Si può camminare davvero tante volte sul filo senza cadere. Il Catanzaro ci sta riuscendo con una costanza quasi scientifica, e a Marassi ha alzato l’asticella del paradosso: 6° pareggio consecutivo dalla prima giornata, 0-0 sul campo della Sampdoria allo stadio «Ferraris» di Genova, e una pagina che entra dritta dritta nel libro dei record della Serie B. Roba che non si vedeva dal 1933, quando toccò allo Spezia inaugurare la stagione con 6 divisioni della posta in palio. Un primato curioso, certo, ma non esattamente da esibire in bacheca con orgoglio sfrenato.
UN PRIMATO CHE PUNGE La squadra allenata da
Alberto Aquilani è imbattuta dopo 6 turni. Suona bene, vero? Eppure l’altra faccia del dato racconta una realtà meno scintillante:
6 punti in 6 partite, frutto di altrettanti pareggi, e la sensazione di una macchina che gira liscia a centrocampo e dietro, ma che si inceppa nel momento di affondare il colpo. Il tabellino globale fotografa l’equilibrio:
6 gol fatti e 6 subiti. Un perfetto bilancino, da laboratorio di statistica più che da corsa promozione.
LA LINEA PIATTA DEI RISULTATI La sequenza è quasi ipnotica, lineare come una traccia su nastro: 1-1 all’esordio contro il
Sudtirol, poi lo 0-0 interno con lo
Spezia, quindi un altro 1-1 con la
Carrarese. La musica cambia di tonalità ma non di ritornello con il 2-2 contro la
Reggiana e il 2-2 in trasferta contro la
Juve Stabia, maturato in rimonta. Infine, la fotografia più recente: il
pareggio a reti bianche a
Marassi con la
Sampdoria. Ogni volta un punto in tasca, ogni volta la sensazione che ne mancasse uno per sentirsi davvero sazi.
LA DIAGNOSI DI AQUILANI: «CI MANCA IL KILLER INSTINCT» Il tecnico non l’ha mandata a dire dopo lo 0-0 del «Ferraris». «Ciò che ci manca è il
killer instinct» ha spiegato
Alberto Aquilani, centrando il cuore del problema. Il
Catanzaro sa tenere palla, sa schermare, sa disinnescare i pericoli; insomma, gioca con testa e organizzazione. Ma negli ultimi metri serve quella «cattiveria» che il mister ha invocato senza giri di parole: il morso nel momento decisivo, la zampata nell’area avversaria che trasforma la costruzione in sostanza, il dominio del possesso in vittorie che pesano. Perché nel calcio, si sa, il possesso è il vestito elegante; i
gol, però, sono il biglietto d’ingresso al gran gala.
MARASSI E LA MISURA DELLA SOLIDITÀ Pareggiare a Genova con la
Sampdoria non è mai un
dettaglio da archivio. A
Marassi si suda, si combatte, si sporca la maglia. Il
Catanzaro ha confermato di avere un telaio affidabile: linee corte, attenzione nelle retrovie, capacità di togliere respiro alle iniziative avversarie. È la conferma che i meccanismi difensivi funzionano, che l’equilibrio c’è e non è un caso. Ma se la fase di non possesso è una coperta calda, l’attacco dev’essere una coperta più lunga: serve arrivare a coprire anche il freddo della porta avversaria, o la notte rischia sempre di finire in parità.
LO SPECCHIO DEL 1933 E L’AMBIZIONE DI OGGI Il confronto con lo
Spezia del
1933 illumina il quadro: allora, dopo quel curioso filotto di 6 pari, i liguri guardarono alle spalle con relativa serenità e approdarono a una salvezza agevole. Oggi, però, dalle parti di
Catanzaro l’orizzonte è tracciato più in alto. Il presidente
Floriano Noto non ha varato un progetto per vivacchiare: la squadra è stata costruita per competere nella parte nobile della classifica, con l’idea di infilarsi nella lotta
playoff appena trovata la marcia giusta. Insomma, l’asticella è più alta, e la striscia-
record va trasformata in un ponte verso traguardi ambiziosi, non in una giostra che gira in tondo.