Claudio Marchisio, classe 1987: 389 presenze con la maglia della Juventus e 55 con quella dell'Italia
Cosa sta succedendo al calcio italiano? È questa la domanda che si pone Claudio Marchisio, ex centrocampista della Juventus e della Nazionale, oggi impegnato come agente sportivo. Dalle pagine del Corriere della Sera, Marchisio non usa mezzi termini: il calcio italiano è in crisi, e il problema parte dai vivai, ormai troppo affollati di giovani stranieri a scapito dei talenti nostrani.
IL CAMPIONATO PRIMAVERA: UN TERRENO DI GIOCO SENZA ITALIANI Marchisio racconta un dato che fa riflettere: «Due o tre anni fa il Campionato Primavera è stato vinto da una squadra senza nemmeno un italiano in campo». Una statistica che suona come un campanello d'allarme per chi ama il calcio tricolore. Le regole attuali permettono il tesseramento di giocatori extraeuropei già a partire dalla categoria Under 16, e da quel momento in poi, i giovani italiani faticano a trovare spazio. Ma a che prezzo? Solo il 2% degli atleti stranieri tesserati a quell’età riesce poi a giocare nel calcio professionistico.
UNA RIFORMA NECESSARIA: IL RITORNO AI FONDAMENTALI Marchisio non si limita alla denuncia, ma propone soluzioni concrete. La sua idea è di limitare a tre il numero massimo di extraeuropei nelle formazioni giovanili e fissare un tetto tra sei e otto per le prime squadre. «Bisogna mettere dei paletti - sostiene - perché senza regole non si crea nulla». Marchisio sottolinea l'importanza di tornare a formare talenti in casa, non solo per ragioni sportive, ma anche per restituire al movimento una funzione sociale e culturale.
Claudio Marchisio "pizzicato" con Alessio Cerci allo Stirpe di Frosinone durante la finale Under 16 tra la Juventus (dove gioca suo figlio Davide) e l'Empoli
IL VALORE DI "PRODURRE IN CASA" La globalizzazione ha portato alla mercificazione anche dello sport, ma Marchisio invita a riflettere sul valore aggiunto del “produrre in casa”. Investire nei settori giovanili non significa chiudersi al mondo, ma riscoprire una vocazione che ha fatto grande il calcio italiano in passato. Il dato più emblematico arriva da una semplice percentuale: poco più del 35% dei giocatori presenti in Serie A sono italiani. «Ci sono squadre che non schierano neppure un calciatore formato in Italia», denuncia Marchisio.
UN APPELLO ALLA FEDERAZIONE E AI CLUB Marchisio lancia un appello accorato alla Federazione e alle società di Serie Ae B: «Il bello, nello sport, è formare». Un messaggio chiaro, rivolto a chi troppo spesso è concentrato sul profitto immediato e poco attento al futuro del movimento. Se davvero si vuole restituire alla Nazionale un’identità forte, bisogna ricominciare dalle fondamenta: i vivai, le scuole calcio, i percorsi formativi. Solo così si potranno ritrovare i Totti, i Del Piero, i Buffon e, perché no, i nuovi Marchisio.
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