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L'iconico Bomber di Juventus e Roma allenerà la Nazionale, è la sua prima panchina in carriera

Il ritiro 8 anni fa, ora il prestigioso impegno: tra i convocabili anche una stella esplosa negli ultimi giorni

NAZIONALE MONTENEGRO - MIRKO VUCINIC

NAZIONALE MONTENEGRO - Mirko Vucinic, attaccante classe 1984 ex di Juventus, Roma e Lecce, si è ritirato dal calcio giocato nel 2017

Mirko Vucinic, l’attaccante che ha fatto impazzire le difese italiane tra Lecce, Roma e Juventus, torna nel mondo del calcio dalla porta principale: la panchina del Montenegro. Sì, proprio lui, chiamato a vestire i panni del commissario tecnico della sua nazionale. Una scelta che profuma di coraggio e di appartenenza, la prima tappa di una nuova vita professionale dopo il ritiro. E allora la domanda sorge spontanea: può l’istinto del bomber trasformarsi nel «manico» del CT? La risposta, per ora, è nella promessa di una sfida affascinante, tutta da giocare col cronometro in mano e lo sguardo fisso sulla crescita del gruppo. Con un dettaglio non da poco: tra i convocabili c’è Vasilije Adzic, talento della Juventus, pronto a incrociare la strada di un ex bianconero che conosce l’aria di Torino come pochi.



MIRKO VUCINIC, DAL CAMPO ALLA PANCHINA: UN PASSAGGIO NATURALE?
Il bello del calcio è che ti riporta sempre a casa. Vucinic aveva salutato l’erba qualche anno fa, quando si è ritirato, e adesso rientra in scena con il ruolo più esposto: guidare il Montenegro, il suo paese. Un debutto assoluto da allenatore, è vero, ma con uno zaino pieno di esperienze d’alta quota. In Italia ha imparato il valore del dettaglio, della tattica, del sacrificio. A Lecce è sbocciato, a Roma ha imparato a giocare coi riflettori addosso, alla Juventus ha respirato la pressione delle grandi ambizioni. Tutta benzina per affrontare una panchina che non perdona distrazioni, perché una nazionale non la alleni: la interpreti, la orienti, la porti a battere un colpo nei momenti che contano.

LA SCELTA DEL MONTENEGRO: CORAGGIO, IDENTITÀ E RESPONSABILITÀ
Prendere Vucinic significa puntare su una guida riconoscibile, simbolica. Non è un tecnico di lungo corso, è vero: è il suo primo incarico. Ma c’è una logica che va oltre i numeri sulla lavagna. Il Montenegro cerca una scintilla, un collante tra generazioni, una voce capace di parlare la lingua dello spogliatoio e della piazza. Chi meglio di un ex attaccante che ha visto e vissuto il calcio ai massimi livelli? Il CT, qui, diventa il «capobranco»: disegna una rotta, lavora sulla mentalità, alza il livello competitivo. E Vucinic ha tutto per accendere quella luce che talvolta fa la differenza tra squadra e squadra nazionale.



L’INCROCIO BIANCONERO: VASILIJE ADZIC SUL RADAR DI VUCINIC
C’è un dettaglio che accende la fantasia: Vasilije Adzic, giocatore attuale della Juventus, potrebbe diventare una delle chiavi del progetto. Un talento da svezzare, da accompagnare, da mettere nelle condizioni di osare. E qui il filo si tende: un ex bianconero, ora CT, che lavora con un bianconero di oggi. Non è solo una suggestione, è un’opportunità concreta. Perché Vucinic conosce l’ambiente, ne ha respirato l’intensità, sa quanto contano disciplina, fame e ambizione. E potrà trasmettere a Adzic il gusto del rischio calcolato, la cattiveria tecnica nei trenta metri finali, l’arte della scelta giusta nel momento giusto.

IDEE DI GIOCO: PRAGMATISMO, CORAGGIO, VERTICALITÀ? LA LAVAGNA È BIANCA MA L’INTUIZIONE C’È
Quale sarà la fisionomia del Montenegro versione Vucinic? La palla è al centro, la lavagna ancora bianca. Ma possiamo immaginare alcune linee guida figlie della sua esperienza: squadra corta, concentrazione maniacale, rispetto delle distanze, capacità di ribaltare il campo in pochi tocchi. A Roma e a Torino, Vucinic ha imparato che nelle partite vere si vince stando dentro ai dettagli: una pressione ben dosata, la scelta dei tempi in transizione, la gestione dei momenti emotivi. Giocherà con prudenza o con il coltello tra i denti? Spingerà sulle corsie o proverà a sfruttare l’uno contro uno tra le linee? Domande che fanno venire voglia di accendere la TV e mettersi comodi, perché l’esordio di un CT alla prima esperienza è sempre una storia da raccontare.



LA PRIMA SFIDA DA CT: CREARE GRUPPO, DARE UNA TRACCIA, ALZARE L’ASTICELLA
La nazionale è un club senza quotidiano: poco tempo, molta pressione, obiettivi chiari. Serve un’idea semplice, ripetibile, credibile. Qui Vucinic dovrà essere allenatore e selezionatore, motivatore e gestore: scegliere gli uomini, dare ruoli, accordare il coro. La parola d’ordine? Identità. In campo si traduce in compattezza e coraggio, fuori in verticalità di messaggi: poche frasi, molto chiare. Lavorare sul talento e trasformarlo in rendimento è la prima pietra. Il Montenegro ha bisogno di sentirsi pericoloso, fastidioso, mai domo. Un po’ come certi gol di Vucinic: non belli per forza, ma pesanti, decisivi, capaci di spostare l’inerzia. L'attaccante ha vissuto spogliatoi italiani in cui il senso di appartenenza è stato un valore fondante. Portare quel codice in Nazionale può essere la mossa vincente, la scintilla che accende la competitività.

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