Domanda da spogliatoio, di quelle che fanno tremare i parastinchi: che fai, cambi modulo o lanci un classe 2006 a guidare la retroguardia in Serie A? L’Atalanta arriva alla sfida con il Como con la coperta così corta che, per Ivan Juric, la scelta è tra l’acrobazia tattica e il coraggio a petto in fuori. E il nome che rimbalza con forza è uno di quelli che stuzzicano la fantasia e mettono pepe al prepartita: Relja Obric, centrale sloveno classe 2006, perno dell’Under 23 di Salvatore Bocchetti e osservato speciale da mezzo mondo. Sì, proprio lui potrebbe debuttare dal primo minuto, a 19 anni, con l’ordine più delicato che ci sia: tenere compatto un reparto decimato.
EMERGENZA NERAZZURRA: COPERTA CORTISSIMA Gli esami clinici hanno certificato la tempesta:
Odisseas Kossonou e
Raoul Bellanova out per circa tre settimane. Alle assenze pesanti e di lunga data di
Giorgio Scalvini e
Sead Kolasinac, si aggiunge un
Isak Hien ancora impegnato in lavoro differenziato e, con ogni probabilità, non arruolabile per
Como. Come se non bastasse, ecco la squalifica di
Marten De Roon, spesso scolpito da
Juric come «centrale aggiunto» per dare ordine e legna. Tradotto in gergo da bordo campo: 4 centrali su 5 indisponibili, margini di adattamento azzerati, soluzioni forzate all’orizzonte.
IL BIVIO TATTICO DI JURIC Il quadro è chiaro come un contropiede ben eseguito: o si passa a una difesa a 4, stringendo le linee e chiedendo straordinari ai terzini, oppure si resta fedeli alla linea a 3 e si affida la cabina di regia difensiva a
Relja Obric. Non è una scelta solo di uomini, ma di identità. La difesa a tre, nelle notti in cui la coperta è cortissima, può diventare un azzardo; la linea a quattro, invece, ti dà una copertura più «classica», ma pretende sincronismi e letture perfette sulle seconde palle. A
Juric il compito di pesare rischi e benefici: più ordine posizionale o l’adrenalina del talento giovane?
OBRIC, PROFILO DI UN CENTRALE CON ANTICIPO NEL SANGUE Nato in Slovenia nel 2006,
Obric è da tempo indicato come uno dei prospetti più interessanti del vivaio atalantino. Centrale roccioso, abituato al corpo a corpo e con un tempo di lettura da veterano, sta benissimo nel gioco aereo e non disdegna l’anticipo in avanti, quel passo deciso che spezza l’azione avversaria sul nascere. Con l’
Under 23 di
Bocchetti è stato un punto fermo, macinando minuti e responsabilità. Non solo: tra campionato e
Coppa Italia si è già seduto in panchina con la prima squadra per ben 9 volte, respirando l’aria del grande palcoscenico e studiando i ritmi del calcio dei grandi.
BRIGHTON E CHELSEA ALLA FINESTRA, ATALANTA FA MURO Le sue qualità non sono passate inosservate: in estate
Brighton e
Chelsea hanno bussato alla porta, presidiando la linea come in una pressione alta d’oltremanica. L’
Atalanta ha risposto a modo suo, facendo da filtro come un mediano vecchia scuola: niente cessioni, avanti con l’idea di crescere in casa un difensore pronto a esplodere. È una scelta che racconta una filosofia: il vivaio come fiore all’occhiello, il coraggio come bussola, la pazienza come arma tattica. E se il campo dovesse incoronarlo, l’intuizione diventerebbe progetto.
RESPONSABILITÀ IMMEDIATA: GUIDARE UNA RETROGUARDIA AZZOPPATA Se
Juric confermerà
Obric titolare, non sarà un ingresso dall’uscio di servizio: niente minutaggio di assaggio, niente comfort zone. Toccherà a lui guidare una linea ferita dalle assenze, leggere gli attacchi, alzare il baricentro nei momenti giusti e, soprattutto, dettare i tempi delle uscite. Roba da leader. Ma c’è un dettaglio che pesa come un gol al 90’: l’
Atalanta ha dimostrato più volte di saper lanciare i giovani nel momento del bisogno. Qui non si improvvisa, si costruisce. E quando la chiamata suona, o sei pronto o sei pronto: non esiste il forse. Se fosse il turno di
Relja Obric, il calcio avrebbe la sua trama preferita: il talento che bussa, la chance che arriva, la porta che si apre per chi non trema.