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Serie C

Un giocatore forte dalla Serie D per sistemare il centrocampo, il club modello ha fatto il colpaccio

Un ritorno per il classe 2001, che conosce molto bene l'ambiente e potrà così esprimersi al meglio delle sue capacità

VIRTUS VERONA SERIE C - FEDERICO FANINI

VIRTUS VERONA SERIE C - Federico Fanini, centrocampista classe 2001, nella scorsa stagione ha giocato nel Vigasio nel Girone B di Serie D collezionando 34 presenze e 9 reti

I colpi di mercato possono anche profumare di casa eccome. La Virtus Verona cala sul tavolo una carta che è insieme progetto, identità e muscoli: Federico Fanini, centrocampista classe 2001, vestirà il rossoblù fino al 30 giugno 2026 con opzione per un’altra stagione. Un innesto che racconta molto più di una semplice firma: parla di radici, di crescita, di un giocatore che ha imparato a costruire il gioco con calma da regista e a inserirsi con la cattiveria buona del centrocampista che attacca l’area. E per la società del presidente-allenatore Gigi Fresco si tratta un movimento di mercato di grande valore. 



UN TALENTO CRESCIUTO «IN CASA»
Fanini non è un volto qualsiasi. Prima di sporcarsi le ginocchia nelle battaglie dei grandi, è passato per il settore giovanile della Virtus Verona, poi per quello del Chievo. Una rotta che sa di Verona dal primo all’ultimo metro, con un ritorno che chiude il cerchio nel modo più naturale. E c’è di più: il DNA è marcatamente virtussino, perché papà Massimo è attualmente l’allenatore dell'Under 19 Nazionale rossoblù. Un dettaglio che non è folklore, ma cultura sportiva: significa respirare quotidianamente calcio di casa, conoscere il metodo, l’odore dell’erba del club, la disciplina di chi coltiva il talento con pazienza. Il risultato? Un centrocampista completo, cresciuto tra lavagna tattica e campetti di periferia, capace di mettere insieme senso della posizione, lettura delle linee di passaggio e quel fiuto da incursore che accende le partite.



DALLA SERIE D AL RICHIAMO ROSSOBLÙ
Reduce da una stagione di grande impatto (34 presenze e 9 reti all'attivo) con il Vigasio, nel Girone B di Serie D, Fanini ha acceso riflettori e taccuini. Le sue prestazioni solide e continue hanno attirato l’attenzione di numerosi club: non è un caso, è la conferma che la costanza paga più dei fuochi d’artificio. In un campionato che spesso è un esame di maturità fisico e mentale, il classe 2001 ha mostrato di saper reggere l’urto, di saper comandare una zona di campo ricca di traffico, e di saperci mettere la zampata quando conta. Quel tipo di giocatore che non ti cambia la foto con un solo scatto, ma ti migliora il film minuto dopo minuto.

IDENTIKIT TECNICO: FISICO, TESTA E DOPPIA FASE
Cosa porta in dote alla Virtus Verona? Innanzitutto, notevole fisicità: il corpo per reggere i duelli e la gamba per mangiarsi campo. Ma la differenza la fa la testa: intelligenza tattica, tempi di gioco, scelte giuste con e senza palla. È uno che costruisce per i compagni, sì, ma che sa anche finalizzare sotto porta. Insomma, l’identikit del centrocampista moderno: elastico nelle mansioni, affidabile nella gestione, pericoloso quando attacca l’area. La sua è una doppia anima: il mediano che telefono alla mano chiama l’uscita pulita, e la mezzala metaforica che, a fari spenti, s’infila tra le linee. È il classico motorino che non si spegne al 90’, con quello spirito combattivo che ti fa vincere i duelli sporchi e ti fa uscire con la palla pulita.

PERCHÉ È UN COLPO CHE FA SISTEMA
L’arrivo di Fanini testimonia la volontà del club di investire su giovani di talento in grado di fare la differenza, come già accaduto nel recente passato con altra ragazzi pescati dai Dilettanti e bravi a fare poi carriera. Non stiamo parlando di un acquisto-fotocopia, ma di un tassello che si incastra in una visione: pescare nel panorama dilettantistico italiano uno dei profili più interessanti, scommettere sulla sua crescita e legarlo alla maglia fino al 30 giugno 2026 con opzione. È un segnale forte, un calcio d’angolo battuto con idee chiare: valorizzazione delle risorse, coraggio nel dare responsabilità, orgoglio nel nutrire l’ossatura con giocatori che conoscono il territorio e il suo calcio. Una strategia che non promette fuochi d’artificio istantanei, ma una fiamma viva e costante. 

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