Serviva un’accelerata sulla corsia. Un uno contro uno che spostasse l’inerzia e accendesse la scintilla. Il Livorno ha imboccato la fascia col piede giusto: Kevin Biondi è il colpo mirato che mette pepe all’estate amaranto del club guidato da Alessandro Formisano. Un’ala capace di mettere il turbo sia a sinistra sia a destra, con un bagaglio di esperienze da professionista che pesa come una valigia piena di punti e responsabilità. E se il primo messaggio è l’entusiasmo del club – «Benvenuto Kevin!» – il secondo è una dichiarazione d’intenti: sulle corsie, da oggi, si corre per fare male.
IL PROFILO: DUTTILITÀ, PASSO E SOSTANZA Non parliamo di un prospetto da scoprire, ma di un
esterno formato in officine serie, temprato da oltre 150 presenze nel calcio professionistico.
Kevin Biondi porta nel motore la praticità del
jolly offensivo: sa incidere a campo aperto, attacca la profondità, si accentra per calciare o per dialogare tra le linee. Ala destra o sinistra? Per lui la linea laterale è un binario da percorrere a tutta, in entrambi i sensi. La carriera racconta di soste che valgono come attestati di qualità.
Biondi ha vestito la maglia del
Pordenone in
Serie B, confrontandosi con un livello superiore e portando a casa consapevolezza e mestiere. In
Serie C ha fatto tappa in piazze dal peso specifico importante:
Catania,
Rimini,
Virtus Francavilla. Ambienti diversi, richieste tattiche differenti, la stessa risposta: affidabilità, gamba, applicazione.
L’ULTIMA STAGIONE DA PROTAGONISTA: 8 RETI CHE PESANO Il dato che fa alzare le antenne? Un anno fa, con l’
Union Clodiense Chioggia in
Serie C,
Biondi ha messo insieme una stagione dal segno più, impreziosita da
8 gol in campionato. Otto timbri non sono solo statistica: sono il riflesso di un’ala che non si limita ad arare la fascia, ma sa chiudere l’azione, buttarsi sul secondo palo, trovare spazio tra difensore e terzino, sorprendere con il taglio cieco o con l’inserimento dalla mezzaluna. In una parola: incide. E quando un
esterno incide, l’assetto cambia. Non è un caso che nell'insufficiente campionato vissuto dal club veneto (retrocessione dopo un solo anno di categoria) sia stato uno dei pochi a salvarsi.
COSA PORTA AL LIVORNO: GOL, ESPERIENZA E IMPREVEDIBILITÀ Che si giochi con ali classiche o con quinti a tutta fascia, la presenza di un profilo così duttile sblocca combinazioni. Immaginate il triangolo sulla corsia: terzino che accompagna, mezzala che sottoporta,
Biondi che sceglie il tempo della frustata. Cross tesi, traversoni arretrati, diagonali velenose: il repertorio è quello dell’
esterno moderno. E quando un mancino o un destro sa scambiarsi la corsia senza perdere ritmo, il piano partita diventa un puzzle con pezzi intercambiabili. L’
esperienza? Non è un’etichetta vuota. Oltre 150 gettoni tra
Serie B e
Serie C significano aver letto tante partite diverse: palle sporche da pulire, momenti da congelare, dettagli da non sbagliare. In uno spogliatoio che vuole alzare l’asticella, un profilo del genere fa da cerniera tra ambizioni e quotidiano. È il compagno che detta il pressing, che chiama il raddoppio, che al minuto 85 sceglie se strappare o respirare palla al piede.
AMBIZIONE E REALISMO: LA SPINTA CHE SERVIVA Operazioni come questa raccontano una società che sa dove intervenire. Il
Livorno cerca estro e sostanza sulle fasce? Ecco la risposta.
Biondi non è un figurinaio, è un giocatore che aggiunge opzioni, che mette
esperienza, che porta
gol. E in un campionato dove l’inerzia si piega con le giocate laterali – perché da lì nascono più della metà dei pericoli costruiti – avere un’ala che vede la porta è come montare il turbo su un motore già rodato. Alla fine, il calcio è una questione di coraggio e di sincronismi. Il coraggio sta nel puntare l’uomo, il sincronismo nel muovere la squadra attorno a chi salta il primo pressing.
Biondi arriva per dare entrambe le cose: strappi e tempi. Se il buongiorno si vede dal primo dribbling, prepariamoci a qualche «Wow» dalle tribune e a quella sensazione che attraversa lo stadio quando le
corsie diventano piste d’atterraggio per le giocate pesanti. Il
Livorno ha scelto: sulle fasce, si va a tutta.