Non capita certo spesso che un centrocampista timbri una doppietta all’esordio in campionato e si prende la scena come un numero 9 consumato. Nel 3-2 del Ravenna sul Campobasso, Joshua Tenkorang non ha solo spostato l’ago della bilancia: l’ha piegato, l’ha piegato con la forza delle sue corse e la freddezza sotto porta. È stato il colpo di frusta che ha dato ritmo alla giornata giallorossa, il «clic» che trasforma una partita in uno statement. E sì, il calcio ha i suoi paradossi: gioire per due gol e, allo stesso tempo, provare rispetto per chi sta dall’altra parte. Tra i romagnoli di Marco Marchionni, neo ripescati in Serie C, grande serata dunque per il centrocampista classe 2000 nato a Novara, giunto in giallorosso proprio poche settimane fa.
L’UOMO COPERTINA: JOSHUA TENKORANG Centrocampista, gamba pesante sulla partita e testa lucida nelle parole. Appena calato il sipario sul 3-2 al Campobasso (sua ex squadra), il protagonista della serata del «Benelli» ha affidato il suo «film» a una conferenza stampa dal gusto autentico nel dopo partita. La prima rete è arrivata al 2' girando in porta un corner di
Spini, la seconda al 2' di recupero del primo tempo finalizzando di testa un invito di
Di Marco. «Non avrei mai pensato di arrivare in carriera a fare 2 gol in una partita, è stata un’emozione pazzesca» le parole di
Tenkorang. Non serve altro per misurare la grandezza del momento: un centrocampista che si presenta così, con una doppietta da uomo-ovunque, manda un segnale forte al suo nuovo pubblico. Si parla comunque di un giocatore con il vizio del gol da tempo. Basti pensare agli esordi. In Promozione 11 presenze e 2 reti nella stagione 2016-2017 con la Romentinese, in Eccellenza 33 presenze e 7 reti nella stagione 2017-2018 con la RoCe.
LE PAROLE DOPO IL TRIPLICE FISCHIO
Tenkorang ha infilato una serie di concetti da leader vero, quelli che raccontano il gruppo tanto quanto il singolo: «Mi sento bene fisicamente, siamo solo ad inizio stagione ma credo di essere già al 100%». Tradotto in gergo da spogliatoio: carburante nelle gambe, fiducia in tasca, testa già rivolta a ciò che conta davvero, cioè la prossima battaglia. E se il primo impatto dice molto, l’eco delle sue frasi dice ancora di più: personalità, misura, piedi per terra. C’è anche l’umanità, perché il calcio è fatto di emozioni, strappi e ricordi: «Un po’ mi dispiace per il Campobasso perché da loro mi sono trovato molto bene, ma il calcio è fatto così». Una carezza all’ex ambiente, pronunciata con la naturalezza di chi conosce le regole non scritte di questo gioco: oggi segno contro di te, domani ci stringeremo la mano. La doppietta non cancella il rispetto, lo incornicia. È il lato romantico della contesa: si gioca per vincere, sempre, ma senza dimenticare da dove si è passati.
IL METODORAVENNA: LAVORO, STUDIO E TESTA BASSA
C’è un passaggio che dice poi tanto del momento giallorosso, e arriva da un riferimento preciso. «Dopo la partita con il Cittadella abbiamo avuto delle buone impressioni: in settimana ci alleniamo bene, studiamo gli avversari, i giocatori hanno personalità ma nessuno si monta la testa». È un manifesto tattico e mentale: studio dell’avversario, intensità in allenamento, personalità messa al servizio della squadra, niente spallucce, zero voli pindarici. La ricetta funziona quando i dettagli fanno la differenza: una lettura in più, un inserimento al tempo giusto, un contrasto vinto che avvia la ripartenza. Quando il gruppo si muove come un’armonica, il singolo prende luce. E viceversa.
DALLA SPINTA DI CITTADELLA AL GRAFFIO SUL CAMPOBASSO
C’è un filo rosso che collega le «buone impressioni» della gara col
Cittadella alla prova con il
Campobasso: la continuità di atteggiamento. Quella cadenza da squadra che non gioca di pancia, ma di testa e di gamba. Il 3-2 dice che il Ravenna ha saputo colpire nei momenti decisivi e soffrire quando serviva. E la doppietta di
Tenkorang racconta un giocatore dentro il copione, non fuori: uno che sa mettere la firma dove conta, che sente il gioco e lo accompagna. È solo il primo mattone? Certo. Ma è un mattone pesante, di quelli che reggono l’architrave.
DERBY NEL MIRINO: FORLÌ, PAROLA D’ORDINE INTENSITÀ
La prossima curva si chiama
Forlì, da affrontare lunedì 1° settembre alle 20.30. E qui
Tenkorang mette il punto esclamativo, con un paio di frasi che suonano come una sveglia dolce e necessaria per tutto l’ambiente. «Ora il Forlì? Il valore di un derby per una tifoseria si impara in fretta, andrò a rivedere come è andata l'anno scorso: dobbiamo fare tutto il possibile per vincere, ci proveremo con il lavoro in settimana». Cosa significa? Ritmi alti, linee strette, dettagli maniacali. Il derby è una partita a sé, dove il pallone scotta e l’adrenalina ti fa correre un metro in più. E quel «lavoro in settimana» non è una formula fatta: è il modo per arrivare al novantesimo con il serbatoio pieno e la mente sgombra.