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A 17 anni decide con un suo gol una partita internazionale, il baby difensore è già una stella nel club di Serie A

La scelta coraggiosa del tecnico viene ripagata nel migliore dei modi, è il punto di partenza di una brillante carriera

UDINESE-WERDER BREMA SERIE A - MATTEO PALMA

UDINESE-WERDER BREMA SERIE A - Matteo Palma, difensore classe 2008, nella scorsa stagione ha totalizzato 9 presenze in Primavera e una in prima squadra

Non l’avrebbe detto probabilmente nessuno che, in una calda amichevole estiva, il lampo più accecante sarebbe arrivato da un 17enne con il Friuli nel cuore e Berlino nel sangue. Matteo Palma, classe 2008, invece si è preso la scena in UdineseWerder Brema, chiusa 2-1 per i bianconeri, con il gol decisivo che profuma di destino. E allora la domanda viene naturale: quando il gioco si fa serio, quanti ragazzi sono in grado di ripagare la fiducia alla prima vera occasione?



PALMA TITOLARE NELLA DIFESA A TRE: LA SCOMMESSA DI KOSTA RUNJAIC
La cornice è quella di un’amichevole dal sapore internazionale, contro un club di Bundesliga. Il tecnico Kosta Runjaic non ha tremato: lo ha schierato titolare nella difesa a tre. Scelta coraggiosa? Certo. Ma il calcio, a volte, premia chi rischia. E Palma ha risposto come un veterano, mettendo la firma là dove conta di più: sul tabellino dei marcatori. Un difensore che battezza così il suo momento è come un regista che all’esordio infila subito il colpo di scena: il pubblico si alza, prende nota del nome e non lo dimentica più.



UN FILO TESO DA BERLINO A UDINE
C’è un dettaglio che rende tutto quasi cinematografico. Palma è nato a Berlino nel 2008, appena 20 mesi dopo la notte magica dell’Italia di Marcello Lippi ai Mondiali, proprio nella capitale tedesca. Sembra una sceneggiatura scritta a quattro mani dal destino e dal pallone: crescere calcisticamente all’Hertha Berlino, indossare le sue giovanili fino al 2022, poi accettare la chiamata dell’Udinese, cambiare aria, cultura e orizzonti, e infine segnare il gol decisivo contro una squadra tedesca. Cerchio che si chiude? Forse sì, ma è anche il punto di partenza di un romanzo sportivo che promette pagine da sfogliare una dopo l’altra.



CORSA A OSTACOLI BRUCIANDO LE TAPPE
In Friuli la sua parabola è stata una volata senza affanni: Under 16, Primavera e, nel giro di due anni, la prestigiosa vetrina con la prima squadra con il debutto in Serie A lo scorso 26 maggio nel match contro la Fiorentina. Quando si dice bruciare le tappe. Non solo talento, ma una crescita che profuma di metodo e disciplina. Il calcio è un gioco di tempi e letture: Palma ha dimostrato di saperci stare, correndo sul binario giusto senza saltare le stazioni fondamentali. E quella maglia da titolare nella difesa a tre, in un test così probante, è la miglior cartolina che potesse spedire all’indirizzo di staff e tifosi.



IDENTITÀ DOPPIA, RICCHEZZA DOPPIA
Difensore centrale di ruolo, capace di adattarsi anche da terzino, Palma incarna l’idea moderna del calciatore globale. Doppio passaporto, doppia prospettiva: Italia Under 15 all’inizio, poi Germania Under 16 e Under 17. È la dimostrazione di quanto un percorso internazionale possa arricchire letture e personalità. Due scuole calcistiche, due modi di intendere il gioco, un unico obiettivo: diventare affidabile, completo, pronto a interpretare più funzioni dentro la stessa partita. Quanti 17enni possono dire di aver già assaggiato due maglie nazionali? Pochi, perché qui non parliamo di una semplice etichetta, ma di un bagaglio tecnico e culturale che si riflette in campo.



L’UDINESE LO BLINDA: CONTRATTO DA PROFESSIONISTA FINO A GIUGNO 2027
Il club friulano, che di scouting se ne intende, ha mosso la palla con la lucidità delle grandi letture. Primo contratto da professionista per Palma, blindatura fino a giugno 2027 e messaggio chiarissimo: su questo ragazzo si investe sul serio. Non è un dettaglio da poco se consideriamo che, negli ultimi mesi, le sirene hanno cantato forte, con offerte arrivate anche da club esteri di primo piano. L’Udinese ha fatto muro e ha alzato la voce del progetto: farlo esordire in Serie A e accompagnarlo verso un ruolo sempre più centrale tra gli undici del futuro. È una scelta identitaria, la preferita dai club che costruiscono valore: proteggere il talento e dargli minuti, senza fretta ma senza paura. 

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