Domanda secca: era questo l’innesto che mancava per alzare l’asticella? La sensazione, stando a quanto riportato dalle parole degli addetti ai lavori, è che il Cosenza abbia pescato la carta giusta dal mazzo degli svincolati. Giacomo Beretta, 33 anni, varesino, è pronto a mettere nero su bianco: oggi la firma, poi l’ufficialità. Un movimento in perfetto stile mercato d’opportunità, ma con dentro un messaggio forte e chiaro: i Lupi vogliono profondità, alternative vere, peso specifico in area e nei momenti spartiacque delle partite.
PERCHÉ BERETTA ADESSO La domanda rimbalza naturale: perché proprio ora e perché proprio lui? La risposta è nella necessità di offrire al tecnico
Antonio Buscè un’alternativa di garanzia a
Simone Mazzocchi. Il «milanese», così viene definito, è reduce da un avvio positivo ed è figura di riferimento nel settore offensivo. Ma un campionato è maratona, non uno sprint. E quando le difese si chiudono a riccio e le gambe diventano pesanti, serve un’altra freccia nella faretra. Ecco dunque
Beretta, profilo individuato da tempo, corteggiato con pazienza e, ora, finalmente alla porta del «Gigi Marulla» per abbracciare il rossoblù.
L’IDENTIKIT: ESPERIENZA, GOL E UN EXPLOIT DA RICORDARE C’è un dato che ti fa alzare il sopracciglio: 7 gol nel passato campionato, ben 4 dei quali in soli 25 minuti contro il
Lumezzane. Una serata da pokerista con la maglia d’allenamento, il classico «25 minuti di fuoco» che raccontano molto del carattere di un
attaccante che non ha paura di prendersi il centro della scena. Ex
Pro Patria e cresciuto nel settore giovanile del
Milan: due righe che dicono formazione, mentalità, abitudine a contesti esigenti. E soprattutto, un curriculum che certifica quanto conti la parola esperienza quando il cronometro corre e i punti pesano come macigni.
COSA CAMBIA PER I LUPI«Alternativa» non significa comparsa. In uno scacchiere che ha già in
Mazzocchi il suo riferimento,
Beretta aggiunge soluzioni: gestione dei momenti, staffetta programmata o mossa spacca-partita a gara in corsa. La presenza di un terminale credibile consente a
Buscè di giocare d’anticipo sugli aggiustamenti: cambiare ritmo al pressing offensivo, variare l’attacco alla profondità, alzare o abbassare il baricentro senza perdere
pericolosità. Tradotto: più opzioni per leggere le
partite, meno dipendenza da un solo canale offensivo. Quante volte abbiamo visto squadre inchiodate sul binario unico? Avere
Beretta significa aggiungere uno scambio in più lungo la fascia, un appoggio spalle alla porta, una «second ball» attaccata con fame.
MERCATO D’OPPORTUNITÀ, SEGNALE DI AMBIZIONE Pescare dagli
svincolati è un’arte: serve pazienza, serve occhio e serve la convinzione di avere in testa un puzzle tattico chiaro. Ma quello di
Beretta non è un colpo last minute, ma un’operazione costruita, ragionata, incastrata con l’avvio positivo di
Mazzocchi e, insieme, con l’esigenza di non lasciare
Buscè corto nelle rotazioni. Il messaggio ai tifosi? Equilibrio e fame. Perché se c’è una cosa che il calcio insegna è che lo spogliatoio si nutre di
competitività sana: chi gioca alza l’asticella per restare dentro, chi insegue spinge per prendersi minuti. Risultato: intensità più alta in settimana e una
panchina che non è solo parcheggio, ma risorsa.
COSA ASPETTARSI ADESSO Oggi è il giorno delle
firme, delle foto di rito, di quel primo abbraccio con i
Lupi che vale come un «piacere, ci vediamo in area». Poi arriverà il
campo, il sudore e la quotidianità: concetti che non fanno rumore ma che determinano. Con
Mazzocchi in spolvero e
Beretta pronto a prendersi la sua fetta di
responsabilità,
Buscè ha un ventaglio più ampio per giocarsi i novanta minuti come una partita a scacchi dinamica: pressione, pausa, verticalità, palla diretta quando serve. Se il calcio è equilibrio tra estetica ed efficacia, qui c’è la promessa di un
mix interessante. Da domani, per i
Lupi, ci sarà un’altra voce in area. E per gli avversari, un grattacapo in più da marcare.