serie C
16 Luglio 2025
MATTEO MAVILLA; GIULIO GALLAZZI; GIOVANNI CUSATIS, ALCIONE (Crediti foto: Alcione)
Dalla favola alla visione. L’Alcione Milano si prepara a vivere la seconda stagione tra i professionisti, forte di una salvezza conquistata con sicurezza da neopromossa e con uno spirito che guarda sempre più in alto. Squadra giovane, idee ambiziose, identità chiara: dalle parole dei tre pilastri del club — il presidente Giulio Gallazzi, il direttore sportivo Matteo Mavilla e l’allenatore Giovanni Cusatis — traspare un progetto in evoluzione, pronto a fare un altro passo avanti.
Il Presidente Giulio Gallazzi non usa mezzi termini: «Oggi per noi è un giorno importante, vogliamo alzare l’asticella in questo secondo anno nei professionisti». Ma le ambizioni per l'Alcione non si fermano al campo: «Ci sarà anche il nuovo stadio, vicino a San Siro. Il secondo stadio di Milano. Ribadisco quanto già annunciato l'anno scorso a questo tavolo: entro tre anni vogliamo arrivare in Serie B». Ma quanto bene si sta in C? Bene, benissimo, se di nome fai Alcione. Non lo diciamo a caso, sono i numeri a parlare, proprio quelli che porta in tavola il Presidente: «Sky ci ha comunicato che i nostri highlights sono tra i più guardati, questo dimostra come l’Alcione abbia fin da subito mostrato la caratteristica di attirare molta attenzione per una neopromossa». Poi, Gallazzi chiude sul chiacchierato ingresso di Red Bull in società: «Non considero l’Alcione una mia proprietà. Di chiacchierate ne ho fatte tante. Il club può anche andare oltre la mia esperienza. In questo momento però non sono interessato a vendere, visto anche il piano — stadio di proprietà e Serie B — che abbiamo imbastito per i prossimi anni».
Sul piano tecnico è Giovanni Cusatis a prendere parola. Parole di chi ha vissuto sulla propria pelle sfide fondamentali per il club, le stesse che lo hanno portato a diventare la favola più bella d'Italia. Ma ora, c'è un nuovo capitolo da scrivere: «Dobbiamo integrare i nuovi ragazzi. Dobbiamo lavorare molto perché ce ne sono tanti. Abbiamo fatto un buon primo allenamento, ora bisogna introdurre i nuovi nel modo giusto. Mi aspetto un campionato tosto. Sono scese squadre dalla B che sicuramente troveremo nel nostro girone. Non guardiamo al blasone, ma ora nessuno ci vedrà più come la neopromossa». Intanto, l'identità tecnica della squadra rimane chiara: «Non voglio giocatori di troppa esperienza. Per noi conta la motivazione. La prova che è una strategia vincente? Giacomo Stabile l’anno scorso era con noi, ha fatto un ottimo percorso e ora potrebbe giocare in una squadra di Serie B. Ovvio che con i giovani ci vuole più tempo, ma giocatori che sposano il nostro progetto sono per me l'ingrediente giusto per continuare ad alzare l'asticella. Lo dobbiamo anche al nostro settore giovanile: il sogno dei nostri ragazzi a cui diamo la possibilità di giocare un campionato professionistico rimane un impegno per noi». Infine, un commento sull'ingresso di Mario Piccinocchi, capitano storico dell'Alcione, nello staff tecnico: «Fa capire che tipo di società è l’Alcione. Siamo riconoscenti a Mario».
Dal vivaio al campo, la visione del direttore sportivo Matteo Mavilla è radicata in una crescita sostenibile e concreta, che passa anche da un mercato oculato e da una sempre maggiore Legacy del club: «È una cosa che ci rende orgogliosi vedere che ovunque ci riconoscono che qui i giocatori hanno il tempo di crescere. Infatti, sempre più giocatori arrivano dalla Primavera. Ma attenzione, non dimentichiamo mai chi è stato con noi fin dai tempi del vivaio: nel primo allenamento avevamo 7 giocatori dalle nostre giovanili (Leone, Mocchi Gallazzi dalla Primavera; Lanzi, Caremoli e Rebaudo già nella Prima squadra ma cresciuti nel vivaio orange ndr)». E sul mercato: «È aperto fino a settembre. Cerchiamo di andare lentamente, per fare le cose bene e prendere scelte ben ponderate sui nuovi innesti. In questo momento l'attenzione è particolare sul centrocampo».
Mentre la Milano del grande calcio guarda ai colossi San Siro, l’Alcione si costruisce uno spazio tutto suo: secondo stadio della città, ambizione di Serie B, e un’identità che unisce radici solide e orizzonti ambiziosi. Non più solo una favola. Ma una storia da scrivere, passo dopo passo.