Non l'avrebbe mai immaginato nessuno, a inizio stagione, che il Perugia avrebbe dovuto chiamare il time-out così presto. La panchina biancorossa ha cambiato padrone: Vincenzo Cangelosi è stato esonerato dopo una riunione fiume in seno alla dirigenza umbra, arrivata sulla scia della pesante battuta d’arresto a Ravenna (giunta oltretutto quando si vinceva 2-0 e si è poi perso malamente 3-2). Quando la classifica morde le caviglie e il pallone diventa pesante come un macigno, il club è costretto a giocare la carta più forte: il cambio di guida tecnica. E ora? La palla passa a Piero Braglia, nome caldo, esperienza da vendere e attenzioni già puntate sulla piazza.
LA STERZATA: CANGELOSI SALUTA DOPO UN AVVIO IN SALITA Il
Perugia ha deciso di chiudere l’avventura con
Vincenzo Cangelosi. La società ha scelto di intervenire senza più attendismo: 3 punti in 5 giornate, frutto di 3 pareggi e 2 sconfitte, sono un bottino troppo magro per restare a guardare. Diciassettesimo posto e morale sotto i tacchetti: un binomio che ha accelerato la decisione. Lo spogliatoio ha bisogno di una voce nuova, il campo di un piano gara riconoscibile, l’ambiente di un segnale forte. Ecco il primo scossone della
stagione, quello che ti cambia il passo o ti inchioda: adesso dipende da come il
gruppo lo assorbirà.
CLASSIFICA IMPIETOSA E CAMPANELLI D’ALLARME La fotografia è nitida e non perdona: dopo 5 turni, il
Perugia arranca. La sconfitta di
Ravenna ha fatto da spartiacque, confermando una tendenza preoccupante in un
campionato che si annuncia tirato come una corda di violino. In situazioni così, ogni pallone vagante in area diventa una sentenza, ogni dettaglio pesa doppio. Quando la fiducia scema, anche l’uscita dal pressing sembra scalare il Gavia e il Mortirolo. Ecco perché la società ha scelto una terapia d’urto: cambiare
rotta, prima che la
stagione scappi via come sabbia tra le dita.
BRAGLIA IN POLE: ESPERIENZA, AFFIDABILITÀ E SEGNALI DALLA TRIBUNA Per la successione ecco il già ufficializzato
Piero Braglia. Un profilo di «consolidata esperienza», la definizione che in questi casi vale come un marchio di fabbrica: competenza, pragmatismo, spogliatoi governati con piglio.
Braglia, reduce dalla breve avventura con il
Rimini interrotta per le turbolenze societarie del club romagnolo, aveva già fatto capire di gradire la destinazione: la sua presenza sugli spalti del Barbetti durante
Gubbio-Perugia nelle giornate precedenti non è passata inosservata. È quel tipo di dettaglio che, nel calcio, spesso precede i fatti: un’antenna alzata, un messaggio in chiaro, un corteggiamento che prende corpo.
I CONTATTI E L’ACCORDO: FINO A GIUGNO, CON OPZIONE LEGATA AI RISULTATI Il filo diretto tra
Perugia e
Braglia è andato a buon fine. Il perimetro del contratto prende forma: un accordo fino al termine della
stagione, quindi fino a giugno, con un’opzione di prolungamento subordinata ai risultati. Una formula che è anche una dichiarazione d’intenti: responsabilizzazione reciproca, obiettivi chiari, merito come bussola. Tradotto in gergo da spogliatoio: si gioca a viso aperto, chi porta punti porta anche futuro.
COSA SERVE SUBITO AL PERUGIA: IDENTITÀ, RITMO E FEROCIA NELLE DUE AREE La scossa dal cambio in panchina non basta se non viene incanalata. Il
Perugia ha bisogno di ritrovare la sua anima nel breve: una struttura di squadra leggibile, distanze corte tra i reparti, personalità nei momenti caldi. Il 17° posto si ribalta non con slogan, ma con ordine e intensità: la prima pressione va sincronizzata come un'orchestra, la gestione dei palloni sporchi va trasformata in abitudine, e nelle due
aree deve tornare la cattiveria buona che decide i campionati. E poi c’è la testa: dopo una partenza così, serve liberarsi del freno a mano mentale, perché il pallone non perdona esitazioni. In fondo, il
campionato è appena cominciato: il cronometro corre, ma c’è ancora campo per ribaltare la trama.