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Serie A

Uno Scudetto e un Europeo vinti ma un ginocchio troppo fragile, si ritira un campione di generosità

A 34 anni l'esterno annuncia la fine della propria carriera con un post sui social dopo un'ultima difficile stagione

MILAN SERIE A - ALESSANDRO FLORENZI

MILAN SERIE A - Alessandro Florenzi saluta dopo un'ultima stagione con i rossoneri, in cui è sceso in campo una volta sola

In pochi l'avrebbero detto. In una Serie A che coccola i quarantenni come Modric e Dzeko, fa rumore il fischio finale di un esterno che a 34 anni dice basta. Alessandro Florenzi saluta il calcio giocato con una scelta che suona come un pressing alto sul cuore degli appassionati: improvvisa, dolorosa, coraggiosa. Un post sui propri canali social, pochi giorni alla fine del calciomercato, e la consapevolezza di essere rimasto senza contratto. Quando il talento è ancora lì, ma è il ginocchio sinistro a dettare i tempi come un regista che sceglie la pausa prima dell’assolo, allora la partita cambia: si gioca sul campo della lucidità.

ROMA ALL’ORIGINE, IL TRICOLORE CON IL MILAN NEL 2022
L’ex laterale, partito dal settore giovanile della Roma, ha scritto pagine che non si cancellano. Il percorso da casa madre fino alle vette, culminato nel titolo da Campione d’Italia con il Milan nel 2022, è la dimostrazione che il talento, quando incontra la mentalità, sa graffiare. Quello Scudetto non è un dettaglio in calce: è un sigillo, l’incisione d’autore su una carriera in cui le soddisfazioni hanno saputo convivere con gli imprevisti da infermeria. Roma come imprinting, Milan come consacrazione: due coordinate che raccontano l’identità di un esterno capace di stare dentro al gioco con fame, duttilità, spirito da spogliatoio. In mezzo anche un'esperienza al Paris Saint Germain con cui ha vinto una Coppa di Francia.

IL GINOCCHIO SINISTRO, QUEL “DIRETTORE DI GARA” IMPLACABILE
«Tormentata da problemi fisici al ginocchio sinistro»: è la riga che pesa più di tutte nel post di addio al calcio di Florenzi. Perché nel calcio la gamba non è un semplice strumento di lavoro, è la bussola. Quando il ginocchio si fa sentire (solo una presenza per il classe 1991 nell'ultima stagione con il Milan), ogni accelerazione diventa una scommessa, ogni taglio una roulette, ogni rincorsa un duello con il cronometro. Eppure, nonostante le soste forzate, le ripartenze e i lavori ai box, Florenzi si è tolto grandissime soddisfazioni, tanto individuali quanto di squadra. Un esterno che ha saputo leggere la gara come un veterano, anche quando la gamba chiedeva di alzare la mano. Non è questo, in fondo, il segno distintivo dei giocatori veri?



IL POST CHE PESA COME UN COMUNICATO UFFICIALE
Niente conferenze dal sapore istituzionale, nessuna coreografia da passerella: un post sui propri canali social e il messaggio arriva dritto in porta. «La mia avventura nel mondo del calcio termina qui», la sostanza è questa. Una formula che non lascia spazio a interpretazioni, calibrata, asciutta. In tempi in cui il calciomercato è una giostra e la narrazione si riempie di rumor, ecco una decisione nuda e cruda, comunicata in modo diretto. Il digitale come spogliatoio aperto, il pubblico come squadra: è il calcio moderno, bellezza. Rimanere senza contratto a pochi giorni dalla fine del calciomercato cambia la mappa mentale di qualsiasi professionista. Che fai, aspetti il treno dell’ultim’ora o prendi la via maestra dell’onestà con te stesso? La risposta, per Florenzi, è stata netta. Una scelta che ricorda quelle sostituzioni in cui guardi il tabellone e capisci che, per il bene di tutti, è tempo di alzare il palmo, ringraziare e uscire tra gli applausi.  

IL LASCITO: UNA CARRIERA CHE LASCIA SEGNI, NON RIMPIANTI
Che cosa resterà del Florenzi calciatore? L’immagine di un ragazzo cresciuto nel settore giovanile della Roma, capace di prendersi un titolo da Campione d’Italia con il Milan nel 2022. In aggiunta all'Europeo conquistato con la maglia della Nazionale nel 2021 nella splendida cavalcata degli azzurri di Roberto Mancini. Resterà la cifra di un esterno che ha interpretato il ruolo con generosità e carattere. Resterà la sensazione di una partita giocata sempre a testa alta, anche quando le gambe suggerivano prudenza. E resterà, soprattutto, quella lezione antica ma sempre attuale: nel calcio, come nella vita, non contano solo i chilometri, ma il modo in cui li percorri. 

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