NOVARA SERIE C - Eric Lanini, attaccante classe 1994, torna in Piemonte dopo un anno e mezzo al Benevento nel Girone C
Quando un club vuole mandare un segnale forte ai propri tifosi e al campionato batte un colpo. E il Novara lo ha appena fatto, piazzando una mossa da vero rapace d’area di mercato: Eric Lanini torna in azzurro e firma un contratto fino al 30 giugno 2027 con opzione. Un annuncio che profuma di ambizione e di gol, perché i numeri dell'attaccante torinese parlano la lingua che nel calcio conta di più: più di 300 presenze tra i Professionisti e oltre 100 reti. Mica bruscolini. Si riprende così il discorso interrotto al termine della stagione 2020-2021 che aveva visto il giocatore classe 1994 realizzare 11 reti in campionato in azzurro.
RADICI PIEMONTESI, SCUOLA JUVENTUS Originario del Piemonte, di Torino, Lanini è cresciuto nel settore giovanile della Juventus, squadra con cui ha vinto il Torneo di Viareggio 2013 con la Primavera. Una scuola che non ha bisogno di prefazioni: disciplina, qualità, mentalità. È lì che s’imparano i fondamentali che non ti lasciano più: lettura delle situazioni, fame agonistica, cura del dettaglio. Chi esce da quel vivaio porta con sé una certa impostazione, una grammatica calcistica che nel tempo fa la differenza. E i suoi numeri lo confermano.
NUMERI CHE PESANO: 300+ PRESENZE E 100+ RETI Più di 300 presenze tra i Professionisti, più di 100 reti all’attivo. Sono cifre da giocatore che sa come si sta dentro la partita, in tutti i modi: quando c’è da soffrire, quando c’è da affondare il colpo, quando c’è da leggere l’inerzia e colpire al momento giusto. Cento gol non cadono dal cielo: sono la somma di istinti e di abitudini, di freddezza e di «timing» negli ultimi 16 metri. Un biglietto da visita che al Novara servirà per alzare il tasso realizzativo e, perché no, l’autostima del gruppo guidato da Andrea Zanchetta.
UN DÉJÀ-VU AZZURRO: LA STAGIONE 2020/21 Non è un volto nuovo al «Piola»: Lanini ha già vestito l’azzurro nella stagione 2020-2021 pur in una stagione movimentata che aveva visto un doppio cambio in panchina (da Simone Banchieri a Michele Marcolini, per finire di nuovo con Banchieri), firmando 11 gol in 35 presenze. Un conto aperto con la piazza, una mappa emotiva già tracciata negli occhi dei tifosi. Chi c’era ricorda: presenza costante, fame, senso della porta. Tornare dove si è già lasciato il segno significa rimettere gli scarpini su un prato che conosci, riconnetterti con un pubblico che sa cosa aspettarsi da te. È una seconda chance? No, è l’occasione di riprendere il filo di una storia che aveva già buon ritmo.
IL SIGNIFICATO TECNICO E MENTALE PER IL NOVARA Che cosa porta dunque questo innesto? Prima di tutto, gol, esperienza e autorevolezza. Ma non solo. Porta un riferimento per i compagni, un compagno che trasmette misure e tempi della partita, che aiuta a leggere il match come si fa con un romanzo: pagina dopo pagina, senza forzare la trama. E in uno spogliatoio serve come l’ossigeno. C’è poi un aspetto che nel calcio fa rima con sostanza: l’appartenenza. Un piemontese che torna a Novara non è solo un arrivo di mercato, è un richiamo di territorio. Torino e Novara sono coordinate che parlano la stessa lingua pallonara, con quell’equilibrio tra passione e pragmatismo che spesso fa crescere le squadre. Quando un giocatore sente il profumo di casa, aggiunge qualche battito in più alla partita: piccoli centimetri emotivi che diventano metri in campo.
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