Due giornate, due scivoloni e una panchina che scotta: ed è chiaro cosa può fare un club che non vuole perdere il treno. Semplice, affida il volante a un tecnico abituato alle strade dissestate del calcio internazionale. Roberto Bordin riparte dall’Albania: l’allenatore di Zawiya è stato ufficializzato dai «bianchi» del KF Tirana in Kategoria Superiore, chiamato a raddrizzare la rotta dopo l’esonero lampo di Vangjel Mile, congedato in scia a due sconfitte in altrettante partite. È una mossa da area di rigore al 90’: decisa, senza fronzoli, perché il tempo nel calcio non aspetta nessuno.
UN RITORNO CHE SA DI ALBANIA Per
Bordin si tratta di un ritorno a un
campionato appena salutato: tra luglio e dicembre del 2024 ha guidato l’
Elbasani, annusando da vicino
ritmo,
ambiente e insidie del torneo. Una parentesi breve, ma sufficiente a prendere le misure al contesto. Ecco perché la chiamata del
KF Tirana suona come un test al cardiopalma ma non come un salto nel vuoto: il terreno lo conosce, il vento pure. Riuscirà a trasformare le correnti contrarie in spinta propulsiva?
LA PANCHINA DEL CAMBIO DI PASSO La scelta del club albanese è stata rapida come una ripartenza ben orchestrata: due giornate, due sconfitte, e
Vangjel Mile fuori dai giochi. In questi casi il messaggio è sempre lo stesso: serve un timoniere capace di dare
identità subito, di rimettere
ordine tra le linee e di portare il
gruppo a giocare «corto e aggressivo».
Bordin arriva con il compito di cambiare inerzia, di girare la clessidra emotiva dello spogliatoio e restituire fiducia a una squadra che, a quanto raccontano i risultati, è partita con il freno a mano tirato.
VIAGGIATORE DEL PALLONE, CON VALIGIA PRONTA E IDEE CHIARE L’identikit di
Roberto Bordin parla la lingua dell’esperienza mista al coraggio. Ex
Triestina, nell’ultima
stagione ha messo piede anche al
Caldiero Terme per quattro giornate di
campionato: un passaggio breve, ma indicativo di una disponibilità a rimboccarsi le maniche ovunque serva. All’estero, poi, il suo passaporto è ben timbrato:
Sheriff Tiraspol in
Moldavia,
Neftçi Baku in Azerbaigian e persino la nazionale della
Moldavia. Palcoscenici diversi, temperature
tattiche differenti, un denominatore comune: adattarsi, leggere il contesto, trovare l’equilibrio tra pragmatismo e
ambizione. Non è forse questa la qualità più ricercata in un allenatore chiamato a ricostruire in corsa?
TIRANA, AMBIENTE CALDO E ASPETTATIVE DA GRANDE Il
KF Tirana è una piazza che non fa sconti:
identità forte, fame di risultati, una tifoseria che chiede immediatamente segnali. Dopo due ko di fila, la scelta di un profilo internazionale come
Bordin è un atto di fiducia verso un’idea: rimettere il pallone al centro del villaggio con metodo e personalità. Niente maquillage, serve sostanza: ridurre gli spazi concessi, alzare l’intensità, riaccendere l’agonismo «buono». Il resto lo faranno i dettagli, quel centimetro in più in un contrasto, quel tempo di gioco guadagnato nella scelta del passaggio.
IL PONTE CON L’ELBASANI: CONOSCERE IL CAMPIONATO, ACCELERARE I TEMPI L’esperienza con l’
Elbasani tra luglio e dicembre del 2024 è una chiave preziosa: pochi mesi, certo, ma sufficienti a riconoscere i pattern di gioco ricorrenti, le difficoltà dei campi, le abitudini arbitrali, le piccole astuzie degli avversari. Quando cominci senza la necessità di «tradurre» il torneo, l’ingresso in spogliatoio cambia: puoi andare dritto al punto, mettere i
giocatori nelle migliori condizioni sin dal primo allenamento, usare parole giuste e tempi rapidi. A volte il cambio di marcia nasce così: dalla familiarità con la mappa prima ancora di partire. La sfida a
Tirana, oggi, chiede esattamente questo: fondere il
mestiere del navigatore con la lucidità del capocantiere, per trasformare in progetto un cantiere aperto dopo due giornate storte.