Chi l’avrebbe detto? Un fulmine a ciel sereno squarcia l’orizzonte rossonero e rimescola le carte in panchina proprio quando il campionato comincia a fare sul serio. Da Nocera Inferiore arriva la notizia che non ti aspetti: mercoledì 25 settembre la Nocerina sceglie di interrompere il rapporto con l’allenatore Salvatore Campilongo. Una big di Serie D che cambia il suo timoniere in corsa. E che timoniere dal momento che se si parla di Campilongo si parla anche di un ex giocatore che ha lasciato il segno nel calcio Professionistico italiano giocando tra Serie A, B, C1 e C2, realizzando anche una tripletta alla Juventus in Coppa ai tempi in cui militava nel Venezia. Quando la bussola trema, si cerca una rotta nuova, magari più dritta, magari più coraggiosa. Ma è davvero solo una questione di rotta o c’è di più dietro a questa sterzata?
IL FULMINE SU NOCERA INFERIORE
Il comunicato del club campano è chiaro e, al tempo stesso, carico di
rispetto. La società rossonera ha ufficializzato la separazione con
Salvatore Campilongo, una decisione maturata «perché il ciclo non è riuscito a proseguire sotto le aspettative della dirigenza». Parole che pesano come un pallone d’inverno sulla trequarti: rimbalzano, ma non cambiano il quadro. L’epilogo arriva in un mercoledì che segna più di un semplice cambio di
panchina: è l’atto che chiude un percorso e apre un cantiere. Oltretutto nel giorno in cui la
Nocerina è riuscita a vincere nel turno infrasettimanale di campionato espugnando 1-0 il terreno di gioco dell'Anzio.
L’EREDITÀ DEI PLAYOFF: UN TROFEO MORALE Nel commiato, la
Nocerina sottolinea con forza l’impegno e la professionalità di
Campilongo, con un cappello doveroso a un traguardo che rimane negli annali: la vittoria dei
playoff al termine della precedente stagione sportiva. È una medaglia appuntata sul petto, una scintilla di orgoglio che non si cancella. Quante squadre, dopo un
playoff vinto, scelgono di cambiare? Poche. Ma il
calcio, si sa, è una materia capricciosa: una domenica sei cavallo vincente, quella dopo ti chiedono di riscrivere il copione. Qui il club non lo nega: riconoscenza e gratitudine ci sono, e si sentono. Ma quando l’asticella sale, le aspettative si fanno rigide come una linea difensiva in trappola del fuorigioco.
UNA SCOSSA CHE COINVOLGE LO STAFF Contestualmente all’
addio del tecnico, la società ha interrotto anche la collaborazione con
Emanuele Campilongo, collaboratore tecnico della prima squadra. Anche per lui, parole di ringraziamento e stima per l’apporto fornito al gruppo. È la conferma che la scelta non è una limatura, ma un reset strutturale dell’area tecnica. Quando si cambia, spesso si cerca una voce nuova nello spogliatoio, un linguaggio differente sul campo, un training più in linea con il progetto. Il club, qui, ha deciso di girare più di una pagina.
OGGI SI LAVORA: LA SQUADRA NON SI FERMA Niente pause, niente alibi: la seduta del pomeriggio si svolgerà sotto la guida dello
staff tecnico già in forza alla
Nocerina. Soluzione interna, temporanea, ma subito operativa. Perché? Perché il
calcio non aspetta: il calendario corre, gli avversari preparano le loro trame, e ogni giornata pesa come un match-point. La gestione «a caldo» affidata alla casa è un segnale di continuità minima: si salvano i meccanismi, si preservano i carichi di lavoro, si evita di strappare i tappeti sotto ai piedi del gruppo. Il messaggio ai calciatori è semplice: si riparte, subito, senza abbassare la testa.
LA SCELTA DELLA PANCHINA: IDENTITÀ, TEMPI E PROFILO Chi arriverà? Il comunicato non lo dice, e la società si prende il tempo necessario per definire il
profilo del nuovo
allenatore. È una fase delicata: si misura la bussola dell’
identità, si prendono le misure allo spogliatoio, si valuta che tipo di pressing, di baricentro, di gestione palla servano per interpretare il campionato. Serve un tecnico capace di entrare in un tracciato già disegnato, e al tempo stesso di alzare l’asticella. Continuista o «scossa» da impatto? Pragmatismo da 1-0 o
coraggio da tre punte e mezzali in proiezione? Domande retoriche, ma nel
calcio fanno la differenza tra un
ripartenza col freno a mano e una cavalcata in campo aperto.