Primavera 1
04 Settembre 2025
Lorenzo Paratici e Giuseppe Forte
Chi ha detto che il mercato dei giovani non sa regalare brividi da recupero? Sul gong, proprio quando il tabellone sembrava inchiodato sul pari, la Roma piazza il contropiede che spacca la partita: Giuseppe Forte e Lorenzo Paratici, due classe 2008 fra i più brillanti del vivaio blucerchiato, lasciano la Sampdoria e imboccano l’uscita verso Trigoria. Un doppio rinforzo di prospettiva, una scelta che racconta più di mille parole la rotta del club giallorosso: attenzione chirurgica ai migliori giovani del panorama nazionale, gambe fresche e talento in canna per alimentare il futuro.
PERCHÉ PROPRIO ADESSO? IL TEMPISMO CHE FA LA DIFFERENZA
La formula è semplice come un taglio perfetto sul primo palo: intervenire al momento giusto. La Roma chiude la pratica Forte-Paratici allo scadere, certificando una strategia chiara. Non è una pesca a strascico, ma una caccia selettiva a profili che hanno già mostrato sostanza: numeri, passaggi di categoria, segnali da giocatori veri. E allora eccoli, due ragazzi del 2008 che arrivano con il vento in poppa: curriculum già scritto a caratteri leggibili, fame di campo e una grammatica del gol che promette di lasciare il segno.
GIUSEPPE FORTE, LA STORIA CHE PROFUMA DI ASFALTO E AUTOBUS
Se Paratici porta con sé la nobiltà del cognome, Forte è il manifesto della gavetta. Nato a Napoli nel 2008, cresciuto tra Materdei e la Peluso Academy, è sbarcato a Genova nel 2023 e, da lì, ha convinto la Sampdoria a colpi di prestazioni. Nel 2024 ha chiuso con l’Under 16 con 24 gol stagionali: numeri da cannoniere, con la freddezza del bomber che non fa mai un tocco in più del necessario. Nell’ultima stagione in Primavera ha raccolto 3 gol e 6 assist in 30 presenze: meno finalizzazione, più lavoro per la squadra, duttilità al servizio del collettivo, spirito di sacrificio da vero uomo-squadra. C’è un dettaglio che fotografa il personaggio meglio di mille definizioni: i viaggi in autobus con la nonna per raggiungere gli allenamenti. Il pallone, per Giuseppe, non è solo un gioco. È una valigia, un biglietto obliterato, un orario da rispettare. È quel salire e scendere che diventa abitudine, poi carattere. E sul campo si vede: non molla il contrasto, non spegne la luce, non si nasconde quando c’è da sporcarsi le mani.