Sembra incredibile ma c'è un classe 2007 senza nemmeno un minuto ufficiale tra i pali in prima squadra che fa gola a due colossi come Napoli e Benfica. Il calcio, si sa, è anche arte dell’anticipo: arriva prima chi legge la giocata prima degli altri. E qui la giocata è chiara, cristallina come una parata all’incrocio. Il nome è Simone Iuliano, ruolo portiere, maglia della Cavese. Etichetta: prospetto che fa alzare le antenne nell’élite europea.
DALLA TURRIS ALLA CAVESE: UN’ESTATE DI SCOSSONI Arrivato in estate tra le file della
Cavese dopo la sfortunata vicenda del fallimento della
Turris,
Iuliano ha cambiato casacca in un momento in cui il destino sembrava giocargli contro. Ma il calcio ama le seconde opportunità: il trasferimento ai metelliani gli ha aperto una porta, e ora altre due – decisamente più grandi – si intravedono all’orizzonte. Non serve aver timbrato l’esordio per farsi notare, se le qualità parlano già da sole negli allenamenti, nelle amichevoli, nei dettagli che gli
scout sanno leggere come un manuale.
L’INVESTIMENTO A LUNGO TERMINE: LA SCOMMESSA PIÙ INTELLIGENTE Napoli e
Benfica, due realtà che conoscono la
pressione delle grandi platee, sembrano intenzionate a scommettere su un percorso graduale. Nessuna frenesia, nessun «tutto e subito»: l’idea è farlo crescere con calma, limare i difetti, farne un
portiere moderno, abituato a dominare l’area, a leggere il gioco, a costruire dal basso. Perché i portieri si fanno con il tempo, come i grandi vini: si assaggiano presto, si stappano quando sono pronti.
IL RUOLO DEL PORTIERE: MESTIERE DI SOLITUDINE E LEADERSHIP Tra i pali non si bara: lì, ogni scelta è una sentenza. Un classe 2007 che attira attenzioni così altisonanti prima ancora di un
esordio ufficiale porta con sé un messaggio chiaro: c’è qualcosa, forse reattività, forse lettura, forse personalità. E se il
campo ufficiale manca, può bastare il
campo di chi osserva tutti i giorni, tra sedute e test, per capire che il materiale è di prima scelta. Il calcio moderno chiede ai portieri di essere registi aggiunti, difensori alti, psicologi del reparto. Se
Napoli e
Benfica fiutano un profilo adatto, la chiamata non è casuale.
LA VETRINA DELLA SERIE C E IL PARADOSSO DEL TALENTO «INVISIBILE» La
Serie C è spesso la palestra dove il
talento si tempra. Paradossale? Forse. Ma è proprio lì che si impara la concretezza: campi duri, partite sporche, ritmo e contatti veri. Che
Iuliano non abbia ancora esordito con la
Cavese e sia già nel mirino di club di prima fascia racconta l’altra faccia del calcio contemporaneo: l’osservazione meticolosa, i database pieni di appunti, l’occhio clinico su prospetti che possono sbocciare. L’interesse «ben prima di un possibile esordio» è una spia luminosa: il file Iuliano è stato aperto, letto, e inserito tra quelli da seguire.
NAPOLI E BENFICA, DUE PISTE CALDE Le indiscrezioni non parlano di aste, ma di
visione. Il
Napoli, da sempre attento a costruire con logica il proprio futuro tra i pali, e il
Benfica, club abituato a progettare con mentalità globale, si ritrovano sulla stessa
traiettoria: puntare su
Simone Iuliano come investimento da cullare. Una scelta che non toglie nulla al presente della
Cavese, che anzi può beneficiare di un’attenzione che raramente tocca un
portiere così giovane. È il calcio delle sinergie: se il ragazzo cresce, ci guadagnano tutti. Anticipare significa risparmiare, ma soprattutto significa indirizzare il percorso tecnico, inserire il giocatore in un progetto, stabilire tempi e obiettivi senza l’assillo dell’immediato. Chi costruisce con lucidità sa che i portieri, più di altri, hanno curve di
crescita tutte loro.