Avete presente quelle notti europee in cui la palla pesa come un macigno e il cronometro corre più veloce dei pensieri? Ecco, la Juventus ha inaugurato il suo cammino in Champions League con una di quelle partite che restano appiccicate alla memoria come un coriandolo dopo il Carnevale: un 4-4 interno allo Stadium contro il Borussia Dortmund che sa di follia lucida, di rincorsa affannosa e di cuore oltre l’ostacolo. Una giostra di emozioni da far venire il fiatone, con i bianconeri costretti a inseguire per tutta la ripresa e capaci di riacciuffare gli ospiti avanti 4-2 in pieno recupero grazie alle zampate di Dusan Vlahovic e Kelly. Roba da brividi lungo la schiena, roba da Champions.
VLAHOVIC, INGRESSO DA CENTRAVANTI VERO: DAL 58’ AL 67’ PER SPACCARE LA PARTITA La fotografia tattica ed emotiva della gara porta i tratti indelebili di
Vlahovic. Il rinato centravanti serbo entra al 58’ al posto di
David e in meno di
10 minuti graffia: al 67’ firma il 2-2 momentaneo, il
gol che riapre la botola e rimette la Juve sul sentiero. Un attaccante che legge il copione e si prende la scena, attento a ogni pallone vagante, feroce nel cercare la porta come si cerca l’ossigeno dopo una lunga apnea. La serata dirà poi che
Dusan colpirà ancora in pieno
recupero, quando la palla scotta e le gambe tremano. È lì che si separano i bomber dagli attaccanti qualunque: un tocco, un tempo d’anticipo, e la storia cambia.
«STA AL MISTER SCEGLIERE»: PAROLE DA SPOGLIATOIO, SOSTANZA DA LEADER«Sta al
mister scegliere chi gioca, io sono sempre a disposizione». Poche parole, quelle sussurrate da
Vlahovic ai microfoni di Sky, ma dritte come una punizione sotto l’incrocio. Dentro c’è tutto: la disponibilità, l’umiltà di chi accetta le rotazioni di
Igor Tudor, la fame di chi sa fare la differenza a prescindere dal minutaggio. E c’è, soprattutto, la consapevolezza del momento:
Vlahovic è in un ottimo stato di forma in questo inizio di stagione bianconera, tra i migliori in assoluto nella serata del
4-4. Il suo contributo è benzina ad alto numero di ottani per una
Juventus che, quando ha bisogno di un riferimento davanti, trova in lui una calamita per i palloni che contano.
KELLY, IL COMPAGNO DI RIMONTA: ZAMPATA NEL RECUPERO E PUNTO D’ORO E poi c’è
Kelly, l’altro nome che illumina il
recupero. Nel caos dell’ultimo giro di lancette, la sua firma vale come la puntina che ferma il disco quando la musica sembra scappare via: timing perfetto, presenza nel posto giusto al momento giusto. Il suo
gol è più di una statistica: è un segnale di squadra, il manifesto di una Juve che non si spegne e anzi rilancia proprio quando la partita prova a darle le spalle con il rigore del 2-4 (decisamente discutibile).
ALTALENA EMOTIVA DA CHAMPIONS: PREGI E DIFETTI MESSI A NUDO Un
4-4 al debutto europeo è un biglietto da visita in grassetto. Cosa racconta? Che la
Juventus ha coraggio e caparbietà, la capacità di restare attaccata al risultato anche nei momenti in cui l’inerzia sembra scritta dall’avversario. Ma racconta anche di una gara aperta, di spazi larghi e cambi di fronte, di una fase difensiva messa a dura prova dagli strappi del
Borussia Dortmund. È la bellezza e la trappola delle notti di
Champions League: se ti abbassi, vieni infilato; se ti allunghi, rischi di farti male. Ne esce un
pareggio pirotecnico che vale come una bussola: indica la rotta, avverte sulle onde.
QUEL CHE RESTA DEL 4-4 Resta il fruscio dell’ultimo cross, resta l’urlo liberatorio dei
gol nel
recupero, resta la fotografia di
Vlahovic che abbraccia i compagni come chi sa di aver rimesso la barca sulla rotta giusta. Resta soprattutto l’idea che questa
Juventus, al netto delle montagne russe di una partita folle, abbia messo sul tavolo la qualità più preziosa in
Europa: la
resilienza. Il resto, i bilanci veri, li porteranno le prossime serate. Ma intanto il cartellino di presentazione è stato timbrato con carattere, sudore e un
4-4 che sa già di storia da raccontare.