Chi l’avrebbe detto? Torni a Foggia, rimetti piede allo stadio «Pino Zaccheria», senti l’odore dell’erba bagnata e l’eco dei cori… ma cambi panchina, colori, prospettiva. Andrea Schenetti rientra nella città che lo ha già visto protagonista tra il 2022 e il 2024, ma stavolta invece che con la maglia rossonera lo fa sponda Heraclea: un approdo che ha il sapore della scelta forte, da veterano con la bussola puntata su un progetto ambizioso e su una maglia tutta da accendere. Il trequartista per la prima volta in carriera giocherà tra i Dilettanti in Serie D.
UN RITORNO A FOGGIA, MA CON SVOLTA Dopo un anno trascorso in Piemonte con alti e bassi con la casacca della
Pro Vercelli, il
centrocampista offensivo classe 1991 ha deciso di ripartire dalla
Puglia.
Foggia di nuovo sullo sfondo, certo, ma non in rossonero. La destinazione è l’
Heraclea, «altra realtà cittadina» che gioca le proprie gare casalinghe allo stadio
Zaccheria e si presenta ai nastri di partenza del
girone H di
Serie D con la targhetta «ambiziosa» ben in vista. Una scelta che sposta gli equilibri? Perché quando uno con questa
esperienza cambia latitudine, di solito la bussola del campionato un po’ ne risente.
IL TIMBRO DELL’ESPERIENZA Schenetti non è un nome qualsiasi buttato nella mischia. Parliamo di un
trequartista abituato a prendere palla tra le linee, accenderla con un controllo orientato e poi scegliere: assist o conclusione? Il dato fresco è quello che arriva da
Vercelli: 26 presenze complessive tra campionato e Coppa Italia di categoria, con un gol.
Numeri che raccontano un contributo continuo, una presenza costante nella rotazione, un piede che sa incidere. E più del tabellino, valgono le abitudini: sedersi in panchina e sapere come si entra, essere titolare e comprendere quando accelerare o amministrare, leggere gli avversari con l’occhio da navigatore. In una
Serie D che spesso si decide sulle seconde palle e sul dettaglio, avere uno come
Schenetti significa avere qualcuno che quel dettaglio lo vede prima.
PERCHÉ HERACLEA, PERCHÉ ORA? Domanda da bar dello sport, ma legittima: perché scendere in
Serie D? E perché proprio l’
Heraclea? Le risposte sono sul tavolo, in ordine sparso e con un filo logico che porta sempre lì, allo
Zaccheria: centralità tecnica, responsabilità, un progetto che vuole alzare l’asticella e una piazza dove l’energia passa attraverso le gradinate.
Foggia è una città che il
trequartista originario di Milano conosce bene, e non è un caso che «torna a casa» sia un’espressione che filtra anche quando si cambia sponda. Il contesto conta: quando metti insieme
ambizione societaria e un teatro del
calcio vero, la miscela è esplosiva.
COSA PUÒ DARE TRA LE LINEE Il suo ruolo naturale è quello del
cucitore di gioco, il
numero 10 che non sempre gioca con il 10 sulle spalle ma di quel numero porta in dote l’essenza. Tra le linee,
Schenetti sa infilarsi come ago in una trama ruvida, ammorbidendo il tessuto delle partite con tocchi a muro, aperture col contagiri, scelte di tempo che aprono porte dove prima c’era un corridoio chiuso. Nelle fasi calde, il suo mestiere è far respirare la squadra: abbassarsi un passo, far girare la giostra, far correre il pallone quando le gambe pesano. E se c’è da battere una punizione o una palla inattiva «sporca», ecco che il suo piede può diventare calamita per occasioni pesanti. Dalla sua un'esperienza fatta sul campo, anche negli anni ad alti livelli in Serie B con
Cittadella e
Virtus Entella.
LO «ZACCHERIA» COME ALLEATO Giocare allo
Zaccheria non è come giocare altrove. È un palcoscenico che amplifica: l’urlo raddoppia l’adrenalina, un passaggio riuscito diventa una scossa che corre dal
campo alle tribune. L’
Heraclea, che ha fatto dello stadio foggiano la propria casa, sa bene che certe domeniche si vincono prima di arrivare al 90’, sfruttando l’onda emotiva. E un leader tecnico come
Schenetti, in un ambiente così, può far valere la propria cassetta degli attrezzi: dettare i tempi, prendersi il pallone «che scotta», indicare la strada. In un
girone H tradizionalmente competitivo, avere il fattore
campo e il fattore cervello non è un dettaglio.