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Serie C

Quasi 300 partite in carriera e 22 squadre in 13 anni, il fantasista ora è pronto per una nuova missione

Tante le esperienze tra Serie B, Serie C e Serie D: tra centrocampo e attacco può essere davvero l'uomo in più

UNION CLODIENSE SERIE C - MARCO FIRENZE

Marco Firenze, centrocampista offensivo classe 1993, nell'ultima stagione si è diviso tra Potenza e Union Clodiense in Serie C

Se si sapesse più approfonditamente che c’è un trequartista di 32 anni, con oltre 300 battaglie tra Serie C e D, capace di muoversi tra le linee come un regista d’orchestra, disponibile subito e a parametro zero, in molti drizzerebbero le antenne. Il calciomercato, nella sua finestra più tattica e chirurgica, sa offrire queste occasioni: profili pronti, esperti, con chilometri nelle gambe e letture da veterano. Marco Firenze, nato a Genova il 26 giugno 1993, è proprio uno di quei nomi che fanno venire voglia di infilare l’acceleratore e portarlo negli spogliatoi prima che lo faccia qualcun altro.

CHI È MARCO FIRENZE
Carta d’identità in mano: Genova, 26 giugno 1993. Formazione tecnica fatta con cura nelle giovanili del Parma, poi ulteriore crescita nel settore giovanile dell’Alessandria. Le prime traiettorie nel calcio dei grandi arrivano in Serie D con la Pistoiese: uno spartiacque fondamentale, perché è lì che si passa dal talento in vetrina al professionista che deve incidere la partita. Da allora, Firenze ha infilato circa 300 presenze tra Serie C, D e B, vestendo – tra le altre – le maglie di Sestri Levante, Paganese e Crotone. Un itinerario che racconta affidabilità, adattabilità a contesti diversi e capacità di stare dentro il piano partita con disciplina e personalità.



RUOLO E SPENDIBILITÀ TATTICA
Trequartista o esterno d’attacco? In realtà la risposta migliore è: giocatore tra le linee. Firenze porta in dote quella duttilità offensiva che fa comodo a chi vuole aggiungere un uomo in più tra centrocampo e attacco. Dietro la punta può creare superiorità posizionale, allargandosi può cucire combinazioni sul lato forte o attaccare il lato debole con tempi giusti. È il classico profilo che, in un 4-2-3-1, può accendere la luce centralmente, mentre in un 4-3-3 garantisce ampiezza intelligente o un rientro verso l’interno per dialogare con mezzali e punta. E in un 3-5-2? Da seconda punta «ibrida», capace di galleggiare tra le linee, può trasformare il possesso da orizzontale a verticale con un semplice movimento senza palla. Non è forse quello che tanti allenatori cercano quando vogliono aggiungere un pizzico di imprevedibilità al piano gara?



IL VALORE DELL’ESPERIENZA: OLTRE 300 GARE
C’è una cifra che non mente: le 300 presenze tra C, D e B. Non sono solo numeri, sono stagioni, trasferte, adattamenti, pressioni. Significa aver visto campi, avversari e sistemi diversi, aver interiorizzato ritmo e letture che fanno la differenza nel momento in cui la palla scotta. Le parentesi con Sestri Levante, Paganese e Crotone raccontano percorsi tecnici differenti, ma unite da un filo comune: saper interpretare il contesto. Servono intensità? Si alza il baricentro mentale. Serve pausa? Si rallenta l’azione mostrando la palla come un prestigiatore. Questo bagaglio diventa oro quando si entra nel vivo della stagione e i dettagli pesano come un rigore al novantesimo.



PERCHÉ PUNTARCI ADESSO
Domanda secca: quanto vale un profilo pronto all’uso in una rosa che cerca una scintilla creativa senza squilibrare i conti? Firenze è svincolato. Tradotto: niente cartellino, negoziazione mirata su ruolo e minutaggio, integrazione immediata. È la classica opportunità da «mercato intelligente», quella che consente di mettere una mattonella di qualità dove manca un collegamento tra mediana e attacco. Le squadre che cercano un uomo capace di legare i reparti, inseribile tanto nel gioco di posizione quanto in transizioni più verticali, trovano qui un candidato naturale. E poi, ammettiamolo: quanto pesa l’istinto di uno cresciuto nel Parma, passato dalle prove di maturità con la Pistoiese e poi in marcia costante nel calcio che conta con 22 squadre cambiate in 13 anni di carriera in prima squadra? È il tipo di curriculum che non ha bisogno di didascalie. Anzi. Questo è il momento di attaccare la profondità.

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