Cerca

Il Pungiglione

La costruzione dal basso solo nell'edilizia

Il ritorno di Massimiliano Allegri in Serie A porta con sé uno tsunami: Adani e Damascelli i primi a venire travolti

La costruzione dal basso solo nell'edilizia

Il ritorno di Massimiliano Allegri in Serie A porta con sé uno tsunami: Adani e Damascelli i primi a venire travolti

Voglio avvisare due famosi naviganti del mare della nostra Serie A, e precisamente Lele Adani e Tony Damascelli, che è tornato Massimiliano Allegri. Un'onda gigante e pericolosa, la quale indirizza già nella sua prima intervista come allenatore del Millan due messaggi semplici, facili, non complicati. In primis al nostro Lele "divulgatore scientifico e seconda voce televisiva" (con il record di azzeramento del volume del televisore quando commenta le partite). Lui che vuole acculturare tutti, anche la casalinga di Voghera. E poi al nemico Tony, il giornalista più pungente e raffinato della carta stampata, il quale sostiene che dalla panchina Max più che “halma, halma!” non sa dire, e in più approfitta di una battuta del tecnico livornese su se stesso che dice: «Forse ho sbagliato mestiere». Damascelli ne approfitta e affonda il coltello dicendo: «Ha ragione, ora consulti gli annunci economici».

In conferenza stampa, alla domanda su come giocherà il suo Milan, lui con il sorriso e un'espressione facciale del tipo “non lo so nemmeno io”, dice: «Quando la palla ce l'abbiamo noi cerchiamo di andare a fare gol, quando ce l'hanno loro cerchiamo di non prendere gol». La seconda domanda: «L’atteggiamento dei suoi ragazzi come vorrebbe che fosse?». Risposta: «Semplice, vorrei che si divertissero con grinta per vincere le partite». Il risultato è l'unica cosa che conta.

Sicuramente ai nostri due scienziati del calcio, queste risposte di Max avranno fatto l'effetto di due pugnalate nella schiena. Personalmente ho rivalutato Max Allegri, specialmente quando parla di tecnica calcistica e di settori giovanili. Le informazioni che avevo sull’Allegri calciatore e quel poco che ricordo di lui erano quelle di un giocatore dai piedi e dalle idee buone con spunti di vera classe. All’inizio dell’ultimo anno di Max alla Juventus (quello della Coppa Italia vinta e della furia nei confronti di Rocchi), dopo un 'allenamento l'ho visto calciare (lui a piedi scalzi) in una gara con Dusan Vlahovic. La sfida consisteva nel mettere la palla fuori di mezzo metro dalla linea di fondo vicino al calcio d'angolo e con dei tagli lunghi a girare disegnare delle lunghissime parentesi per far entrare la palla in rete. Esito: vittoria del mister, ripeto, a piedi nudi. Ciò ha rafforzato quello che sapevo su di lui come giocatore. A 56 anni, se si calcia così si rinnova subito la patente ad un ex calciatore vero.

Allegri crea uno tsunami quando rifiuta la credenza ultradiffusa che la tattica, la lettura della partita, le mosse, i discorsi, sono indici di modernità. Contrariamente, lui sostiene che l'unica cosa rimasta sempre di moda siano solo i grandi giocatori. Senza di loro si predica nel deserto. Come si fa a dire ad Allegri che non ha ragione quando afferma che il calcio coinvolge molte variabili e fattori imprevedibili e per questo è difficile da analizzare e da prevedere con precisione?! Che il gioco è fatto di momenti di magia e di casualità che non possono essere spiegati o controllati quando si sa che il 90% dei gol nascono per caso?!

Trascrivo qui alla lettera l’intervento di Massimiliano Allegri sui settori giovanili: «Nei settori giovanili si imprigiona il talento in schemi e movimenti fissi, si lavora per meccanizzare i giovani e si finisce per trasformarli in impiegati ubbidienti. Il sistema calcio in Italia è sbagliato nelle fondamenta, nei settori giovanili dove improbabili Guardiola finiscono col far odiare il calcio ai bambini e ai ragazzini che in tantissimi decidono di abbandonare quello che sarebbe il gioco più bello del mondo. Basta avere un figlio, un nipote, il figlio di un vicino ed assistere a una lezione di queste scuole calcio contemporanee per uscire dall’impianto in lacrime dopo solo dieci minuti. Io invece sono cresciuto con Galeone fortunatamente, è lui che mi ha insegnato che il calcio è un gioco semplice. Sembra che per parlare di calcio bisogna mandare missili sulla luna».

Ecco cosa disse Massimiliano Allegri alla sua premiazione per la panchina d'oro. Se per Antonio Conte, solo chi vince scrive la storia e gli altri possono solo leggerla, per Massimiliano Allegri, ancora più vincente, questo aforisma ha ancora più significato. Per sopravvivere a questa stagione calcistica con lo stomaco integro, consiglio a Lele Adani e Tony Damascelli di fare una scorta industriale di Malox. Bentornato mister Allegri.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Sprint e Sport

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter