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Serie A

Fa vincere alla Juventus il derby d'Italia al 92', il semi-sconosciuto classe 2006 è davvero «Magico»

Un ribaltone dietro l'altro nell'atteso incontro, che termina con la rete decisiva del giocatore bianconero

JUVENTUS-INTER SERIE A - VASILIJE ADZIC

JUVENTUS-INTER SERIE A - Vasilije Adzic, centrocampista classe 2006, è arrivato in bianconero nell'estate del 2024

Le favole abitano ancora nel calcio. Eccome. All’Allianz Stadium, il 13 settembre 2025, il Derby d’Italia si è trasformato in un film d’azione: Juventus-Inter 4-3, con il colpo di scena in pieno recupero firmato dal classe 2006 Vasilije Adzic. «Magico», gli ha sussurrato più volte Dusan Vlahovic, nel boato che ha fatto vibrare Torino. Tre punti d’oro per Igor Tudor: i primi in un vero big match della sua gestione bianconera, la terza vittoria di fila, il cammino ancora a punteggio pieno. L’Inter? Secondo ko consecutivo e un rimpianto lungo una notte.



ADRENALINA ALL’ALLIANZ: RIBALTONI DA CHAMPIONS
Ritmi da Champions, ribaltoni come un vento d’agosto che cambia direzione ogni 5 minuti. La Juventus parte forte, mette la faccia, tocca il vantaggio; l’Inter ribatte e sorpassa. A quel punto, che fai? Ti sciogli o reagisci? La Juve sceglie la via dei grandi: stringe le linee come quando difendi la porta di casa, soffre quando c’è da soffrire, si rimette in carreggiata, pareggia, rilancia e infine colpisce nel momento in cui il cronometro stava già firmando il 3-3. Adzic entra, vede una fessura dove gli altri vedono un muro e libera un destro dalla distanza che piega l’aria e la partita: 4-3, Allianz in estasi, Inter a masticare amaro.

ADZIC, IL RAGAZZO DEL BUDUĆNOST CHE ILLUMINA IL DERBY D’ITALIA
A 19 anni e 124 giorni, Vasilije Adzic è lo straniero più giovane ad aver segnato con la Juve nel Derby d’Italia. Un cartellino da prospetto scintillante già al momento dello sbarco a Torino, pescato dal Budućnost con l’idea chiara di una valorizzazione a tappe: Juventus Next Gen e poi prima squadra. La scorsa stagione aveva già bussato alla porta dei «grandi» con 6 presenze e lampi di personalità anche se per poco tempo, mentre in Next Gen aveva messo insieme 10 partite e 4 gol, certificando una superiorità tecnica che in Serie C si vede a occhio nudo. E pensare che fino all’ultima settimana di mercato sembrava in uscita: Palermo alla finestra, lui che alla fine sceglie la Juve. Scelta coraggiosa, premio immediato.



TUDOR E LA LINEA VERDE: QUANDO IL TALENTO INCONTRA L’IDEA
Igor Tudor non lo ha mai nascosto: a Torino apprezza i giovani che accendono il gioco. In Adzic ha intravisto il profilo compatibile col suo calcio: intelligenza tattica, capacità di creare superiorità, letture nello stretto, passo giusto tra le linee per dettare la traccia nell’ultimo terzo di campo. Dalla lavagna al prato, però, la strada è una salita con pendenza da Mortirolo: la continuità in prima squadra si conquista metro dopo metro. Eppure la giocata del recupero dice che il ragazzo ha il fiato per arrivare in cima.

ESAME DI CARATTERE: AVANTI, SOTTO, ANCORA AVANTI
Quante squadre, dopo aver preso un ribaltone, si risistemano e tornano a far male? Poche. La Juventus ci è riuscita tenendo il pallone quando serviva e spezzando il ritmo quando era il momento di abbassare la marea. È la differenza tra essere protagonisti e fare da spalla: i bianconeri hanno letto la partita come si legge una traccia d’esame, con la capacità di non farsi travolgere dalle difficoltà. Prima il vantaggio, poi la sberla del sorpasso subito, quindi la rimonta cucita con pazienza e orgoglio, fino al colpo del ko nel recupero. Una sceneggiatura che dice molto della testa, della tenuta emotiva e della fame.

ADZIC, IL GRAFFIO NEL RECUPERO
Il calcio vive di attimi, e l’attimo di questa serata porta il nome di Adzic. Il suo tocco nel recupero è la fotografia perfetta di una squadra che ci crede fino a quando l’arbitro non porta il fischietto alla bocca. È il gol che cambia l’umore della settimana, che fa esplodere lo spogliatoio, che trasforma una buona prestazione in un risultato che pesa. C’è freddezza, c’è fame, c’è quella scintilla che separa i «bravi» dai «decisivi». E quando la partita diventa un testa o croce, avere qualcuno disposto a prendersi la responsabilità del lancio è oro.

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