C'è sempre qualcuno che può tenere insieme la memoria di un club quando tutto cambia. Ovvero colui che fa lega gli inizi alla prospettiva del domani, come un capitano che non molla mai la fascia nemmeno fuori dal campo. Nel mondo della Dolomiti Bellunesi quel ruolo ha un nome e un cognome: Filippo De Paoli. Non solo una freccia sulla corsia, ma un filo che cuce il passato al presente, e il presente a un futuro che profuma di professionismo, ambizione e appartenenza.
IL RAGAZZO DEL 2021 Primavera 2021: là dove il progetto
Dolomiti Bellunesi prende forma, c’è già un ragazzo in arrivo dalla Primavera del Monza che corre, sogna e lotta. È
Filippo De Paoli. Non una comparsa, ma un testimone privilegiato, uno che «era presente quando il club ha iniziato il suo percorso» e che oggi, con la stessa maglia e lo stesso fuoco negli occhi, accompagna la squadra nel salto più grande: il confronto con la
terza categoria del calcio italiano. Dentro questa traiettoria c’è una
fedeltà rara, di quelle che scaldano gli spogliatoi e fanno vibrare le tribune. De Paoli lo dice senza giri di parole tramite i canali ufficiali del club: «Aver sempre fatto parte di questa squadra è motivo d’orgoglio. abbiamo attraversato momenti duri, ma anche gioie immense, come la vittoria del
campionato nella scorsa primavera. ed è stato incredibile vedere come la società sia cresciuta di anno in anno».
QUATTRO MINUTI E LA SCINTILLA Domenica recente, avversario di nome e di peso:
Novara. Risultato inchiodato sull’1-1. Tabellone luminoso, cifra 11:
De Paoli entra a 4 minuti dalla fine in un match che profuma di
Serie C, anzi, del suo battesimo professionistico. Pressione? Niente paura. Tempo per guardarsi attorno? Nemmeno per sogno. Il numero 11 spacca subito la difesa, costringe un avversario all’ammonizione e si prende l’ovazione del pubblico. In 4 minuti, fa quello che molti non riescono a fare in 90: lasciare un’impronta. L’impatto non si misura col cronometro ma con la densità delle giocate, e quel frammento diventa simbolo, segnale, promessa. «è stata una giornata significativa per me» racconta con la franchezza di chi sa dare valore ai dettagli. E ancora: «Sono veramente felice di aver debuttato in C con questa maglia. Ho cercato di dare il massimo, sfruttando le mie qualità per tentare di conquistare i 3 punti». Parole semplici, calibrate come un cross sul secondo palo: dentro c’è la fame del professionista e la naturalezza del ragazzo che gioca per i compagni.
IL PESO DELLE PAROLE Nella voce di
De Paoli si avverte una doppia anima: l’umiltà del presente e la profondità di una storia personale intrecciata a quella del club. Non è soltanto «il nuovo che avanza» dall’Academy alla prima squadra, ma il custode di un’
identità. A differenza di chi arriva o chi riparte, lui non se n’è mai andato davvero, se non per una parentesi in prestito al
Montebelluna, utile come quelle esperienze che ti temprano e ti riportano a casa con un bagaglio più pieno. Chiediamoci: quanti club possono affidare la propria
crescita sportiva a un calciatore che ne incarna così bene l’essenza? Quante volte si trova un profilo capace di unire, con la stessa naturalezza, corsa e
memoria, velocità e senso di
appartenenza?
LA FAMIGLIA COME CURVA ALLE SPALLE C’è una curva che non si svuota mai, nemmeno nei giorni di pioggia: quella di casa. «Il ringraziamento più grande va ai miei genitori. mi hanno sempre seguito e sostenuto» sempre il giocatore delle Dolomiti Bellunesi. La frase pesa come un tackle fatto bene: dentro c’è la base, la spinta, la benzina. Dalle trasferte sui campi di provincia al palcoscenico nazionale della
Serie C, la traiettoria non cambia: si corre insieme. E quando la palla scotta, sapere che alle spalle c’è una
famiglia che non arretra fa tutta la differenza.
AMBIZIONE DICHIARATA: LA PALLA NON SI BUTTA MAI VIA Se c’è un concetto che De Paoli tiene stretto è quello della
battaglia continua: «Penso che i
tifosi e la società meritino una squadra che lotti fino all’ultimo, cercando di realizzare gli
obiettivi fissati all’inizio della stagione». Tradotto in gergo da spogliatoio: la partita non finisce finché l’arbitro non fischia. E non è solo retorica: è un manifesto tecnico e morale, la cifra di un gruppo che ha conosciuto «momenti duri» e «gioie immense». Il pareggio col
Novara per la squadra di
Nicola Zanini fa da sfondo perfetto: un risultato che testimonia equilibrio e
resistenza, ma anche la voglia di strappare, nei dettagli, quel centimetro in più che consegna partite e stagioni.