Chi costruisce il futuro se non chi allena i ragazzi di oggi? La Lazio ha scelto la sua formazione fuori dal campo e l’ha comunicata senza fronzoli: cinque allenatori, cinque pedine cruciali sulla scacchiera del settore giovanile. Un annuncio che profuma di progetto e di identità, perché la cantera non è un accessorio, è la spina dorsale di un club che vuole tenere il pallone tra i piedi a lungo. E la domanda, allora, è semplice: quante partite si vincono prima ancora di scendere in campo, scegliendo gli allenatori giusti?
LE UFFICIALITÀ: LA CATENA DEL TALENTO BIANCOCELESTE
Con un comunicato diramato sui propri canali ufficiali, la Lazio ha fissato la griglia tecnica per la prossima stagione del settore giovanile. Le cinque panchine chiave hanno un nome proprio: Primavera a Francesco Punzi, Under 18 a Fabrizio Perrotti, Under 17 a Cristian Daniel Ledesma, Under 16 a Cristiano Lombardi, Under 15 a Alessio Fazi. Non è una lista, è una mappa: dalla Primavera fino all’Under 15, il percorso è chiaro, ordinato, riconoscibile. Una filiera tecnica che promette continuità e linguaggio comune, come un fraseggio ben allenato che va da portiere a centravanti senza perdere un colpo.
DALLA PRIMAVERA ALL’U15: UN UNICO SPARTITO Perché queste scelte contano? Perché ogni categoria è un gradino della stessa scala. La Primavera di Francesco Punzi è la porta d’ingresso al
calcio dei grandi, il campionato dove il pressing s’incrocia con la maturità e i dettagli fanno gol da soli. L’
Under 18 di
Fabrizio Perrotti è il cuscinetto perfetto per affinare intensità e letture, quel mezzo tempo in più che trasforma il talento in affidabilità. L’
Under 17 guidata da
Cristian Daniel Ledesma è la zona nevralgica dove tattica e personalità iniziano a sposarsi sul serio, dove l’errore pesa e l’intuizione vale punti. L’
Under 16 di
Cristiano Lombardi è il laboratorio della tecnica applicata: controllo orientato, tempi di uscita, smarcamenti preventivi, le fondamenta di una squadra che sa cosa vuole. L’Under 15 di Alessio Fazi, infine, è il vivaio puro, l’alfabeto del gioco: qui si disimpara la fretta e si impara la scelta, qui il pallone parla per primo. Un’unica orchestra, cinque bacchette. E se lo spartito è comune, il salto di categoria non è un salto nel buio ma un passaggio a rimorchio, come una squadra che sale all’unisono per accorciare gli spazi e mordere alto. La coerenza delle panchine è pressing organizzato: o si va tutti, o non va nessuno.
METODO, IDENTITÀ, RITMO: LA TRIADE DELLE GIOVANILI Il settore giovanile è un triangolo ben fatto: metodo,
identità, ritmo. Il metodo mette in fila esercizi, principi e correzioni. L’
identità è la maglia invisibile, quella che ti fa riconoscere a occhi chiusi anche da lontano. Il ritmo è ciò che porta il talento a tempo: accelerare quando si può, rallentare quando si deve, leggere la
partita come fosse un libro aperto. Affidare le cinque panchine a un gruppo definito significa puntare su questa triade e farla scorrere di annata in annata come un palleggio sicuro tra i reparti. C’è un aspetto spesso sottovalutato: la traduzione. Tradurre concetti complessi in
gesti semplici, rendere automatiche le scelte giuste, passare un’idea unica di
calcio dalla Under 15 alla Primavera senza che si perda una sillaba. È qui che un allenatore di giovanili fa la differenza: nella qualità dell’errore corretto, nel timing della pausa, nell’elogio del passaggio in più quando serve. È un lavoro da rifinitore, ma anche da mezzala box-to-box: devi saper cucire e devi saper strappare.
PESI SPECIFICI E RESPONSABILITÀ: LA PANCHINA È UNA CABINA DI REGIA La distribuzione delle panchine non è casuale. Ogni
allenatore ha davanti un gruppo con età, bisogni e obiettivi differenti. In Primavera, Francesco Punzi dovrà far convivere ambizione e pazienza: qui ogni allenamento è un provino, ogni
partita una vetrina.
Fabrizio Perrotti, in
Under 18, si gioca la
partita della crescita lineare: completare i profili, farli rimanere accesi, evitare gli strappi muscolari… ma soprattutto quelli emotivi.
Cristian Daniel Ledesma, in
Under 17, terrà la barra dritta sul piano cognitivo: letture, tempi, responsabilità collettive.
Cristiano Lombardi, con l’
Under 16, accenderà i motori della tecnica funzionale, il “come” prima del “quanto”. Alessio Fazi, in Under 15, lavorerà a luci basse ma con risultati che si vedono poi nei riflettori: impostazioni posturali, confidenza, coraggio. Perché il coraggio è un fondamentale, proprio come il controllo palla. Ogni panchina è una cabina di regia. Si ascolta, si corregge, si dirige. Si spegne il rumore, si alza la qualità. L’obiettivo comune? Fare in modo che un ragazzo che sale di categoria non cambi pelle, ma solo velocità di crociera.