INTER SERIE A - Francesco Pio Esposito, classe 2005, ha già esordito anche in Champions League con i nerazzurri oltre che in campionato
Non sta scritto da nessuna parte che il treno dell’occasione passi una sola volta. A volte ne bastano 3. Alla terza presenza in Serie A, FrancescoPio Esposito ha timbrato il cartellino con la maglia dell’Inter, e non in una domenica qualsiasi: sul campo del Cagliari, nel quinto turno di campionato, con una rete pesante come un macigno. Un gol che profuma di futuro e manda un segnale chiaro: il centravanti classe 2005 non è un semplice comprimario di passaggio, ma una delle grandi speranze del calcio italiano, un profilo che molti immaginano come pilastro della Nazionale Azzurra dei prossimi anni. Esagerazione? Basta riascoltare il boato che accompagna certe notti in cui le promesse si trasformano in prove generali di grandezza.
UN GOL CHE SPOSTA L’INERZIA Non tutti i gol sono uguali. Quello di Pio Esposito, arrivato a Cagliari nel momento in cui i padroni di casa spingevano forte alla ricerca del pareggio, è stato una frustata emotiva per la partita. L’Inter di Cristian Chivu era avanti, ma in apnea. Cagliari, spinto dall’orgoglio e dal pubblico, premeva per rimetterla in equilibrio. Ed ecco il colpo del centravanti: rete del 2-0, e morale ribaltato come un contropiede perfetto. È il classico gol «da grande», quello che non abbellisce soltanto il tabellino ma cambia tono e trama al match. Perché quando trasformi la sofferenza in distanza di sicurezza, stai facendo qualcosa in più del semplice dovere: stai alzando la voce nei momenti che contano.
LA TERZA È QUELLA BUONA La terza presenza nel massimo campionato è stata quella della scossa. Quanti giovani vanno all’impatto con la Serie A e si perdono tra minuti spezzettati e attese logoranti? Pio Esposito ha ribaltato il copione. Alla terza chiamata, ha preso l’area di rigore per mano, s’è ritagliato il suo spazio e ha fatto esattamente ciò che ci si aspetta da chi ha il numero del centravanti nel destino: ha trasformato in oro il pallone giusto. Nel calcio, come nella vita, contano i tempi d’ingresso. Qui la scelta d’anticipo, di posizione, di convinzione—chiamatela come volete—ha fatto tutta la differenza.
IL PESO SPECIFICO DEL «PRIMO» C’è sempre un prima e un dopo nel percorso di un attaccante. Il 1°gol in Serie A è come il primo passo oltre la linea di metà campo della carriera: lo senti nelle gambe, ma soprattutto nella testa. Sblocca la cassaforte dell’autostima, toglie il tappo alle aspettative e cambia il modo in cui compagni e avversari ti guardano. Con questa rete, Pio Esposito non ha soltanto firmato il 2-0 dell’Inter in un crocevia complicato: ha messo un timbro identitario sulla sua presenza in rosa. Da oggi, quando entrerà in campo, la domanda non sarà più «se» possa incidere, ma “come” e “quando”.
CLASSE 2005, ORIZZONTE AZZURRO Diciamolo senza giri di parole: quando a segnare è un classe 2005, il primo pensiero corre alla Nazionale Azzurra. Non è una scorciatoia, non è un’etichetta facile: è il riflesso naturale di un talento che molti intravedono come punto fermo del futuro. Essere additato come una delle «grandi speranze del calcio nostrano» significa camminare ogni giorno su un filo tra responsabilità e sogno. Ma chi sceglie il mestiere del centravanti sa che il filo è il suo habitat naturale: equilibrio, coraggio, e la voglia di buttarsi quando il cross buono arriva. Pio Esposito, con questo gol, ha semplicemente detto presente.
PROMESSA, PRESENTE, PROSPETTIVA In fondo, la storia è semplice e potente. Pio Esposito, maglia dell’Inter sulle spalle, Serie A sul petto, campo del Cagliari sotto i tacchetti, ha segnato il suo primo gol nel massimo campionato italiano al quinto turno. Non c’è orpello narrativo che tenga: bastano questi elementi per capire di che pasta si parla. È il presente che bussa alla porta del futuro. Chi lo considera uno dei prospetti più luminosi del calcio italiano non lo fa per moda, ma perché coglie nell’essenziale - il tempismo, la freddezza, la scelta del momento - la sostanza del centravanti. La strada è lunga? Certo. Ma ogni percorso parte da un passo che si ricorda, e questo passo a Cagliari ha il rumore inconfondibile del pallone che s’insacca.
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