Cerca

Il Pungiglione

Ci sono due tipi di allenatori: quelli esonerati e quelli che saranno esonerati

Urbano Cairo ha fatto sua la massima del compianto Sinisa Mihajlovic: per il presidente-factotum gli allenatori sono tutti uguali

Ci sono due tipi di allenatori: quelli esonerati e quelli che saranno esonerati

C'è un Urbano Cairo nel calcio, un Urbano Cairo nel ciclismo, adesso però la maggior parte dei tifosi vorrebbe vedere un Urbano Cairo darsi all'ippica

Agli allenatori italiani si imputa di non saper dare ai propri calciatori la professionalità, l'etica, l'attaccamento al lavoro, la generosità, il sacrificio, il senso di appartenenza, l'importanza della maglia che indossano, e la storia del club per cui giocano. Tutti questi valori li raggrupperei sotto il concetto di "dedizione o passione" per il proprio lavoro e per la propria società. Magari questi valori, avessero il potere di migliorare i singoli calciatori all'interno della squadra, facendoli diventare dei fenomeni e fare la differenza! Ma non è così, la tecnica si disinteressa di tutto ciò che non è campo, pallone, avversario. O sai o non sai.

Colgo l'occasione per esprimere la mia netta contrarietà, e lo dimostro con un esempio recente di un allenatore che ho seguito nel nostro campionato di Seria A, il quale ha fatto di tutto per inculcare nei propri calciatori quei valori sopra riportati seguendo la pressione di un presidente, tuttologo anche nel calcio come nella vita, che prende decisioni importanti per la squadra in maniera egoistica e autonoma. Il Torino, il 4 maggio di ogni anno sale alla Basilica di Superga per commemorare la tragedia nella quale l'intera grande squadra amata da tutti, perse la vita; un'occasione per il bravo tecnico Paolo Vanoli di far conoscere i valori storici di quella maglia, così da dare ai ragazzi uno spirito di appartenenza, con i nomi dei poveri grandi calciatori scanditi dal capitano Duvan Zapata che solo a sentirli mettono i brividi. Momenti molto coinvolgenti per l’allenatore, il suo staff, e tutti i suoi ragazzi. Paolo Vanoli ha fatto ancora di più per portare i giocatori granata ad amare la maglia del grande Torino e farli legare ai loro fantastici tifosi: invitò a parlare ai calciatori il mitico Ciccio Graziani, campione del mondo e campione d'Italia nella stagione 1975/76 con il Torino. Nessun altro allenatore lo avrebbe fatto per il timore di abbassare il suo carisma nei confronti dei propri calciatori, ma sotto i consigli del suo presidente, ha dato la sua disponibilità. Graziani, gran parlatore, ha ricordato ai ragazzi quel periodo storico, la maglia, il calore dei tifosi, i nomi più carismatici, il trio delle meraviglie Claudio Sala, Ciccio Graziani, Paolo Pulici, gli interni Pecci e Zaccarelli, il portiere Castellini, il condottiero Gigi Radice che con il suo pressing a tutto campo motivava i suoi ragazzi ad odiare gli avversari in possesso del pallone. Il Torino nonostante tutto ciò, ha finito male il campionato, ma con una posizione di classifica tranquilla. A campionato finito, l’ottimo Vanoli ha dunque capito che il blasone di una squadra, i ricordi del passato, l’adorazione della maglia, la felicità dei tifosi, dipendono esclusivamente dalla raffinatezza dei piedi dei propri calciatori combinata con la velocità di esecuzione, che senza di loro qualsiasi progetto fallisce e che non si può chiedere ad un portiere di parare tutto, ad un centrocampista di dirigere l'orchestra a metà campo, o a un attaccante di fare 25 gol, semplicemente raccontando i valori storici di un club e dei propri ex calciatori.

Forte di un contratto biennale, Vanoli, vista l'insoddisfazione del suo presidente per i risultati altalenanti di fine stagione, e per non ripetere le situazioni vissute nel suo primo anno, ha chiesto chiarimenti al suo presidente sul perché della vendita di Alessandro Buongiorno al Napoli, e di Raoul Bellanova all'Atalanta e di poter pianificare insieme le mosse di mercato dei giocatori in uscita ed entrata nella prossima stagione così da evitare malcontenti presidenziali e soprattutto per soddisfare i tifosi, i quali sono i primi e i più importanti finanziatori. Da Urbano Cairo, in veste di direttore generale-direttore sportivo-allenatore, tre incarichi da lui ricoperti e mascherati da semplice presidente (pur avendo in società un bravo e stimato direttore sportivo come Davide Vagnati) è arrivata subito la sua risposta: esonero immediato. Una lezione che a Paolo Vanoli servirà per il futuro. A Urbano Cairo però faccio i complimenti, è uno dei pochi presidenti che ormai ha capito che gli allenatori sono per lui uno uguale all'altro: Gianni De Biasi, Aberto Zaccheroni, Walter Novellino, Giancarlo Camolese, Stefano Colantuono, Mario Beretta, Franco Lerda, Gian Piero Ventura, Sinisa Mihajlovic, Walter Mazzarri, Moreno Longo, Marco Giampaolo, Ivan Juric, Paolo Vanoli, fino all’attuale Marco Baroni. Tutti dipendenti, responsabili esclusivamente dei risultati ottenuti sul campo con i giocatori (da lui scelti o da lui venduti) messi a loro disposizione. Il presidente Urbano Cairo ha fatto sua una massima del compianto Sinisa Mihajlovic, il quale sosteneva che ci sono solo due tipi di allenatori: “Quelli esonerati e quelli che saranno esonerati". C'è un Urbano Cairo nel calcio, un Urbano Cairo nel ciclismo, adesso però la maggior parte dei tifosi vorrebbe vedere un Urbano Cairo darsi all'ippica.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Sprint e Sport

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter