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Il difensore argentino segna il suo 1° gol in Italia ed esplode di gioia: storia di un giocatore affamato

La rete mancava dal 2022 nel repertorio del 25enne, che sa adattarsi anche a fare il classico lavoro oscuro

LECCO SERIE C - GREGORIO TANCO

LECCO SERIE C - Gregorio Tanco, difensore classe 1999, ha segnato alla sua seconda presenza in maglia bluceleste

Chi l’avrebbe detto che la scintilla sarebbe arrivata così, con un colpo d’autore in una serata da 3-0 e un sorriso lungo quanto il lago? Gregorio Tanco, difensore argentino giunto in Italia nel 2024 (acquistato dallo Spezia), ha messo la firma su una vittoria rotonda del Lecco contro la Dolomiti Bellunesi nel match di domenica 7, e lo ha fatto con il sapore speciale del primo gol in Italia. Non è solo una rete: è un manifesto. Un segnale al campionato, al gruppo, a se stesso. E poi, ammettiamolo: quando un difensore trova il gol, lo stadio si illumina come con i fari nuovi. Si alza il volume, si allarga il petto, e la squadra sente che la strada è quella giusta.



IL PESO DI UN GOL CHE SBLOCCA PIÙ DELLA PARTITA
Tanco lo ha detto chiaro in conferenza stampa nel dopo partita: «Sono molto contento per il successo della squadra, dal primo giorno sono a disposizione del mister e sono contento di poter aiutare. Era da 3 anni che non facevo un ritiro, fisicamente mi sento benissimo e sono contento di stare qui: sono felice della scelta fatta«. Dentro questa dichiarazione c’è una roadmap emotiva: appartenenza, sacrificio, condizione fisica ritrovata. E c’è quel dettaglio che rende tutto più saporito: «Non segnavo dal 2022, quando ero al Banfield: è il mio primo gol in Italia dopo tanti anni». Un break lungo, un’attesa che si è fatta tenace, e poi l’urlo liberatorio che arriva nel 3-0 casalingo alla Dolomiti Bellunesi. Cos’altro serve per parlare di svolta? Non è solo il tabellino a farsi interessante; è la dinamica che passa tra le righe. Un difensore che ritrova la via del gol porta con sé un surplus di personalità, convince i compagni, trascina il reparto. In area avversaria diventa un fattore, sulle palle inattive una minaccia, e in quella corsa a braccia aperte c’è spesso la fotografia di un gruppo che cresce. In casa, dove i tre punti pesano doppio per benzina emotiva e consapevolezza, l’effetto-molla di una vittoria così netta è evidente.

POLIVALENZA DOC: CENTRALE, BRACCETTO O TERZINO
C’è un passaggio che ogni allenatore (in questo caso Federico Valente) sogna di sentirsi dire da un difensore: disponibilità totale. E Tanco l’ha scandita così: «Sono un difensore, posso fare centrale, braccetto o terzino». Tradotto dal gergo di chi mastica tattica: copre l’asse, dà soluzioni. Da centrale guida e imposta, da braccetto accompagna e aggredisce tra le linee, da terzino spinge e chiude. In un calcio che cambia pelle tra costruzione e fase difensiva, avere uno così è come tenere in panchina un coltellino svizzero, pronto all’uso a seconda dell’avversario e del momento della partita. Non è un dettaglio; è un asset. Perché permette al mister di variare modulo, di adattarsi al ritmo del match, di mantenere compattezza senza rinunciare a un pizzico di audacia.



LA SCUOLA DI MARRONE: ESPERIENZA CHE FA CURRICULUM
«Da Marrone provo a imparare ogni giorno sia in allenamento che in partita, è un uomo con tantissima esperienza e qualità, la sua carriera parla per lui», ha aggiunto Tanco, riferendosi al compagno di reparto più esperto dell'organico. Qui c’è il cuore del mestiere: l’apprendistato quotidiano. Il difensore che guarda il compagno più esperto, ne studia i tempi d’uscita, la postura nel corpo a corpo, il modo di leggere il taglio dell’attaccante. È il passaggio del testimone che non si vede ma si sente, la trasmissione dei segreti del mestiere che in partita valgono un anticipo, una diagonale, un mezzo secondo decisivo. E se la difesa è un’orchestra, avere una guida come Luca Marrone e un allievo attento come Tanco significa accordare meglio gli strumenti.

UN 3-0 CHE RACCONTA UNA SQUADRA IN CRESCITA
La vittoria casalinga per 3-0 contro la Dolomiti Bellunesi non è solo uno score brillante: è una dichiarazione d’intenti. Segnare, tenere la porta inviolata, amministrare con personalità: tutti segnali di una squadra che dà la sensazione di aver trovato gamba e convinzione. E in questa fotografia, il primo gol in Italia di Gregorio Tanco è il dettaglio che fa la differenza, il momento che incornicia il senso del percorso. Quando il difensore dice «dal primo giorno sono a disposizione del mister e sono contento di poter aiutare», la musica è chiara: c’è una mentalità da reparto, la voglia di mettere la faccia, la disponibilità a fare il lavoro oscuro e, quando capita, anche quello luminoso dell’esultanza sotto la curva.  



«FELICE DELLA SCELTA FATTA»: IL PATTO CON LECCO
A volte bastano poche parole per cementare un legame: «Sono contento di stare qui: sono felice della scelta fatta». È una frase semplice, ma in questi casi vale una firma. Parla alla città, parla allo spogliatoio, parla al mister. Dice: ci sono, ci credo, sputo sangue per questa maglia. E quando tutto questo si traduce in una prestazione convincente, in un 3-0 rotondo e in un gol pesante nella storia personale, il cerchio si chiude. Anzi, si apre: perché il cammino prende un’altra velocità, e con un Tanco così lucido, polivalente e affamato, il Lecco guadagna ossigeno, alternative e leadership silenziosa. La sua carriera «parla per lui»? Oggi, a parlare, ci sono anche i fatti.

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