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Serie C

Segna il suo 1° gol tra i Prof alla Juventus, il classe 2006 accende il cuore della città di 46mila abitanti

Il giovane giocatore rossoblù racconta il momento: «Una cosa di istinto, ho visto la porta e ci ho provato»

SAMBENEDETTESE SERIE C - CHRISTIAN IAIUNESE

SAMBENEDETTESE SERIE C - Christian Iaiunese, attaccante classe 2006, è stato prelevato dai marchigiani la scorsa estate dal Terranuova Traiana di Serie D

Il calcio è lampo, è intuizione, è un secondo in cui la testa corre più veloce dei piedi. Christian Iaiunese, giovane attaccante della Sambenedettese, quel lampo lo ha acceso contro la Juventus Next Gen, firmando la rete del definitivo poker rossoblù nell'incontro di sabato 27. Un colpo che non ha soltanto chiuso la gara, ma ha acceso una scintilla in più nel cuore di San Benedetto. Si tratta infatti della prima rete tra i Professionisti per il classe 2006 prelevato la scorsa estate dal Terranuova Traiana di Serie D. E quando un ragazzo così, con faccia pulita e fame da vero nove, racconta la sua serata, il racconto profuma di calcio vero: «È stata una cosa di istinto – ha dichiarato nel dopo partita - ho visto la porta e ho provato a tirare. Mi è andata bene. È stata un’emozione unica. Fare gol a San Benedetto e sotto la Curva Nord, non aspettavo altro».



IL LAMPO CHE CHIUDE IL POKER
Ci sono gol che contano per il tabellino e gol che contano per la carriera. Questo, per Iaiunese, è sembrato subito della seconda categoria. La sua firma sul definitivo poker rossoblù contro la Juventus Next Gen ha avuto il sapore del segnale, come quando l’attaccante alza la mano in area e chiama palla: presente! «Ho visto la porta e ho provato a tirare», dice con la semplicità dei gesti che nascono dalla pancia, prima ancora che dalla lavagna tattica. È il marchio dell’attaccante che sente il tempo dell’azione, quel mezzo passo che separa l’idea dalla rete. E c’è una parola, istinto, che ritorna come un mantra: quando c’è, si vede; quando manca, non lo inventi. Iaiunese l’ha tirato fuori nel momento giusto, come un rapace che fiuta la traiettoria e piomba sul pallone senza pensarci due volte.

SOTTO LA CURVA NORD, DOVE IL CALCIO SA DI APPARTENENZA
«Fare gol a San Benedetto e sotto la Curva Nord, non aspettavo altro». È una frase che racconta una geografia del pallone: non tutte le porte sono uguali, non tutte le esultanze pesano allo stesso modo. Sotto la Curva Nord, il gol sembra valere doppio, perché ti arriva addosso un’onda di abbracci, canti, bandiere, facce familiari. Chi è cresciuto sognando quel momento sa che la rete non è solo un dato statistico: è una dedica, un abbraccio collettivo, una stretta di mano invisibile tra chi corre in campo e chi macina chilometri sugli spalti. Iaiunese l’ha detto senza giri di parole: «È stata un’emozione unica». E non poteva essere altrimenti. Certe notti si ricordano per sempre, come le prime volte: il primo poker chiuso, la prima ovazione piena, la prima pelle d’oca che non ti molla fino al rientro negli spogliatoi.



FAME, PAZIENZA E MAESTRI: LA SCUOLA DI EUSEPI E SBAFFO
Il bello, però, arriva quando un gol non ti fa montare la testa ma ti raddrizza la schiena verso il lavoro quotidiano. «Chiunque vorrebbe avere più spazio, ma io sono disposto ad aspettare – spiega Iaiunese – prendo esempio dai più grandi come Eusepi e Sbaffo che sono due grandi calciatori ed ottimi professionisti. Il lavoro ripagherà sempre». È la grammatica del centravanti che vuole diventare grande: guardare, ascoltare, rubare con gli occhi. Lì, tra una rifinitura e una partitella, passano lezioni che non trovi nei manuali: come smarcarsi sul primo palo, dove nascondere il movimento al marcatore, quando attaccare lo spazio. Eusepi e Sbaffo come punti di riferimento, bussola tecnica e mentale per crescere con pazienza, senza pretendere scorciatoie. Perché il minutaggio è come il tempo di maturazione di un frutto: affrettarlo può rovinare il gusto, aspettarlo lo rende irresistibile.

LA PROMESSA DI UN GOL CHE PESA ANCHE DOMANI
Quanta strada può aprire un gesto di istinto? Tantissima, se diventa abitudine, se si incolla al carattere. L’istinto è benzina quando la partita si sporca, quando il cronometro corre e i pensieri si accavallano. È lì che il nove deve lasciare la firma con la penna più semplice: vedere la porta, tirare, segnare. Iaiunese l’ha messa giù così, senza cornici: ho visto, ho tirato, è andata bene. Di questi tempi, nel calcio che spesso veste i concetti con cravatte troppo strette, una dichiarazione così pulita è una boccata d’aria. E parla benissimo del ragazzo, della sua testa sgombra, della sua disponibilità a fare la fila nel momento in cui la fila conviene, perché là davanti si entra per restare, ma solo se quando ti chiamano rispondi con un gol.



LA SERATA GIUSTA, IL VOCABOLARIO GIUSTO
San Benedetto ha il suo rito, e la Curva Nord il suo altare. Firmare il poker contro la Juventus Next Gen significa non soltanto chiudere la saracinesca della partita, ma prendersi il gusto di mettere il punto esclamativo. Per un attaccante giovane, è come rompere il ghiaccio al primo appuntamento: d’ora in avanti lo sguardo cambia, tuo e degli altri. Iaiunese sceglie parole da professionista: riconoscere i meriti dei compagni più esperti, promettere lavoro, accettare gerarchie senza rinunciare alla fame. Sono mattoni che non si vedono dalla tribuna, ma che tengono in piedi le carriere. Crescere significa proprio questo: aggiungere sostanza alla scintilla, costruire sulla scia di serate come questa. Il resto lo fa il boato. E il boato, a San Benedetto, sotto la Curva Nord, non lo scordi più.

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