polonia: Marino Perani, Sidney Cunha (Cinesinho), Claudio Olinto De Carvalho (Nenè).
In Scozia: Tarcisio Burnich, Mauro Bicicli, Eugenio Fascetti, Dino Panzanato.
In Ungheria: Mario Corso, Corrado Orrico.
In Francia: Ottavio Bianchi, Angelo Pereni.
In Romania: Renzo Ulivieri (l'attuale presidente degli allenatori a Coverciano), Giancarlo Morrone e tanti altri in nazioni diverse.

Dopo aver letto un articolo su un famoso editoriale sportivo, sono stato travolto da quei particolari ricordi sopra riportarti. Il direttore di un grande editoriale sportivo consigliava di leggere il resoconto di un viaggio di un solo giorno in Spagna, scritto da un suo referente della redazione. In questo articolo, l'autore descrive i metodi innovativi utilizzati nell'attività di base del Real Madrid e racconta le emozioni  provate durante la visita allo stadio Santiago Bernabeu e alla Ciudad Deportiva de Valdebebas.

Il giovane allenatore UEFA C, laureato in Informatica Umanistica, coordinatore Tecnico dell'Attività di Base di una società professionista, prima di addentrarsi dentro la metodologia dell'Attività di Base, si è soffermato su alcune frasi lette sui muri del Santiago Bernabeu come quella immortale: "Nessun giocatore è così bravo come lo sono tutti insieme" o "Anche il più brillante dei talenti non vale nulla se non si mette al passo della squadra" o "La maglia del Real Madrid è bianca, si può sporcare di fango, sudore, e perfino di sangue, ma mai di vergogna". Letto questo, il nostro laureato si è convertito al collettivo, al gioco d'insieme, all'uomo che trascina gli altri, al possesso palla, al fuoriclasse che deve difendere e che altrimenti va messo in panchina.

Tutto vero, tutto magico, tutto affascinante ma le vittorie del Real Madrid sono da attribuire ai grandi campioni, agli specialisti del gol, i quali nel momento più importante sono soli, non possono chiedere aiuto alla squadra. Basta con il collettivo "sacchiano", basta con il calcio-cooperativa. Il nostro Sacchi all'Atletico Madrid è stato esonerato, il gioco era piacevole, ma mancava il goleador, quella figura che si disinteressa dei moduli, quel giocatore chiave che apre tutte le porte, e dal niente gonfia le reti. Dopo 30 partite, 15 vittorie, 5 pareggi, 10 sconfitte, il nostro Arrigo è tornato a casa.

Il Real Madrid deve i suoi successi ai suoi grandi individualisti e al suo portafoglio gonfio di denaro che gli permette di dominare il mercato calciatori nel mondo. Al Real diventano tutti famosi: il Presidente, gli allenatori, i loro staff, i direttori sportivi, tutti scolpiti nella storia madridista. Il merito? Semplice: Alfredo Di Stefano 308 gol, Ferenc Puskas 242 gol, Amancio 119 gol, Pirri 123 gol, Santillana 290 gol, Butragueno 171 gol, Hugo Sanchez 208 gol, Ivan Zamorano 101 gol, Raul 323 gol, Cristiano Ronaldo 450 gol, Karim Benzema 354 gol. E adesso hanno comprato Mappe e così via...

Confesso che, quando ero giovane come il nostro laureato, pensavo che le mie idee tattiche e il modulo di gioco fossero la mia arma vincente, e quando il grande allenatore di allora Niels Liedholm sosteneva che i mister contavano il 20 per cento in una squadra, e che lui giocava a zona cosi alla sera dormiva tranquillo senza pensare alle marcature, giuro che mi innervosivo. Adesso invece...

Nella seconda puntata di questa mini rubrica porterò altre riflessioni sul racconto riguardante l'attività di base del Real Madrid
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