La storia si aggiorna, cambia campo e coordinate: il protagonista è Dorian Paloschi, classe 2005, difensore cresciuto nelle giovanili del Milan e appena sbarcato in Svizzera per scrivere un capitolo tutto suo con il Grasshopper. Un cognome pesante come una maglia numero 9 in una finale, ma idee chiarissime e passo già da grande: debutto in Super League il 26 luglio contro il Lucerna, dopodichè prima da titolare nell’1-1 con il Servette. Serve altro per capire che la porta si è spalancata? E il trasferimento all'estero allora non è stato così azzardato.
UN COGNOME, DUE STORIE Dici «
Paloschi» e il flash è inevitabile:
Alberto, oggi al Chievo Verona in
Serie D, scolpì nella memoria collettiva quel gol contro il
Siena che profumava di sliding door. Ma la cronaca di questi giorni ci racconta del suo omonimo di 15 anni più giovane, che con pazienza da
difensore di posizione e gamba da terzino moderno ha costruito la sua traiettoria tra i corridoi di Milanello. Stesso cognome, mappe diverse, ambizioni affini: farsi spazio a spallate nel calcio che conta. L’eco del passato resta, certo, ma il
campo è democratico: fischio d’inizio, palla al centro e ognuno si conquista il suo applauso.
LE FONDAMENTA ROSSONERE Dorian
Paloschi ha messo mattone su mattone la sua
crescita nelle giovanili del
Milan. Non un passaggio fugace, ma un percorso pieno, con una stagione intensa in
Primavera impreziosita più di 30 presenze. Numeri che dicono tanto senza urlare: affidabilità, continuità, comprensione dei tempi della partita. Poi la chiamata che pesa, quella che sposta l’asticella mentale: la
Serie C con il
Milan Futuro, fino all’
esordio nella sfida contro l’
Arezzo nel campionato 2024-2025. È il classico scatto che trasforma il talento in professionista: cambiano la cadenza del ritmo, la durezza dei duelli, la velocità delle letture. E
Paloschi non ha abbassato lo sguardo.
LA SCELTA GRASSHOPPER: UN SALTO CHE FA CRESCERE Uscire dal comfort della casa madre per testarsi altrove non è mai banale. Il
difensore classe 2005 ha firmato con il
Grasshopper, piazza storica della
Super League, e ha scelto
Zurigo come laboratorio di maturazione. Una destinazione che, negli ultimi tempi, sta diventando un crocevia interessante per i giovani italiani: non a caso anche
Mantini (dall’
Inter) e
Cretì (dal
Monza) hanno fatto lo stesso percorso, a titolo definitivo, per mettersi in vetrina e macinare minuti veri. È un sentiero che profuma di coraggio e visione: misurarsi in un campionato diverso, in un contesto internazionale che ti mette subito davanti allo specchio, senza sconti.
PERCHÉ LA SVIZZERA PUÒ ESSERE LA PARTITA GIUSTA Cosa offre la
Super League a un giovane
difensore italiano? Un
campionato che viaggia svelto, fatto di transizioni, duelli puliti ma tosti, e squadre abituate al confronto europeo. Vuol dire imparare in fretta a stare «stretti e alti», a leggere la profondità, a giocare la palla con coraggio anche sotto pressione. Per
Paloschi è l’occasione di allargare l’enciclopedia del mestiere: collezionare minuti, gestire la gara, ascoltare il rumore degli stadi di
Zurigo e dintorni, allenando quella calma che fa la differenza nell’ultimo quarto d’ora, quando la partita si decide. Che cosa chiede ora il
campo al classe 2005? Semplicità e
personalità, le due facce della stessa medaglia. Il resto lo detterà il
terreno di gioco, come sempre, metro dopo metro, contrasto dopo contrasto.