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Serie B

L'eroe della promozione torna nello stadio in cui è stato leggenda: «Saranno brividi d'amore»

I play off vinti a giugno, il ritorno al club di appartenenza a luglio: storia di un legame che non si spezzerà mai

PESCARA-VENEZIA - ALESSANDRO PLIZZARI

PESCARA-VENEZIA - Alessandro Plizzari, portiere classe 2000, dopo 3 anni con gli abruzzesi nella scorsa estate è tornato in Laguna

Pare ben chiaro quello che possa succedere quando il passato ti guarda dritto negli occhi da dietro una curva gremita. Quando il profumo di salsedine dell’Adriatico si mescola ai ricordi di una rinascita, e i guanti che oggi porti difendono un altro stemma, un altro sogno. Alessandro Plizzari torna a Pescara da avversario dopo l'eroica promozione ai play off di Serie C dello scorso giugno nella quale fu protagonista assoluto, ma chissà se il cuore, sabato pomeriggio, non vorrà deviare quel pallone invisibile che rotola tra memoria e presente. La sua voce, raccolta ai microfoni di Rete 8, è il suono di una vigilia intrisa di emozioni forti, di quelle che ti si attaccano addosso come la sabbia dopo una scivolata sull’erba bagnata.



RITORNO ALL’ADRIATICO, PELLE D’OCA ASSICURATA
Il portiere lombardo, classe 2000, non ha fatto giri di parole: «Eternamente grato al club e ai pescaresi, mi sono sentito adottato. Sabato saranno brividi d’amore». Basta questa frase per capire il cloroformio emotivo di una sfida che, più che una partita, somiglia a un abbraccio al contrario: l’Adriatico come palcoscenico di una pagina di vita, più che di cronaca. Plizzari ha costruito a Pescara una parte decisiva del proprio percorso, e lo ribadisce con la naturalezza di chi non deve dimostrare nulla: il legame con la città è profondo, la riconoscenza non è di circostanza.

LA MADONNINA DEL PORTO COME BUSSOLA DI UNA RINASCITA
Sotto la Madonnina del porto, Plizzari ha ritrovato tempo, fiducia, prospettiva. «Mi sono legato al Pescara perché in un momento di difficoltà il club mi ha dato la possibilità di poter rinascere, non è una cosa scontata nel mondo attuale. Sarò, per questo, eternamente grato». Parole che pesano come un’uscita alta al 90’, quando l’area è affollata e devi scegliere il tempo perfetto: in quella fase complicata, il Delfino gli ha offerto la presa più importante, quella che lo ha rimesso in partita. Non stupisce, allora, che oggi, pur vestendo i colori del Venezia, l’Adriatico resti una seconda pelle.



LA NOTTE DEI PLAYOFF, BRIVIDI CHE NON FINISCONO MAI
C’è una scena che Plizzari non smette di rivedere. È la finale playoff che ha regalato al Pescara la promozione in Serie B. «La finale playoff un’emozione difficile da descrivere a parole, provo ancora dei brividi pazzeschi». È la memoria collettiva di una città che si stringe attorno alla propria squadra, e di un portiere che in quella corsa ha lasciato una fetta di cuore. Quella notte resta un faro, un replay emotivo che torna a scorrere proprio adesso che la vita lo riporta all’Adriatico da avversario. Ma si può davvero essere «avversari» quando il tuo passato ti chiama per nome?

«PESCARA SARÀ SEMPRE CASA»: IL LATO UMANO CONTA PIÙ DEI GUANTI
Non c’è solo calcio giocato, c’è l’umanità delle relazioni costruite tra spogliatoio e città. «Pescara mi ha dato tantissimo anche a livello umano, ho stabilito dei rapporti che vanno oltre la professione. Pescara sarà sempre casa». È un manifesto di appartenenza che travalica i confini del risultato. E c’è anche un rimpianto sfiorato, una sliding door di mercato che non si è aperta: «C’è stata veramente la possibilità di tornare ma le trattative non sempre vanno a buon fine». Le dinamiche del calciomercato sanno essere più scivolose di un terreno zuppo di pioggia: stavolta il rimbalzo non è stato favorevole.



TRA I PALI, LA SFIDA È DOPPIA: L’OMBRA LUNGA DI STANKOVIC
Guardando a sabato, Plizzari parla chiaro del confronto diretto con un collega stimato, Filip Stankovic. Lo fa con onestà e lucidità: «A Venezia sta giocando Stankovic che è veramente forte, di un’altra categoria, probabilmente il migliore del campionato di Serie B». La concorrenza, insomma, è di quelle che ti costringono a tenere i riflessi accesi anche quando il pallone è dall’altra parte del campo. Ma non c’è resa: «Il mio obiettivo è mettere in difficoltà il mister, di certo non mollerò di un centimetro». È la mentalità del portiere che vive d’istanti: puoi passare minuti nel silenzio, poi in un secondo devi diventare eroe. Proprio come successo esattamente allo stadio Adriatico lo scorso 7 giugno.

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