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Serie C

Caos senza fine in panchina nella città di 150mila abitanti, il tecnico chiede garanzie o sarà addio

Le vicende societarie estive hanno influito negativamente sulla costruzione della squadra e l'allenatore sarebbe pronto a lasciare

RIMINI SERIE C - PIERO BRAGLIA

RIMINI SERIE C - Piero Braglia era giunto in Romagna circa 2 settimane fa dopo la rinuncia di Francesco Baldini

A pochi giorni dall'inizio del campionato non si sa ancora chi siederà in panchina nel match di sabato 23 alle 21 contro il Gubbio. Questione semplice, risposta tutt’altro che immediata nella Rimini calcistica, dove il pre-campionato è diventato un romanzo di tensione. Il campo chiama, il calendario non aspetta, ma i romagnoli vivono un paradosso: mancano pochi giorni al debutto ufficiale e non è ancora chiaro chi guiderà la squadra dalla panchina. Secondo i bene informati di questioni biancorosse Piero Braglia non sarebbe stato ancora tesserato: il tecnico chiede (giustamente) garanzie sulla composizione della rosa, perché una panchina, per reggere i 90 minuti e la stagione, ha bisogno di fondamenta vere, non di promesse scritte sulla sabbia delle spiagge romagnole. Se non dovessero arrivare rassicurazioni tangibili, lo scenario non è da sottovalutare: Braglia sarebbe pronto a prendere decisioni differenti. Tradotto dal gergo del calcio-mercato? Potrebbe essere addio prima di iniziare.


LA VIGILIA CON IL FIATO SOSPESO
Il menù del weekend segna «Rimini-Gubbio», ma dalle parti dello stadio Romeo Neri si sente più il ronzio delle carte federali che il rumore dei tacchetti. Siamo a ridosso di sabato e ogni ora pesa come un’ultima azione al 90’. La squadra corre, suda, prepara schemi e palle inattive, si è comunque ben disimpegnata in Coppa non sfigurando contro il Pescara, ma il vero spartito resta senza direttore, almeno ufficialmente. Il pallone è lì, immobile sul dischetto: senza garanzie il rapporto con Piero Braglia non parte. E il fischio d’inizio, in queste condizioni, somiglia a una ripartenza tre contro due senza avere il regista in campo.

BRAGLIA, LE GARANZIE E LA LOGICA DEL CAMPO
Braglia, tecnico di grande esperienza, in panchina da quasi 40 anni, non è tipo da accettare un incarico con gli occhi bendati. E chi può dargli torto? Una squadra si costruisce con una visione chiara: ruoli coperti, profili adatti, gerarchie tecniche definite. Senza rassicurazioni, si rischia la solita melina tra promesse e rinvii. Braglia, di fronte al semaforo giallo, mette il piede sul freno: vuole sapere chi avrà in mano, se potrà plasmare il gruppo, se il progetto è sostenuto da basi solide. Altrimenti, «decisioni differenti» sono sul tavolo. E in gergo spogliatoio, quando un tecnico parla così alla vigilia, il messaggio è un cartellino arancione che può diventare rosso.

PANCHINA SOSPESA, SPOGLIATOIO IN ASCOLTO
Il gruppo vive queste ore come una squadra sotto assedio nell’ultimo quarto d’ora: compatta, concentrata, ma in attesa di un segnale. L’identità tecnica di una squadra si forma anche dalla voce che la guida in panchina. Chi decide i cambi? Chi detta i princìpi di gioco? Chi si prende la responsabilità al primo errore? L’incertezza pesa, e può incidere sulla serenità con cui si affrontano dettagli decisivi. Il calcio è un gioco di sincronismi: basta una virgola fuori posto per perdere un duello in area o una transizione. Ecco perché le garanzie chieste da Braglia non sono un capriccio, ma la base per evitare che la stagione parta già con il freno a mano.

ULTIMI METRI DI UNO SPRINT AMMINISTRATIVO
Le prossime ore sono un rettilineo di quelli che bruciano le gambe: c’è da completare la fideiussione integrativa in Lega e mettere nero su bianco le condizioni che consentano a Piero Braglia di abbracciare davvero il progetto. Il Rimini ha dalla sua un pubblico che vive di passione e una piazza che chiede una cosa semplice: chiarezza. Lo ha fatto più volte in questa estate, lo ha fatto ancora una volte nelle ultime ore la Curva Est. Il resto lo dirà il campo, ma il campo, per parlare, pretende ordine attorno. In fondo, una stagione si costruisce come una difesa ben piazzata: linee strette, comunicazione costante, coperture puntuali. La più piccola disattenzione e l’avversario entra centralmente. E sono dolori.

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