Il colpo è di quelli che fanno rumore anche a porte chiuse: è solo un cambio di proprietà o il vero cambio di passo del Monza? Il closing corre verso il fischio finale, smentendo le voci di stallo che avevano imbeccato il chiacchiericcio delle ultime settimane. La partita societaria, stavolta, si gioca tra scrivanie e data room, ma la sensazione è quella di un contropiede ben orchestrato: Fininvest stringe la mano alla cordata americana Beckett Layne Ventures, e il club brianzolo si prepara a una nuova gestione a stelle e strisce.
LA TRAMA DEL CLOSING
Secondo le indiscrezioni riportate da La Gazzetta dello Sport, l’accordo segue uno schema a due tempi, quasi fosse una doppia sfida andata-ritorno: nella prima fase, l’80% delle quote del Monza passerà nelle mani del gruppo statunitense; la restante quota verrà rilevata entro giugno 2026, momento che sigillerà in via definitiva il cambio di proprietà. Una regia prudente, pensata per garantire stabilità, gradualità e continuità operativa, senza strappi che possano scalfire l’equilibrio costruito negli ultimi anni. E allora, che succede adesso? L’imminente conclusione del closing è il momento-chiave, la sliding door che separa l’attuale assetto da quello che verrà. Solo dopo la formalizzazione, infatti, scatterà il vero “cambio di gioco” nella governance.
GALLIANI AL TIMONE FINO AL FISCHIO DEL CLOSING Se il nuovo corso è alle porte, c’è una ragione precisa per cui Adriano
Galliani resta al comando fino all’ultimo metro di questa volata societaria. La tempistica è stata costruita per garantire piena operatività nel mercato estivo, chiuso lunedì 1 settembre.
Galliani ha tirato le fila fino allo scadere, come un regista che detta i tempi e non perde mai la bussola. Una volta completato il passaggio delle quote, l’amministratore delegato avrà il via libera per intraprendere un nuovo incarico come consulente presso il Milan: un ritorno simbolico, ma soprattutto la conferma di una figura che sa ancora dettare la linea anche lontano dalla panchina. Non sarà un ribaltone, ma un rinnovamento ragionato. Nel futuro assetto dirigenziale del
Monza rimarranno alcuni punti fermi: Mauro
Baldissoni, ex Roma e oggi advisor della cordata statunitense, continuerà a fare da cerniera tra
proprietà e management; Nicolas
Burdisso resterà direttore sportivo, asse portante nella costruzione della rosa; Francesco
Vallone proseguirà il lavoro da coordinatore dell’area tecnica. Insomma, si farà pressing alto sul tema della
continuità, preservando competenze e memoria interna mentre si apre la porta a nuove idee.
BECKETT LAYNE VENTURES: LA FIRMA AMERICANA CON DNA COMMERCIALE La nuova
proprietà ha un profilo preciso e un biglietto da visita pesante.
Beckett Layne Ventures – fondata e gestita da
Brandon Berger e
Lauren Crampsie – porta a
Monza una specializzazione che, nel calcio moderno, vale come un nove che ti garantisce venti gol a stagione: esperienza nel potenziamento delle attività commerciali. Berger e Crampsie hanno lavorato alla ristrutturazione del reparto commerciale del
Chelsea, un laboratorio d’élite dove si impara a capitalizzare brand, fanbase, sponsorship e mercati globali. Tradotto: massimizzare ricavi, professionalizzare i processi, alzare l’asticella gestionale. In
Serie A, dove ogni euro fuori dal campo pesa quanto un punto in classifica, è un tipo di know-how che può diventare il vero uomo in più. L’operazione
Monza si inserisce in un trend che nel calcio italiano sta diventando più di una tendenza: sempre più
investitori stranieri guardano alla
Serie A come a un campionato con margini di crescita strutturale. La scelta di
Beckett Layne Ventures di puntare sul club brianzolo è un segnale di fiducia nelle potenzialità del progetto e, più in generale, nelle prospettive del movimento. Non è solo caccia al risultato sportivo: è l’idea di sviluppare asset, brand, stadio pieno e una relazione più ricca con il territorio. Perché il calcio, oggi, è un ecosistema complesso, e chi lo sa leggere meglio spesso finisce per segnare più degli altri.
DOMANDE DA SPOGLIATOIO: CHE MONZA SARÀ? La domanda che frulla nella testa dei tifosi è questa: quanto inciderà questo cambio di
proprietà sul progetto tecnico? Con un 80% subito e il resto entro giugno 2026, la rotta è tracciata. La permanenza di figure come Mauro
Baldissoni, Nicolas
Burdisso e Francesco
Vallone garantisce
continuità tecnica e organizzativa, mentre l’esperienza di
Brandon Berger e
Lauren Crampsie promette un
upgrade sul fronte commerciale e gestionale. È l’equivalente di un allenatore che conserva l’ossatura della squadra, ma inserisce nuove soluzioni per essere più competitivo su ogni fronte. Smentite le voci di una frenata, adesso si aspetta soltanto il fischio che convalida il gol: la finalizzazione del
closing. Quello sarà il vero kick-off della
nuova era americana. Da lì scatteranno le novità in
governance, la riprogettazione di alcuni processi e la progressiva implementazione di una visione diversa, più
internazionale, capace di mettere a frutto le competenze acquisite in contesti di alto livello come il
Chelsea. La palla è sulla lunetta: serve freddezza, serve esecuzione pulita, e poi si può davvero parlare di un
Monza che cambia pelle senza perdere la propria
identità brianzola.