PERUGIA SERIE C - Claudio Giardino, attaccante classe 2007 arrivato in Umbria la scorsa estate a titolo definitivo dalla Juventus (foto www.acperugiacalcio.com)
Chiunque sogna, con gli scarpini stretti e la maglia dentro i pantaloncini, di vedere il proprio numero salire sulla lavagnetta del quarto uomo. Sabato 27 settembre è toccato a Claudio Giardino, attaccante di proprietà del Perugia, classe 2007: un debutto in Serie C che sa di primo gol nella memoria, anche senza trovare la rete. In uno stadio che non perdona e in una giornata storta per i Grifoni — sconfitta interna contro la Pianese — il numero 30 è diventato verde sulla lavagnetta, e per il giovane centravanti pugliese è scattato il semaforo dell’alta velocità: si entra tra i grandi.
IL PRIMO PASSO NEL CALCIO DEI GRANDI L’esordio è arrivato in un contesto niente affatto comodo: partita in salita, pressione addosso, il pubblico che chiede una scossa. E proprio in quel frangente, subentrando a Luca Calapai, Claudio Giardino ha messo il piede nella porta del Professionismo. Un battesimo di fuoco? Certo. Ma anche il tipo di scenario che ti tempra come acciaio, perché quando la tua squadra cade, tu devi già imparare a rialzarla con il primo scatto, la prima sponda, il primo duello vinto. È qui che si misura il carattere, è qui che capisci se l’istinto da centravanti non è solo una promessa, ma una dichiarazione d’intenti.
DALLA PUGLIA A TORINO, POI VENEZIA: LA TRAFILA DEL TALENTO Il cammino di Giardino assomiglia a quelle rincorse da area ad area che fanno brillare gli occhi agli allenatori. Nato calcisticamente tra Bari e Lecce, ha stretto i bulloni del mestiere in Puglia prima di imboccare l’autostrada verso Nord. Nel 2021 la Juventus lo ha portato a Torino e gli ha dato continuità: regolarità di impiego, minuti nelle gambe, taccuino delle cose imparate sempre pieno. Poi Venezia, dove nell’ultimo campionato di Primavera 2 ha confermato numeri e sensazioni: non solo fiuto, ma presenza, letture, un modo di stare in campo che fa pensare a un nove vero. Tanto che il Perugia non ha esitato a metterlo nel mirino, acquistandolo con una doppia prospettiva chiara: immediata per la Primavera, strategica per la prima squadra.
DUE PARTITE, UN GOL E POI SU, CON I GRANDI Il dettaglio che racconta più di mille elogi? Con la Primavera del Perugia, Giardino ha giocato appena 2 partite in Primavera2, ha trovato la rete e poi ha visto aprirsi la porta dello spogliatoio dei grandi. È il classico «salto da area piccola»: pochi tocchi, palla in rete, e via di corsa verso la bandierina. Una chiamata che sorprende? Forse persino lui non se la immaginava così in fretta e in un momento così delicato. Ma sono questi strappi, questi stralci di destino, a cambiare la traiettoria di una carriera: quando hai l’istinto giusto e un treno che passa, sali e ti tieni forte. Ancor di più perchè a farlo accomodare è un tecnico esperto qual è Piero Braglia.
FISICO DA CENTRAVANTI, NASO DA RAPACE C’è un aspetto che, al primo sguardo, racconta molto di Giardino: la struttura. La statura che sfiora il metro e 90 centimetri è un biglietto da visita eloquente per un attaccante. Significa duelli aerei, sponde, schermature, ma anche quel «peso specifico» in area che costringe i difensori a restare in allerta. Ma il fisico, da solo, non basta se non c’è fame. E qui entra in campo il tratto che ha colpito in queste prime uscite: il fiuto del gol. Quell’istante in cui scegli il movimento giusto, rubi un metro al marcatore, ti fai trovare sulla seconda palla. È l’alfabeto del nove: pochi discorsi, tante scelte giuste in poco spazio.
PERUGIA, UNA SCELTA CORAGGIOSA E LUNGIMIRANTE Non è banale, per un club, prendere un classe 2007 e spingerlo gradualmente verso la prima squadra. È una mossa che dice due cose: fiducia nel ragazzo e volontà di costruire internamente risorse per l’immediato e per il futuro. Perugia ha scelto di accelerare dopo averne testato la cilindrata in Primavera2: due apparizioni, una rete, segnali a sufficienza per provarlo in un contesto più duro, quello della Serie C, dove ogni duello è un esame e ogni pallone pesa come una finale. È una sconfitta con la Pianese a rovinare la festa? Forse. Ma se guardi oltre il risultato, vedi l’inizio di un percorso che può valere più di 3 punti in classifica. Se il Perugia continuerà a dargli campo, sarà il campo, come sempre, a fare fede. Intanto, il primo mattone è stato posato. E quando posi bene il primo, spesso il muro cresce dritto.
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