In questo mio pezzo vorrei darmi anch'io delle arie, scrivere e teorizzare quello che ho in mente imitando quegli emeriti sconosciuti - come il sottoscritto - i quali a differenza mia si dilettano a scrivere e a inventare fantasiose metodologie psicoatletiche dispensando formule magiche prese da altri sport che paiono aver poco a che spartire con chi vuole fare calcio. Questi teorici non riusciranno mai a inventare qualcosa di diverso, i nostri bambini si avvicinano al calcio perché innamorati dei campi verdi, dei palloni, delle porte, e dei gol. Vivo gran parte della mia giornata pensando ancora al calcio, navigo con lui nei ricordi del passato, mi confronto col presente analizzando ciò che vedo, che ascolto, che leggo.
Seguo i campionati nazionali ed esteri, i settori giovanili e le scuole calcio, esse sono le aree tecniche che più mi affascinano. Nel calcio giovanile assegnare un ruolo preciso a ciascun giocatore e intuire chi possa celare un potenziale per diventare un futuro professionista, richiede una comprensione rapida e attenta. Ecco che allora teorizzo due mie personali formule per il riconoscimento di tali previsioni:
Abilità tecniche e gestuali x [Aspetto fisico + Velocità] = RUOLO
Eccezionali abilità tecniche e gestuali x [Aspetto fisico + Velocità + Rapidità +Visione del gioco + Creatività + Ruolo] = PROBABILE FUTURO PROFESSIONISTA
Come si vede nelle mie personali formule sopra riportate, la tecnica risulta la qualità leader, senza di essa e solo con le altre qualità in una squadra di calcio si farebbero solo danni. Sprovvisti di tecnica ci si può solo divertire giocando finché si ha voglia, ma in età calcisticamente adulta, cambiare mestiere al più presto resta un’opzione particolarmente saggia. Ma come si fa ad avere un grande rapporto con la tecnica allenandosi solo poche ore alla settimana, dedicando gran parte del lavoro alla corsa, alla componente atletica, alle spiegazioni tattiche inutili?! È come allenare un corridore senza bicicletta. Non scrivo niente di nuovo sostenendo che per molti club in tutte le categorie la vittoria di un campionato è indice di crescita tecnica della squadra, del loro mister e della società. Nessuno si interessa di quanti minuti tra allenamenti e partite i componenti della rosa abbiano passato con il pallone. La solita teoria che una squadra tecnicamente debole inserita in un girone con squadre altrettanto deboli vince il campionato ed è indice di crescita per tutti. L'anno successivo, la stessa squadra il più delle volte passa ad un altro mister e si sente la solita tiritera: “Ma questi non sanno neanche stoppare un pallone!” “Ma cosa dici? Questi hanno vinto tutto, tornei e campionato!” Il solito refrain che a inizio anno si sente da allenatori che mettono le mani avanti prima di iniziare la stagione, e così di seguito fino alla Juniores, ultima categoria giovanile, e poi per tanti l'abbandono del calcio.
Questa è la triste realtà, è inutile lamentarsi che le squadre giovanili professioniste sono imbottite di stranieri, noi paghiamo poco gli allenatori bravi nel dimostrare, è li che ci dovrebbe essere il maggior investimento. La tecnica applicata alla velocità, e la tecnica estrosa devono essere due integratori da prendere tutti i giorni somministrati da specialisti dell'esempio tecnico. Tutti i dribbling devono essere dimostrati da chi è predisposto all'insegnamento, che oltre ad insegnare i propri, deve essere in grado - dopo uno studio pratico sul campo- di emulare tutti quelli dei grandi campioni del presente e del passato i quali ci indicano la strada da seguire. Le finte ondeggianti in corsa, finte da fermo con sgommate, tecniche di superamento in spazi stretti, gli arresti con la palla e gli arresti simulati con ripartenze improvvise, gli aggiramenti con veroniche e roulette a due tempi, a tre tempi, tutto ciò non si può allenare con la teoria. Sui campi in allenamento si sentono i mister incitare i propri giocatori con: “Dai dribbla, fammi vedere cosa sai fare, inventa qualcosa, non aver paura, cerca di aggirarlo, fai un numero, fagli il tunnel”. Poi alla domenica: “Scarica dietro, manteniamo il possesso palla, non è il momento di rischiare, se non lo capisci ti tolgo”. Calciare in porta in tutti i modi e con tutte le superfici dei piedi da tutte le posizioni, gioco aereo acrobatico, conclusioni di testa, cambiamenti di gioco con lunghe aperture, come possono essere teorizzate?! Trascrivo alla lettera quanto letto su La Stampa di Torino giovedì 28 agosto a pag. 29: «La FIGC: "Si insegni i dribbling nei vivai" La FIGC chiede di puntare maggiormente sull'insegnamento del dribbling ai ragazzi nei settori giovanili». Lo ha fatto il responsabile delle Under azzurre Maurizio Viscidi durante un convegno a Milano davanti a numerosi responsabili dei vivai di società professionistiche. Personalmente proporrei ai responsabili tecnici di Coverciano di istituire un super corso pratico (sul campo) con patentino finale per l'abilitazione di dimostratore tecnico, rendendo così questa figura professionale obbligatoria in tutte le società professioniste e dilettantistiche, il quale oltre che operare personalmente con i ragazzi, istruirà tutto l'organico allenatori. Basta con la teoria che batte la pratica, e i moduli di gioco che battono le individualità, e il risultato che batte tutti. Concludo riportando un concetto di un grande dribblatore, Andrea Gasbarroni, da anni dimostratore in Juventus, già da me scritto in un altro articolo, ma che qui calza a pennello: ”Se non dribbli cosa giochi a fare a calcio!?”
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