Non sta scritto da nessuna parte che i sogni debbano restare chiusi in un cassetto. A Siracusa hanno trovato la chiave e l’hanno messa tra gli scarpini di un ragazzo del 2007: Mattia Morreale. Solo 17 anni, spalle dritte e testa alta, ha già assaggiato il calcio dei grandi e non sembra intenzionato a fermarsi al primo sorso. È l’immagine nitida di un percorso «bruciato» al ritmo di uno scatto in profondità: dalla Coppa Italia di Serie C al campionato, dal caldo d’agosto al brivido di una prima da titolare. E intanto i fari si accendono, perché qui non si parla di un’apparizione, ma di un’opzione vera, concreta, dentro le rotazioni di Marco Turati. Vi sembra poco?
IL PRIMO ASSAGGIO TRA I PRO: METÀ AGOSTO, COPPA ITALIA SERIE C, CONTRO IL FOGGIA A metà agosto, contro il
Foggia,
Morreale ha posato il piede sul tappeto rosso del professionismo.
Coppa Italia Serie C, scenario perfetto per una prima volta che sa di battesimo del fuoco: l’adrenalina corre, il gioco va a cento all’ora e ogni tocco vale doppio. In quel debutto ufficiale nel finale di partita ha respirato il ritmo dei grandi, sentito la pressione della gara «vera», e ci ha fatto i conti con sorprendente naturalezza. Un primo passo? Certo. Ma soprattutto un segnale: c’è, e non è lì per caso.
LA PRIMA DA TITOLARE CON LA SALERNITANA: INTRAPRENDENZA E PERSONALITÀ Poi è arrivata la chiamata dall’inizio nella sfida di campionato della prima giornata con la
Salernitana. E qui si alza l’asticella.
Morreale ha messo in vetrina intraprendenza e personalità, due qualità che non si insegnano: le porti nel DNA o non le porti. Ha mostrato di saper chiedere palla tra le linee, di non avere paura di ricevere spalle alla porta, di scegliere la giocata giusta anche sotto pressione. Il risultato? L’attenzione di compagni, staff tecnico e addetti ai lavori si è spostata su di lui come un riflettore che riconosce il protagonista in uno stadio prestigioso come l'Arechi. In campo si vince con le giocate, ma ci si guadagna fiducia con gli atteggiamenti:
Morreale ha fatto entrambe le cose.
PANCHINA COL MONOPOLI, MA STATUS CONFERMATO: DENTRO LE ROTAZIONI DI TURATI L’ultima contro il
Monopoli l’ha vista dalla panchina. E allora? In un percorso di crescita la panchina non è un freno a mano, è semmai un pit-stop. La sostanza non cambia:
Morreale è dentro le rotazioni di
Turati e rappresenta un’
opzione reale per la stagione del
Siracusa. Tradotto nel gergo dello spogliatoio: quando il mister chiama, lui è pronto; quando serve una mossa tra le linee, lui è lì; quando c’è da strappare sull’
esterno, lui sa adattarsi. A 17 anni, essere già dentro questo gioco di incastri significa che allenatore e gruppo ti riconoscono affidabilità.
IDENTIKIT TECNICO: ESTRO DA TREQUARTISTA, ADATTABILITÀ DA ESTERNO Trequartista con estro e idee: è questa la carta d’identità calcistica di
Morreale. Ama l’ultimo passaggio, quel corridoio che si apre come un sipario, e ha la naturalezza di chi legge in anticipo movimenti e tempi. Ma non è solo vernice offensiva: sa allargarsi sull’
esterno, cerca l’uno contro uno, occupa gli «half-spaces”» con l’intelligenza di chi studia la mappa prima di partire. Il suo calcio mette insieme tecnica e coraggio, ma anche disciplina e sacrificio. Parole pesanti, che fanno curriculum: premere alto quando serve, accorciare sulla linea mediana, stringere per aiutare il terzino. Estro sì, ma con le cinture ben allacciate.
LE RADICI: CAMPETTI CITTADINI, PANTANELLI E ACCADEMIA SIRACUSA Ogni talento nasce da qualche parte. Quello di
Morreale sboccia nei campetti cittadini di
Siracusa, dove il pallone corre tra muri scrostati e sogni lucidissimi. Poi
Pantanelli e
Accademia Siracusa, le tappe che forgiano tecnica e carattere, dove si imparano i fondamentali e la fatica diventa abitudine. È lì che si costruisce lo strato di cemento sotto i piedi: controllo orientato, primo passo, scelta di tempo. Senza quelle ore al sole, nessuna luce della ribalta. Nella passata stagione poi la vetrina del
Torneo delle Regioni proprio in Sicilia con l'
Under 17 a fare da trampolino di lancio. Nel mezzo, un passaggio che pesa: uno stage alla
Fiorentina. Un assaggio di un’altra velocità, un altro modo di allenarsi, un’altra grammatica del dettaglio. Il suo impegno però ora è tutto per il Siracusa.