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Serie C

Il difensore scuola Atalanta debutta tra i Professionisti, nel suo ruolo può diventare una vera roccia

Prima apparizione per il classe 2005 che fa dell'umiltà e della concretezza le armi migliori per stare in campo

DOLOMITI BELLUNESI SERIE C - MATTIA TAVANTI

DOLOMITI BELLUNESI SERIE C - Mattia Tavanti, difensore classe 2005, è subentrato a Mondonico al 39' della ripresa nel match in casa della Virtus Verona

Ci sono attimi che valgono una carriera, istanti che aprono una porta e ti dicono: benvenuto tra i grandi. Per Mattia Tavanti, difensore classe 2005 della Dolomiti Bellunesi, quel momento è arrivato in Serie C, nel calcio dei Professionisti nel match di domenica 22 in casa della Virtus Verona. Sul canale ufficiale del club, poche parole, ma nitide come una sgroppata sull’out: «Sono molto felice dell'esordio nel professionismo. da quando sono arrivato mi sto allenando al massimo: spero ci siano tanti altri momenti come quello vissuto a Verona». Non è solo una dichiarazione, è una dichiarazione d’intenti. Fame, lavoro, orizzonte puntato avanti. Cos’altro chiedere a un difensore che mette testa e gambe al servizio della causa?



UN BATTESIMO CON VISTA VERONA
L’ha detto lui stesso: «Quello vissuto a Verona». E non importa sciorinare cronache o numeri: basta la cornice. Verona, città di calcio, palcoscenico che profuma di grandezza e responsabilità. È lì che Tavanti ha messo il primo mattone nel suo percorso tra i Prof, sentendo il peso della maglia e l’abbraccio del momento. Che ci si aspetta da un esordiente? Paura di sbagliare o sana spregiudicatezza? La risposta l’ha data lui con la semplicità degli umili e la concretezza di chi sa stare in campo: allenarsi «al massimo», cercando «altri momenti» come quello. Tradotto dal gergo dello spogliatoio: testa bassa, pedalare, e che sia il campo a parlare.

DAL VIVAIO DELL’ATALANTA ALL’IMPATTO NEL PROFESSIONISMO
Il biglietto da visita racconta una formazione nel vivaio dell’Atalanta. Due parole che pesano, perché «vivaio» significa percorso, cura del dettaglio, crescite graduali. E adesso? Adesso c’è la Dolomiti Bellunesi, c’è la Serie C, ci sono i duelli veri: l’uomo da leggere, la linea da rispettare, il tempo dell’anticipo da azzeccare come una diagonale disegnata col righello. Il passaggio dal settore giovanile al calcio dei grandi è quella porta girevole dove molti si fermano e pochi passano. Tavanti l’ha varcata con il piglio giusto, non accontentandosi del timbro sul cartellino «prima presenza», ma tenendo alta l’asticella con una frase che dice tutto: «Mi sto allenando al massimo». Parole che a un allenatore fanno brillare gli occhi più di una rovesciata allo scadere.



IL RUOLO, IL TEMPO, LA CRESCITA: L’ARTE DELLA PAZIENZA AGGRESSIVA
Difensore 2005: tradotto, un prospetto che ha il tempo come compagno e la competitività come esame quotidiano. In questa fase, la crescita è una partita a scacchi: imparare i tempi di uscita, leggere le seconde palle, capire quando spezzare la linea e quando restare in copertura. L’energia del debutto è benzina, ma è l’abitudine all’errore che diventa anticorpo: sbagli una lettura, la correggi alla successiva; perdi un duello, lo rivinci al 90’. Tavanti la mette giù semplice: allenarsi forte, volere «altri momenti». È la definizione perfetta di pazienza aggressiva: non aspettare che accada, prepararsi perché accada di nuovo.

LA FRASE CHE APRE LA STRADA
«Sono molto felice dell'esordio nel professionismo. da quando sono arrivato mi sto allenando al massimo: spero ci siano tanti altri momenti come quello vissuto a Verona». Una citazione che contiene tre cardini: emozione, lavoro, ambizione. Il primo è la scintilla, il secondo è la routine, il terzo è la visione. È così che si costruiscono i profili affidabili, quelli che gli allenatori schierano senza tremare: la gioia non si disperde, si disciplina; l’allenamento non è obbligo, è scelta; il desiderio di ripetersi del classe 2005 non è arroganza, è orizzonte.



LA STRADA DAVANTI
Cosa succede dopo l’esordio? La tentazione di guardarsi indietro dura lo spazio di un replay. Poi torna il presente: una settimana di lavoro, un’altra sfida, nuove responsabilità. Il debutto è il fischio d’inizio, non il triplice. Per Tavanti, la partita vera comincia adesso, con la voglia di confermarsi «roccia» in un campionato che non regala metri e non perdona cali di attenzione. Verona è il ricordo fresco, la Serie C è il teatro, la Dolomiti Bellunesi la famiglia sportiva. E chissà quante volte lo rileggeremo, quel mix di felicità e fame, sotto una nuova foto e un nuovo hashtag. Tanto per ricordare che le prime volte passano, ma certe sensazioni restano appiccicate addosso come la maglia sudata, quella che non smetti di sentire nemmeno quando spegni le luci dello stadio.

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