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Serie C

Caos societario e presidenti che vanno e vengono, il sindaco della squadra vincitrice della Coppa alza la voce

Un comunicato per chiedere chiarezza: atti, scadenze e tutela del vivaio biancorosso oltre alla volontà di incontrare FIGC e Lega Pro

RIMINI SERIE C - SINDACO JAMIL SADEGHOLVAAD

RIMINI SERIE C - Jamil Sadegholvaad, sindaco di Rimini, interviene chiedendo chiarezza sulle vicende societarie della squadra della sua città

Tre presidenti in un mese: decisamente troppo per una piazza come Rimini in cerca di certezze in questa estate più che turbolente. Il copione degli ultimi giorni ha il ritmo spezzato di una squadra in apnea: cambi in panchina (anzi, in poltrona), annunci e smentite a raffica, informazioni che si contraddicono come linee difensive che non si parlano. E allora, quando il caos sale di giri, chi fischia la fine del primo tempo e rimette ordine? Il Comune di Rimini, con il sindaco Jamil Sadegholvaad e l’assessore allo Sport Michele Lari, ha deciso di alzare il pressing alto e di chiedere un confronto ufficiale con FIGC e Lega Pro per capire lo stato dell’arte del Rimini Calcio. Anche perchè si parla della squadra che non più tardi di qualche mese fa aveva alzato al cielo la Coppa Italia di Serie C proprio tra le mura amiche dello stadio Romeo Neri.



IL COMUNICATO CHE SCUOTE L’ALBERO
Tutto nero su bianco, sul sito ufficiale del Comune. Le parole, affilate come un tackle in scivolata: «tre presidenti in un mese, tourbillon societari assortiti, annunci e smentite con cadenza giornaliera: il caos che ormai da settimane regna attorno al Rimini calcio lascia interdetti, in un dedalo di (scarse) informazioni contraddittorie in cui pare ormai impossibile districarsi». Non è un vezzo dialettico: è l’istantanea di una situazione che rischia di minare fiducia, programmazione e credibilità. Sadegholvaad e Lari ricordano di aver già espresso «la preoccupazione per le modalità confuse con le quali le parti in causa stanno gestendo questa delicata fase», sollecitando «chiarimenti sul futuro della società in termini di programmi e obiettivi». Qui il campo si allarga: non c’è solo l’aspetto agonistico, ma anche «’partite’ quali l’operazione nuovo stadio e il centro sportivo della gaiofana, che vedono la precedente (?) proprietà direttamente coinvolta». Tradotto: le linee del progetto non possono essere lasciate sospese a mezz’aria.



PUNTI FERMI, COME PALETTI IN AREA
«Servono punti fermi su questi aspetti» rimarcano sindaco e assessore, «così come sul destino del settore giovanile biancorosso”» E qui si tocca il cuore pulsante della comunità sportiva: il vivaio, i ragazzi e le ragazze con la maglia a scacchi, le famiglie che investono tempo e sogni ogni settimana. Nel comunicato si legge che nell’incontro della scorsa settimana con la «proprietà subentrante» il Comune ha «ribadito quale prioritario» il tema del vivaio, chiedendo «rassicurazioni che ad oggi non sono pervenute». Quanto pesa un silenzio, quando la stagione si avvicina? Come si costruisce un 4-3-3 credibile senza una base di certezze nei settori giovanili?



LA MOSSA ISTITUZIONALE: PALLA ALLA FIGC E ALLA LEGA PRO
Ecco allora la svolta di gioco: «Per queste ragioni, per cercare di fare chiarezza e per uscire da una situazione francamente imbarazzante intorno ai colori biancorossi, abbiamo chiesto un incontro ufficiale ai rappresentanti della Figc e della Lega Pro». La richiesta è chiara: che «ci venga rappresentata la posizione ufficiale e lo stato delle cose del Rimini Calcio», anche «in considerazione del ruolo che ha il comune in veste titolare di uno stadio che viene concesso a fronte di precise garanzie». Un pressing coordinato sulle istituzioni calcistiche, per mettere la palla al centro delle responsabilità.



GLI ADEMPIMENTI: IL CHECK-LIST SENZA IL QUALE NON SI GIOCA
Non solo parole. L’amministrazione ha «inviato oggi alla società l’elenco dettagliato degli atti necessari e delle adempienze amministrative e contabili da ottemperare per la concessione degli impianti sportivi». È la distinta che fa la differenza tra un match regolare e una gara rinviata. Nel dettaglio: - presentazione della “copia degli atti notarili che attesta la composizione del nuovo direttivo e la qualificazione del legale rappresentante”; - “conferma dell'iscrizione a campionato di tutte le squadre giovanili per le quali sono stati richiesti gli impianti”; - “presentazione della domanda per la concessione dello stadio entro il 14 agosto”; - “obbligo di individuare un referente per il gruppo operativo della sicurezza in capo alla prefettura, indispensabile per lo svolgimento delle gare.” Sono passaggi formali? Certo. Ma in una società di calcio i documenti sono come i movimenti senza palla: se non li fai, l’azione si inceppa. E se l’azione si inceppa, i 90 minuti non partono nemmeno.



TESSERATI E FAMIGLIE: LA LINEA DIFENSIVA DA PROTEGGERE
Il finale del comunicato è un messaggio alla piazza, più che un avviso ai naviganti: «Serve la maggior chiarezza possibile a tutela dei tesserati, dei nostri giovani atleti, delle loro famiglie, della città». Non è un dettaglio di stile; è la chiave di lettura dell’intera vicenda. Una comunità calcistica si regge sulla fiducia: quella dei giocatori che sudano ogni giorno, dei tecnici che programmano, dei dirigenti che garantiscono e delle famiglie che accompagnano. Senza fiducia, anche il miglior piano gara diventa uno schema sterile.



ENTRO IL 14 AGOSTO: I PROSSIMI «NOVANTA MINUTI»
C’è una data che suona come il triplice fischio del primo atto: «entro il 14 agosto» va presentata la domanda per la concessione dello stadio. È un checkpoint che non ammette tempi supplementari emotivi. O si rispettano le scadenze e gli adempimenti, oppure la stagione rischia di vivere nella zona d’ombra. Nessun dramma annunciato: semplicemente, senza «precise garanzie», il Comune — che «titolare» dello stadio — non può concedere a cuor leggero impianti e agibilità. La palla, ora, rotola nel campo della società. 

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