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Era una promessa del calcio italiano, tenta di rilanciarsi a 31 anni: riparte l'avventura del centrocampista

Ex Atalanta, Inter e Monza, esce dalla sua regione e da svincolato firma per un anno con un club che punta alla salvezza

VERONA SERIE A - ROBERTO GAGLIARDINI

VERONA SERIE A - Roberto Gagliardini, centrocampista classe 1994 cresciuto nelle giovanili dell'Atalanta, nella scorsa stagione ha giocato 8 partite in Serie A con il Monza

Le seconde o le terze chance nel calcio possono sempre esistere. Quando un centrocampista classe 1994 con pedigree da Inter e Atalanta, reduce da una stagione strozzata dall’infortunio, decide di rimettersi in carreggiata, cosa può succedere? Succede che il Verona muove i tempi giusti, fiuta l’occasione, entra in anticipo sul pallone e chiude a parametro zero per Roberto Gagliardini, pronto a rimettere i tacchetti nella Serie A che conosce bene, con l’energia di chi ha fame e la lucidità di chi sa come si sta in campo. Contratto firmato fino al 30 giugno 2026, maglia gialloblù sulle spalle e la porta di Paolo Zanetti già spalancata: sarà subito a disposizione.



IL COLPO GIALLOBLÙ
L’operazione era stata preannunciata all’ultimo giorno di calciomercato, come quelle trame che si sussurrano in corridoio prima che la regia alzi il sipario. Adesso c’è il timbro ufficiale del Verona, che in un comunicato ha sancito l’arrivo di Gagliardini a parametro zero. Un innesto pulito, lineare, senza riscatto né clausole da sudare: accordo secco, fino al 30 giugno 2026. Per un club che vuole correre senza appesantire il bilancio, è come piazzare il passaggio tra le linee al momento giusto: zero cartellino, tanta esperienza messa a libro.

LA ROTTA DI GAGLIARDINI
Roberto Gagliardini torna in Serie A e lo fa scegliendo Verona come nuova casa calcistica. Il suo identikit è chiaro: centrocampista, classe 1994, 31enne, curriculum con Inter e Atalanta nel bagaglio, ultimo capitolo al Monza. Dopo la retrocessione con il Monza, la scadenza del contratto e una stagione quasi interamente compromessa da un infortunio, si è ritrovato a un bivio: restare ai box o ripartire? Ha scelto di ripartire. Per tenere il motore caldo si è allenato con il Renate nelle ultime settimane, mantenendo ritmo e gamba, in attesa della chiamata giusta. È arrivata da Verona: colore gialloblù, stadio caldo, una panchina con idee chiare.



PARAMETRO ZERO, VALORE PIENO
Il mercato vive anche di equilibrio tra rischio e opportunità. Qui il rischio è calcolato, l’opportunità evidente. La formula a parametro zero è un invito a nozze per chi cerca qualità ed esperienza senza scomodare maxi investimenti. Gagliardini non un tappabuchi, non un mordi e fuggi, ma una scommessa ragionata sulla voglia di riscatto del giocatore e sulla capacità del Verona di rimetterlo al centro del progetto. L’infortunio che ha complicato l’ultima stagione resta un capitolo passato: oggi la pagina è nuova, e l’inchiostro è gialloblù.

NUOVE RESPONSABILITÀ, NUOVE OPPORTUNITÀ
La retrocessione con il Monza e l’infortunio che ha frenato l’ultima annata sono ferite che possono diventare calli: ti rendono più resistente. Questa firma fino al 30 giugno 2026 è una stretta di mano che vale come patto: il club offre palco e fiducia, il giocatore porta presenza e mestiere. Chi ama il calcio sa che il centrocampo è la cabina di regia invisibile: lì si vede se una squadra respira o annaspa. Gagliardini arriva per dare ritmo al respiro, per tenere la squadra corta, per mettere in ordine le idee quando serve lucidità. Sarà il campo a parlare, ma la premessa è chiara: Verona ha scelto un profilo che sa prendersi responsabilità.



LA RIPARTENZA
Il bello dei percorsi è che non sono lineari: si cade, ci si rialza, si cambia direzione. Il centrocampista classe 1994 ha scelto Verona per rientrare nel grande traffico della Serie A, non con il lampeggiante, ma con la freccia inserita e la strada davanti. Il contratto a 2026 dà il tempo di costruire, l’ingresso immediato nelle rotazioni di Paolo Zanetti offre la possibilità di incidere da subito. È la classica palla che rimbalza bene: ora sta a lui addomesticarla, alzare la testa e giocarla nel corridoio giusto. Perché al Bentegodi, quando la palla scotta e l’aria vibra, contano le scelte. E uno come lui le scelte sa come prenderle.

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