Non corrisponde affatto al vero che i colpi da 3 punti li sfoderino solo i titolari. A volte basta un lampo dalla panchina per cambiare l’inerzia, ribaltare il vento e scrivere una riga nuova nella propria storia. È quello che è successo all’Ospitaletto Franciacorta sul campo della Triestina, dove la rete del centrocampista Matteo Gualandris ha imbustato un pari di sostanza e personalità. Il dettaglio da cerchiare in rosso? Per il 21enne è il 1° gol tra i Professionisti. Non un graffio qualunque, ma un marchio a fuoco in una partita fuori casa, in uno scenario che pesa e che racconta tanto del carattere di un gruppo plasmato dal tecnico Andrea Quaresimini e di un ragazzo.
L’ISTANTE CHE CAMBIA LA PARTITA C’è un minuto preciso che resta addosso a chi vive di calcio: il
55’. È lì che
Gualandris, subentrato al compagno
Regazzetti, mette piede in campo con la testa di chi non vuole essere comparsa. E quando il
centrocampista entra, si sente subito che c’è elettricità nell’aria: tocchi puliti, scelte rapide, la squadra che respira meglio. Poi il colpo di testa che vale il pari al «Nereo Rocco» di
Trieste, una zampata che non solo muove la classifica, ma soprattutto sposta gli equilibri emotivi dello spogliatoio. Perché non è uguale pareggiare con un episodio fortunoso o afferrare la partita con le proprie mani, come fanno i giocatori che sanno riconoscere l’attimo e infilarci dentro tutto il proprio coraggio.
LA VOCE DEL PROTAGONISTA A fine gara, le parole di
Matteo Gualandris non sono quelle di chi ha vissuto un momento qualsiasi. Sono la fotografia di un
mindset da giocatore vero, che si è guadagnato sul campo la Serie C con la promozione dello scorso anno con gli orange: «Mi sono sentito molto stimolato e responsabilizzato, in quanto avevo il compito insieme ai compagni di riprendere in mano la partita. Così è stato per merito mio e dei compagni. Chi entra dalla
panchina ha un ruolo fondamentale perché è un valore aggiunto da non sottovalutare, può cambiare sia in positivo sia in negativo la partita» ha dichiarato nel post partita. È la dichiarazione d’intenti di chi conosce i pesi specifici delle giocate, il valore delle energie fresche, la differenza tra «esserci» e «contarci».
IL PESO DELLA PANCHINA: DA COMPRIMARI A GAME CHANGER Quante volte lo diciamo, e quante volte ce lo dimentichiamo quando si scende in campo? Il
calcio moderno è un gioco a
staffetta, non più a 11 fissi. Chi entra alza o abbassa il livello, determina le scelte dell’avversario, muta le geometrie. «Chi entra dalla
panchina ha un ruolo fondamentale»: nelle parole di
Gualandris c’è un prontuario tattico e psicologico. La
panchina non è un parcheggio, ma un trampolino. E la sua rete in casa
Triestina lo dimostra: l’inerzia si può piegare se chi subentra porta ritmo, testa e fame. Lo sanno gli avversari, lo sente lo stadio, lo capisce il compagno che alza lo sguardo e vede linee di passaggio nuove. E se l’ingresso al
55’ si traduce nel
gol del pari, significa che il piano partita si è arricchito di un fattore imprevedibile ma decisivo.
PRIMO SIGILLO TRA I PROFESSIONISTI: IL BIGLIETTO DA VISITA Primo
gol tra i
Professionisti a 21 anni. Sentite come suona? È un timbro che resta sul passaporto del calciatore e sul taccuino degli addetti ai lavori. Perché il primo
gol è un po’ come il primo rigore parato da un portiere: non vale solo per la statistica, ma per ciò che accende dentro. Autostima, consapevolezza, uno spicchio di leadership in più.
Gualandris lo dice senza sotterfugi: si è sentito «stimolato e responsabilizzato». E la parola
responsabilità, nel calcio, è un asset che non si compra al mercato. O ce l’hai, o la costruisci passo passo, allenamento dopo allenamento, minuto dopo minuto. Lui l’ha portata in campo al
55’ contro la Triestina, l’ha trasformata in
gol, e l’ha restituita al gruppo sotto forma di pareggio lontano da casa.
LA CARTOLINA DA TRIESTE E LA ROTTA TRACCIATA
Trieste dunque come cartolina di un pomeriggio che resterà nella memoria di Gualandris e dell’Ospitaletto Franciacorta: campo avverso, partita viva e un pareggio arpionato con il piglio della squadra che non molla l’osso. Il 21enne torna a casa con un ricordo che profuma d’esordio vero: primo gol tra i Professionisti, dichiarazioni da giocatore maturo e una lezione che vale per tutto lo spogliatoio. A cosa serve avere una panchina profonda, se non a cambiare la partita quando conta? La risposta è in quella rete che ha rimesso la sfida sui binari giusti e in quelle parole che, più di tante analisi, dicono chi sei e dove vuoi arrivare.