Mondiali Under 20
01 Ottobre 2025
foto instagram @benjacremaschi
«Non conta da dove vieni, conta dove sei diretto». La frase di Rocky Balboa non è solo un poster da cameretta: è il riassunto perfetto della traiettoria di Benjamin Cremaschi, centrocampista classe 2005, nato in Florida da genitori argentini, doppia anima e, a quanto pare, doppio motore. Il Parma se l’è portato a casa in prestito dall’Inter Miami e oggi si ritrova tra le mani un talento che al Mondiale Under 20 sta facendo la voce grossa. Tre gol e due assist già alla prima recita con gli Stati Uniti contro la Nuova Caledonia, la fascia da capitano al braccio e la personalità di chi il centro del campo lo tratta come il suo salotto. Serve altro per capire perché in estate la Juventus l’aveva messo in agenda?
DAGLI USA A PARMA, PASSANDO PER MESSI
Che cosa succede quando cresci calcisticamente all’Inter Miami e condividi spogliatoio e allenamenti con Lionel Messi? Succede che la quotidianità diventa una masterclass. Cremaschi ha assorbito da vicino la cultura del lavoro e la mentalità del fuoriclasse assoluto. E si vede: nei tempi di inserimento, nella pulizia del primo controllo, nel coraggio di prendersi responsabilità anche quando la palla scotta. Quel “Benji magic” che già circola attorno al suo nome non è un’etichetta casuale, ma la sintesi di giocate che, in un sol colpo, strappano applausi e cambiano il copione. Ora tocca a Parma, città che sa riconoscere il talento e farlo maturare. Il prestito dall’Inter Miami è stato un colpo lungimirante, e oggi Pablo Cuesta ha tra le mani un centrocampista moderno, completo, con margini di crescita evidenti. Doppia cittadinanza, doppia identità calcistica: grinta argentina e disciplina statunitense, un mix che profuma di futuro.
IDENTITÀ DOPPIA, EQUILIBRIO UNICO
Figlio di migranti argentini e nato in Florida: la sua storia parla di radici forti e rami lunghi. Ha scelto, per ora, la maglia degli Stati Uniti, e sta costruendo la propria reputazione internazionale con prestazioni che mescolano ardore e geometria. Corre con la fame del “pibe” e imposta con la disciplina di chi è cresciuto in un contesto in cui la metodologia conta. Prende la responsabilità, si propone tra le linee, guida la pressione. Non è solo il tabellino a disegnare il profilo, ma la maturità con cui occupa il campo: come un interno che vibra da box-to-box quando c’è da strappare, come un regista aggiunto quando va gestito il ritmo. Il tutto con un linguaggio del corpo che dice: «Datemi la palla, il resto lo faccio io».