Quando il telefono squilla e il cielo si fa azzurro è chiaro cosa pensi un centrale. Sogna di mordere l’erba di un Mondiale, di far risuonare l’inno con il petto in avanti e di difendere come un veterano al 90°. Wisdom Amey, difensore classe 2005 della Pianese, questo sogno lo sta acchiappando a piene mani. «Sono contentissimo della chiamata del commissario tecnico. io mi sento benissimo: come ho detto ad amici e compagni, essere chiamato dalla nazionale è sempre un onore e un piacere. adesso voglio giocare questo mondiale nel migliore dei modi» le sue parole tramite i canali ufficiali del club toscano. Parole che pesano come una scivolata pulita in area: tempismo, convinzione, pulizia. E soprattutto: fame. E come fa a non avercela un ragazzo che ha esordito a 15 anni e 274 giorni in Serie A il 12 maggio 2021 in un Genoa-Bologna finito 2-0?
L’AZZURRO ADDOSSO, LA TESTA FORTE La chiamata al
Mondiale Under 20 in Cile non è solo una cartolina da incorniciare; è una stretta di mano con il destino. Per un centrale, significa assumersi responsabilità: guidare la linea, leggere i corridoi prima che diventino autostrade per gli avversari, usare il corpo come scudo e la testa come bussola.
Amey ci entra dentro a gamba forte, senza tremare, con la serenità di chi sa di aver messo fieno in cascina. Lo dice lui stesso: «Sono contentissimo della chiamata del commissario tecnico… adesso voglio giocare questo mondiale nel migliore dei modi». È la traduzione più semplice di un manifesto personale: quando la Nazionale chiama, si risponde presente con il sorriso, ma anche con l’elmetto dopo aver già dimostrato di essere pronto quando chiamato in causa dal suo tecnico
Alessandro Birindelli con 3 presenze in campionato.
INGHILTERRA E GERMANIA, PROVE GENERALI DI MATURITÀ Prima della valigia mondiale, il campo ha già parlato.
Amey ha indossato l’azzurro contro
Inghilterra e
Germania, due scuole calcistiche che non regalano nulla. «Un’esperienza incredibile. una partita, quella con l’Inghilterra, è andata bene, perché abbiamo vinto. L'altra un po’ meno, ma la squadra è forte e ci stiamo conoscendo sempre di più. ora vogliamo dare il massimo e provare a raggiungere il miglior risultato possibile». Che cosa raccontano queste righe? Raccontano un difensore che non si nasconde dietro l’alibi del risultato: prende il buono, metabolizza il meno buono e rilancia. È la grammatica dei centrali veri: leggere, assorbire, migliorare. E soprattutto alzare l’asticella del gruppo, perché un
Mondiale si affronta come un blocco granitico, non come un mosaico di individualità.
PIANESE, LA FUCINA QUOTIDIANA: SCHEMI, CARATTERE, IDENTITÀ Se la
Nazionale è l’alta quota, la
Pianese, club in cui è in prestito dal
Bologna, è la palestra dove si pompa il motore. E qui
Amey porta un messaggio chiarissimo: «Con la squadra e con gli schemi del mister mi sto trovando benissimo. veniamo da buone prestazioni che danno morale all’ambiente e confermano il lavoro fatto in settimana. L’obiettivo è sempre migliorare, ascoltare il mister, mettere in pratica le sue idee per vincere e dare serenità al gruppo, sia durante gli allenamenti sia nello spogliatoio». È il decalogo del difensore moderno: dalla lavagna tattica al corridoio dello spogliatoio, dall’allenamento del martedì al riscaldamento della domenica.
Amey parla di serenità come di un fondamentale, al pari del tackle o del colpo di testa: una squadra serena gioca un secondo prima, e quel secondo nel calcio è oro colato.
VIS PESARO ALL’ORIZZONTE: PARTITA DA TACCHETTI ALTI Intanto il calendario non aspetta, e all’orizzonte per la
Pianese c’è la
Vis Pesaro. «Sarà una gara molto fisica e tosta, perché anche loro sono una buona squadra. noi la stiamo preparando bene e la affronteremo con carattere, come abbiamo fatto nelle scorse partite, senza paura e con l’obiettivo di portare a casa i tre punti». Tradotto in gergo: duelli aerei, contrasti che fanno rumore, secondi palloni da aggredire come se valessero un gol. È il tipo di partita che a un centrale piace: la misuri a metri vinti, anticipi riusciti, linee tenute col filo a piombo. E se c’è una cosa che traspare dalle parole di
Amey, è la volontà di incidere con la stessa intensità con cui ha vissuto l’azzurro: carattere in campo, testa fredda e niente fronzoli.
LA DOPPIA VITA DEL DIFENSORE: CONDOTTIERO E METRONOMO Il centrale è un regista arretrato con la corazza del guerriero. Deve chiamare la linea, accorciare i reparti, far scivolare il blocco come una fisarmonica e scegliere quando rompere per anticipare.
Amey sembra a suo agio in questo doppio abito: il riferimento al lavoro settimanale, alla sintonia con gli «schemi del mister», al desiderio di «mettere in pratica le sue idee», è la fotografia di un difensore che si sente ingranaggio e volano insieme. E quando aggiunge l’importanza di «dare serenità al gruppo», mette la firma su un aspetto spesso invisibile: la leadership silenziosa, quella che si misura in sguardi e in piedi ben piantati, non solo in scivolate che strappano l’applauso. La chiamata al
Mondiale Under 20 illumina la strada, ma non distrae. Anzi, alza l’asticella quotidiana. E per un centrale che ama le partite «fisiche e toste», sembra proprio l’agenda perfetta per continuare a crescere.