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Serie C

Allenamento saltato e allenatore che se ne va, il club detentore della Coppa resta nel caos

A 2 giorni dalla partita di campionato drastica scelta del tecnico, alle prese con le continue incertezze sul mercato

RIMINI SERIE C - PIERO BRAGLIA

RIMINI SERIE C - Piero Braglia, giunto in Romagna ai primi di agosto, finora non è mai andato in panchina

Rimini il pallone resta fermo non per pioggia o campo allagato, ma per carte e timbri. È successo davvero: la sessione pomeridiana di allenamento di mercoledì 27 dei biancorossi non si è svolta. A decidere lo stop è stato il tecnico Piero Braglia, in comune accordo con il suo staff. Motivo? La mancanza di certezze da parte della società, che non ha ancora provveduto al deposito della fideiussione extra budget necessaria per operare sul mercato. Tradotto in termini da spogliatoio: palla al centro, ma senza lista gara, impossibile giocarla. E venerdì 29 alle 21 in teoria ci sarebbe il match di campionato con la Vis Pesaro...



UN FISCHIO D’ALLARME DAL CENTRO SPORTIVO
In un club, l’allenamento è l’alfabeto con cui si scrive la lingua della squadra. Se salta una seduta, non è un semplice «domani recuperiamo»: è un fischio d’allarme che rimbomba tra corridoi e armadietti. Il blocco di oggi a Rimini segna un confine chiaro, un cartellino giallo simbolico mostrato alle incertezze. Braglia (che finora non è andato in panchina né nel primo turno di Coppa Italia e né alla prima di campionato) e il suo staff hanno scelto di battere un colpo forte, più forte di un richiamo a bordocampo. Perché lavorare senza sapere se domani potrai inserire un centravanti, un regista o un terzino è come provare schemi con le porte spostate di due metri: puoi anche metterci energia, ma l’orizzonte resta sfuocato.

IL NODO FIDEIUSSIONE: SENZA GARANZIA, MERCATO IN FUORIGIOCO
La parola che rimbalza è una: fideiussione. Non è un termine romantico del calcio, ma senza di lui il mercato resta in fuorigioco. Il suo deposito è la chiave d’accesso per poter registrare mosse, muovere pedine, tesserare, sistemare la rosa. Se manca, il club non può «operare sul mercato»: significa rinviare decisioni, congelare trattative, restare con il freno a mano tirato mentre altrove si sfreccia sulla corsia di sorpasso. E un allenatore, per quanto abituato a fare melina quando serve, sa che la preparazione non ammette pause gratuite: ogni giorno senza certezze tattiche e di organico pesa sulle gambe e sulla testa.



SCENARI: DAL CARTELLINO GIALLO ALLA RIPARTENZA
Cosa succede adesso? Se arriverà la svolta amministrativa, il campo tornerà a parlare e l’allenamento recupererà il suo ruolo di motore. Se invece l’attesa dovesse protrarsi, la gestione diventerà più complessa: ogni giorno in più senza certezze è un metro indietro nella corsa collettiva. È come presentarsi al via con i chiodi mentre gli altri hanno già le scarpe da gara. Ma il calcio sa essere pragmatico: basta un fischio per rimettere la palla in gioco. E il primo fischio a questo punto lo ha dato Piero Braglia, segnalando con chiarezza che il fair play delle intenzioni non basta, servono istruzioni pratiche.

IL MESSAGGIO ALLA PIAZZA DI RIMINI
La notizia è già girata come un cross teso dentro l’area della città. A Rimini il calcio è identità, appuntamento fisso, racconto del weekend. Vedere il proprio allenatore prendere posizione è un segnale di serietà: nessun teatrino, nessun alibi, solo la richiesta di un terreno regolare su cui potersi misurare. Perché la differenza tra una stagione vissuta all’inseguimento e una in cui si detta il ritmo spesso si gioca su queste «palle inattive» fuori dal campo: le pratiche da sbloccare, i tempi da rispettare, i ruoli da onorare.



OLTRE LO STOP: IL SENSO DI UNA SCELTA
Restano i fatti: a Rimini la sessione pomeridiana di allenamento non si è svolta; la decisione è stata presa da Braglia con il suo staff; la ragione sta nella mancanza di certezze da parte della società, che non ha ancora depositato la fideiussione integrativa necessaria per operare sul mercato. Da qui in avanti, la strada è tracciata: consegnare quelle certezze, trasformare la pausa in energia potenziale, restituire al campo il suo primato. Perché il calcio, a ogni livello, ha una regola immutabile: il risultato nasce dal lavoro quotidiano. E il lavoro, per essere vero, ha bisogno di una cornice chiara. Il resto è rumore di fondo. E Rimini, quando il pallone tornerà a rotolare, vorrà far sentire la propria voce sopra ogni brusio.

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