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Serie C

Dopo 11 anni il difensore torna in bianconero per essere un vero muro difensivo, è una mossa di leadership

Ecco un giocatore di assoluta esperienza per la squadra giunta ai play off da neo promossa nello scorso campionato

PIANESE SERIE C - MATTEO GORELLI

PIANESE SERIE C - Matteo Gorelli, difensore classe 1991, aveva già giocato per il club toscano in Serie D nella stagione 2014-2015

Non sta scritto da nessuna parte che i grandi ritorni appartengono solo alle favole. A Piancastagnaio si scrive un nuovo capitolo in bianconero: la Pianese riabbraccia Matteo Gorelli, difensore centrale, classe 1991, che rimette piede dove 11 anni fa ai tempi della Serie D aveva già lasciato il segno. È un colpo di cuore o di cervello? Forse di entrambi, perché quando l’esperienza in Serie C incontra l’identità di un luogo e di una maglia, il risultato spesso assomiglia a un investimento ad alto valore aggiunto. Per il momento il tecnico Alessandro Birindelli si trova tra le mani un profilo assolutamente rodato. Il campionato poi dirà la bontà dell'investimento. Anche considerando le mire tranquille del club, nella stagione 2024-2025 addirittura giunto ai play off da neo promossa per la categoria.



UN RITORNO CHE PARLA LA LINGUA DELLE RADICI
La notizia è semplice e potente: Matteo Gorelli torna a vestire la maglia della Pianese. Ben 11 anni dopo la sua prima avventura a Piancastagnaio nella stagione 2014-2015 ai tempi della Serie D, l’asse si riallinea come in un derby col destino. Per i tifosi bianconeri il suo rientro non è solo un rinforzo da mettere nella lavagna tattica: è un ponte tra memoria e presente, un abbraccio a una storia che continua. Il club sottolinea l’entusiasmo di tutto l’ambiente: c’è calore, c’è attesa, c’è la sensazione che il tassello giusto sia tornato al suo posto. E quando la comunità bianconera si ricompatta attorno a un volto familiare, di solito il segnale che arriva allo spogliatoio è chiarissimo: qui si fa sul serio.



IL CURRICULUM: CHILOMETRI VERI E PARTITE CHE PESANO
Perché questa scelta suona così bene? Basta leggere la mappa del suo percorso recente: Grosseto, San Donato, Rimini. Tre tappe che sanno di calcio vero, di quella Serie C che ti tempra, ti affina, ti mette addosso la corazza delle trasferte d’inverno e dei duelli d’area. In quei campi Gorelli ha macinato minuti, contrasti e responsabilità, rimpolpando un bagaglio che oggi fa gola a qualsiasi retroguardia con ambizione. Lo dice la cronologia, lo conferma la prospettiva: il difensore rientra alla Pianese portando con sé un’esperienza preziosa nel calcio professionistico. Non un dettaglio, ma la spina dorsale di un profilo che coniuga letture, tempi d’uscita e senso della posizione. E quando un centrale porta in dote questo mix, spesso il rendimento di tutto il reparto sale come una linea che avanza in blocco dopo un recupero pulito.



COSA CAMBIA PER LE «ZEBRETTE»
In che modo l’arrivo di Gorelli si traduce in campo agli ordini di Birindelli? Immaginate una squadra che ha bisogno di una voce guida nei momenti in cui la partita diventa una partita a scacchi. Un centrale abituato a recitare da perno consente al blocco difensivo di accorciare con più coraggio, di salire un paio di metri sapendo che alle spalle c’è ordine. Non serve inventarsi ruoli che non esistono: serve piuttosto riconoscere che profili così portano equilibrio, tempi di pressione, letture sul primo e sul secondo pallone. Le «zebrette» guadagnano un riferimento: uno che conosce la maglia, il territorio, la curva. E questo, a Piancastagnaio, conta. Perché qui, quando la nebbia scende e le partite si giocano sui dettagli, avere in campo un giocatore che sa fare da bussola è come avere il capitano di lungo corso al timone in mezzo al mare mosso.



IDENTITÀ E SPOGLIATOIO: IL FATTORE UMANO
Oltre ai duelli in area, c’è lo spogliatoio. E qui il ritorno di Gorelli pesa eccome. Si parla di legame ritrovato con la storia del club: una definizione che in 90 minuti si traduce in comportamenti, attenzioni, responsabilità. L’identità non è una parola chiave, è una pratica quotidiana. Chi è nato calcisticamente in certi contesti o ci è passato, conosce la grammatica non scritta del posto: come ci si allena, quali sono le attese della gente, che cosa significa difendere quei colori. È davvero un caso se l’intera comunità bianconera accoglie con calore questo rientro? Non lo pare. Il calcio è chimica, e le alchimie migliori spesso scoccano quando il vissuto personale si intreccia con l’orizzonte collettivo. Il risultato è un ambiente più compatto, con messaggi chiari: si deve crescere insieme, con un occhio alla solidità e uno al coraggio.

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