Un colpo inatteso. Nel pieno della corsa verso i prossimi impegni ufficiali, il Siracusa mette il turbo e porta in città un nome che sa di grande calcio: Vittorio Parigini. Attaccante classe 1996, curriculum di quelli che fanno rumore nello spogliatoio, esperienza ad alto livello e quel pedigree da ex Nazionale Under 21 ed ex Torino che non si compra al supermercato. Colpo mirato, colpo pesante, colpo da squadra che non vuole solo partecipare. E allora la domanda sorge spontanea: quanto può spostare un innesto del genere nel cuore dell’attacco azzurro? Tanto, se si considera l'arrivo in una squadra neo promossa.
CHI È PARIGINI: UN PASSATO DA PALCOSCENICO Vittorio Parigini arriva al
Siracusa con una valigia piena di partite e piazze prestigiose. La carta d’identità recita 1996, ma la carriera ha già attraversato autostrade importanti. In
Serie A ha calcato i campi con le maglie di
Chievo,
Torino,
Benevento e
Genoa: tappe che ti formano, che ti danno letture di gioco e tempra agonistica. In
Serie B ha vestito colori e ambizioni di
Juve Stabia,
Perugia,
Bari,
Cremonese,
Ascoli,
Como,
Feralpisalò e
Lecco, attraversando l’Italia del pallone e accumulando quel know-how che fa la differenza nei momenti che contano. Non basta? C’è anche la passerella azzurra: con la
Nazionale Under 21 Parigini ha collezionato 20 presenze e 6 gol. Numeri che pesano, perché raccontano di un talento riconosciuto a livello giovanile e messo alla prova in contesti competitivi. È il biglietto da visita perfetto per entrare in un gruppo con ambizione e farsi subito ascoltare sul campo.
L’ULTIMA STAGIONE E LA FAME GIUSTA Nella passata stagione,
Parigini ha militato in Serie C tra
SPAL e
Audace Cerignola. Due esperienze che, al di là dei dettagli di campo, valgono come palestra di
concretezza: categorie toste, marcature asfissianti, spazi da trovare con intelligenza, capacità di stare dentro la partita in ogni fase. È in luoghi così che s’irrobustisce lo spirito da
attaccante moderno, chiamato a fare a sportellate quando serve e a incidere nei momenti chiave. La fame resta lì, sotto la pelle: quando bussi alla porta del
Siracusa con un bagaglio del genere, lo fai per lasciare il segno.
IL PROFILO GIUSTO PER L’AZZURRO«Rinforzo in attacco»: due parole che, abbinate al nome di
Parigini, suonano come una promessa. In un reparto offensivo che vuole alzare colpi e ritmo, l’arrivo di un giocatore abituato a seguire tracce di
Serie A e
Serie B equivale a mettere un faro nella notte. Esperienza, letture, malizia, attenzione ai dettagli: sono quei centimetri invisibili che spesso fanno la differenza tra una palla vagante e un’occasione d’oro, tra una scelta affrettata e l’assist che spacca la partita. E poi c’è la confidenza con contesti esigenti: saper reggere la
pressione non è un optional, è parte del mestiere. Le opzioni non mancano, e quando un allenatore riceve un profilo con questo background, il ventaglio delle soluzioni si allarga come un 4-3-3 che si trasforma in fase offensiva.
IL VALORE SIMBOLICO DI UN INNESTO COSÌ
C’è un altro aspetto da non trascurare: il messaggio. Quando il Siracusa porta a casa un ex Nazionale Under 21 con più piazze alle spalle, alza l’asticella delle aspettative e manda un segnale al gruppo e all’ambiente. È come appendere nello spogliatoio della squadra del tecnico Marco Turati un cartello scritto in grande: «puntiamo forte». Perché il calcio è anche psicologia, è vibrazione collettiva, è la sensazione di poter puntare l’avversario uno contro uno sapendo che, alle spalle, c’è un’organizzazione che crede nel progetto e lo alimenta con scelte di spessore.
RETI DA IMMAGINARE, MOVIMENTI DA RIFINIRE La fantasia corre: cross tagliati, combinazioni rapide, attacchi allo spazio sul timing giusto. Le partite si vincono spesso in pochi secondi, in quell’attimo in cui un
attaccante fiuta la giocata e si smarca decisivo.
Parigini, con il suo bagaglio, porta un ventaglio di soluzioni che possono diventare automatici d’alta scuola. Ci saranno tempi da oliare, certo; ci saranno intese da costruire sul campo, sguardi da decifrare in allenamento. Ma quando un reparto offensivo aggiunge un tassello di livello, il puzzle offensivo inizia a vedere contorni più nitidi. La platea chiama, il campo risponde: si entra nella fase in cui contano ritmo, idee chiare e fame. E qui Parigini porta un curriculum che parla da sé: chi ha visto quell’azzurro Under 21 sa che certi dettagli restano, anche quando cambiano le maglie.