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Serie C

Il centrocampista-goleador ha 20 anni e tanto talento, può essere per lui la stagione del grande salto

Nell'ultimo turno ecco il 3° gol in campionato: la squadra attuale lo esalta, il club di Serie A che lo possiede osserva

PERGOLETTESE SERIE C - SALVATORE DORE

PERGOLETTESE SERIE C - Salvatore Dore, centrocampista classe 2004, in questo inizio di campionato 3 reti in 7 presenze in gialloblù

Una sconfitta può raccontare anche un pezzo di crescita. Il risultato dice 1-2, la Dolomiti Bellunesi sbanca Crema e si porta a casa i tre punti. Ma dentro quella partita c’è un lampo che vale più di un titolo: Salvatore Dore, classe 2004, firma il momentaneo 1-0 e mette il suo 3° sigillo stagionale, dopo quelli contro Cittadella e Ospitaletto. Una pennellata che non basta a cambiare il finale, certo. Ma racconta di un ragazzo che, domenica dopo domenica, sta imparando a entrare in area col tempo giusto, a far male, a incidere come un centrocampista moderno deve fare. La domanda sorge spontanea: siamo davanti alla stagione spartiacque?



IL LAMPO NEL BUIO: UN VANTAGGIO CHE PROFUMA DI MATURITÀ
La fotografia è chiara: partita in equilibrio, Pergolettese che prova a prendere campo, e Dore che si inserisce con il timing che distingue i buoni dai migliori. La Dolomiti Bellunesi alla lunga ribalta e vince 1-2, ma quello 0-1 momentaneo griffato dal centrocampista gialloblù a disposizione del tecnico Giacomo Curioni è un segnale in grassetto. Un colpo da giocatore che non si limita al compitino, ma che attacca la profondità, cerca l’area, si prende la responsabilità di sporcare il tabellino. Non è la prima volta in questa stagione, ed è proprio questo il punto: non un fuoco di paglia, bensì una traiettoria che sale.

TERZO GOL STAGIONALE: LA COSTANZA CHE FA CURRICULUM
Cittadella, Ospitaletto, Dolomiti Bellunesi: tre avversarie diverse, stesso refrain. Dore vede la porta, s’inserisce, punge. Il dato non fa rumore per caso. Dopo 2 squilli, il 3° sigillo certifica una crescita che non è solo tecnica, ma anche mentale. E in un’epoca in cui ai centrocampisti si chiede di essere due giocatori in uno — polmoni e gol, strappi e lucidità — la sua evoluzione è musica per le orecchie di chi lavora ogni giorno a Crema. È come vedere un giovane play che smette di palleggiare sul posto e comincia a verticalizzare: la differenza la senti nel boato della tribuna.



DALLA CREMONESE AL PROFESSIONISMO: INTRAPRENDENZA IN EREDITÀ
La storia non nasce oggi. Nel settore giovanile della Cremonese, Dore aveva già fatto intravedere intraprendenza e qualità tecniche. Non solo tocchi puliti, ma personalità. Quell’imprinting si è poi trasformato nella scorsa annata in Serie C, vissuta con Lecco e Legnago, dove ha consolidato struttura e consapevolezza. Oggi, alla Pergolettese, sta aggiungendo un ingrediente fondamentale: incisività sottoporta. La ricetta? La stessa di sempre nel calcio: lavoro, letture corrette e la capacità di arrivare sul pallone un istante prima degli altri. Quell’istante che cambia i destini di un’azione e, talvolta, di una carriera.

UN CENTROCAMPISTA MODERNO CHE SI ACCENDE NELL’ULTIMO TERZO
Si dice «centrocampista moderno» e spesso si abusa dell’etichetta. Nel caso di Dore, la definizione regge: corsa con criterio, pulizia nel primo controllo, ma soprattutto la fame giusta quando l’azione si sviluppa vicino alla porta. Non parliamo di un finalizzatore puro, certo, ma di un interprete che ha aggiunto la zampata: il gesto che trasforma un buon possesso in un tiro, o meglio, in un gol. È la differenza tra portare palla e portare punti. E la rete alla Dolomiti Bellunesi ci mette sopra un timbro che pesa.



PERGOLETTESE, UN PATRIMONIO DA VALORIZZARE
La sconfitta non cancella la sensazione che a Crema ci sia un ragazzo che sta salendo di livello. La Pergolettese se lo gode, con la lucidità di chi sa di avere tra le mani un talento «in progress», un profilo che si candida a un ruolo sempre più centrale nel panorama della Serie C. Quando un centrocampista inizia a garantire continuità in zona gol, l’aria nello spogliatoio cambia: cresce l’autostima del gruppo, cambiano le scelte dei compagni, si alza l’asticella delle responsabilità. È come avere un’arma in più nel mazzo, quella carta che non mostri subito ma sai che può far saltare il banco. Non sorprende, dunque, che diverse società — anche di categoria superiore — abbiano iniziato a monitorarlo. Il calcio è una vetrina che non perdona né dimentica, e quando un classe ’04 comincia a segnare con continuità, la voce corre veloce. E la Cremonese? Spettatrice interessata, eccome. Chi lo ha visto crescere nel proprio vivaio non può che drizzare le antenne. 

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