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Serie C

È il Re dei Bomber del campionato ma non gioca mai titolare, il paradosso dell'attaccante

Già 4 gol in 5 presenze, tutti realizzati da subentrante: il classe 2000 sfida le gerarchie del suo allenatore

LANEROSSI VICENZA SERIE C - NICOLA RAUTI

LANEROSSI VICENZA SERIE C - Nicola Rauti, attaccante classe 2000 scuola Torino, è arrivato in biancorosso nell'estate del 2024

Non sta scritto da nessuna parte che l'attaccante più letale non possa essere quello che suona l’inno da titolare ma quello che entra quando la partita brucia. Il caso di Nicola Rauti è un paradosso che luccica: capocannoniere del Girone A di Serie C con 4 gol, proprio come Tommy Maistrello dell’Union Brescia, ma con una sola gara da titolare. Tutto il resto? Panchina, attesa, studio della partita… e poi zampata. Anzi, 4.



UN CAPOCANNONIERE CON IL CRONOMETRO IN MANO
In tutto 5 presenze, 4 gol. Il tabellino stringe l’occhio a Rauti, classe 2000, che ha costruito il suo piccolo capolavoro in punta di cronometro. L’esordio stagionale contro il Lumezzane è una miniatura perfetta: 11 minuti in campo e rete. Non un fuoco di paglia: alla seconda, «mezz’ora e poco più» nel pari a reti bianche con l’Ospitaletto, utile per mettere benzina nel motore e raccogliere sensazioni. Poi le partite che spostano gli equilibri: un quarto d’ora nel derby col Cittadella, deciso proprio da una sua rete, e infine la doppietta che ha steso la Pro Patria, entrando a inizio ripresa e cambiando l’inerzia come un 10 che sposta le montagne con un tocco. I numeri, nel calcio, non raccontano tutto, ma qui fanno rumore: Rauti è capocannoniere del Girone A pur avendo iniziato 4 gare dalla panchina. L’unica volta in cui è stato schierato dall’inizio? Un’ora in campo, poi il cambio. E senza gol. È la sintesi di un paradosso: e se il suo habitat naturale fosse proprio il subentro?

L’ARMA SEGRETA DALLA PANCHINA
Nel gergo da spogliatoio esiste una figura speciale: l’uomo dalla panchina, quello che entra e spacca. Rauti, per ora, incarna esattamente questo identikit. La sua lettura degli spazi quando la partita si allunga, la capacità di aggredire profondità e secondi palloni, la freddezza nel calciare a rete senza bisogno di un manuale d’istruzioni: tutto fila. Difese stanche, linee spezzate, ritmo differente: per chi ha gamba e fame, è come giocare in campo grande con gli avversari già a metà serbatoio. E il classe 2000 sta dimostrando di avere la frizione perfetta per cambiare marcia al momento giusto. Entrare «a inizio ripresa» e stendere la Pro Patria con una doppietta non è soltanto statistica, ma un manifesto tattico: quando Rauti rompe la porta del match, spesso la partita si inclina. Che sia un’azione diretta o un inserimento sul secondo tempo di una manovra, la firma arriva. E nel derby col Cittadella, dove il margine d’errore è zero e la tensione è in chilogrammi, quel quarto d’ora va letto come un colpo da veterano più che da promessa.



LO SCACCHIERE DI MISTER DIANA: DILEMMA DA TITOLARE?
I risultati parlano e pongono la domanda che rimbalza in ogni testa biancorossa: quando il tecnico Fabio Gallo deciderà di schierarlo stabilmente dal primo minuto? E, provocazione nella provocazione, Rauti lo vorrà davvero? Perché esiste un equilibrio sottile, quasi superstizioso, tra ruolo e rendimento: ci sono attaccanti che hanno bisogno di respirare la partita dall’inizio, altri che riescono a interpretarla da bordo campo, memorizzando varchi e tempi, per poi colpirla al cuore nel momento esatto. Gallo ha in mano un jolly tattico. Tenerlo come «arma finale» significa preservare una scossa garantita nell’ultima mezz’ora, dove spesso si decidono le partite. Portarlo in pianta stabile tra i titolari vuol dire spostare il baricentro, cambiare ritmi e gerarchie, provare a cucirgli addosso un minutaggio pieno. Dilemma da allenatore vero: quando un giocatore segna così, la tentazione di dargli le chiavi è forte. Ma il calcio, lo sappiamo, è anche alchimia: azzeccare tempi e modalità vale quanto azzeccare i tiri nello specchio.

EFFICIENZA, PSICOLOGIA, TIMING: IL COCKTAIL PERFETTO
La cifra di Rauti in questo avvio è l’efficienza. Pochi tocchi, tante scelte giuste. Precisione e fame, come un centravanti che annusa il sangue nell’aria. È psicologia, oltre che tecnica: entrare con la testa giusta non è scontato. Serve lucidità per leggere una partita già in corsa, coraggio per prendersi la responsabilità, e quell’istinto da rapace d’area che non si insegna. L’undicesimo minuto a Lumezzane, il quarto d’ora col Cittadella, la ripresa contro la Pro Patria: tre contesti diversi, un filo rosso unico. Ogni volta la stessa attitudine: entrare e incidere.



IL PARADOSSO CHE GALVANIZZA UNA SQUADRA
Il «caso Rauti» non è solo una storia individuale, ma una scossa per il Vicenza. Sapere di avere in panchina un giocatore capace di spaccare le gare genera fiducia nel gruppo e timore negli avversari. È come presentarsi allo stadio con un rigore in tasca: prima o poi l’occasione arriva, e se entra lui, il vento può cambiare. Le 4 gare iniziate in panchina e finite in campo disegnano un copione ormai riconoscibile: Rauti osserva, poi accelera. E per adesso va bene così. Visti i risultati, chissà se e quando Gallo deciderà di schierarlo ancora dal primo minuto. E chissà se e quando Rauti vorrà davvero farlo, con uno score da subentrante che suona come una firma d’autore. Perché nel calcio, come nella vita, c’è chi parte dal via e chi preferisce arrivare al traguardo col motore caldo: l’importante è segnare dove conta, quando scocca l’ora X.

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