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Il Pungiglione

Eusebio Di Francesco, la lavagna tattica no!

Da calciatore di alto livello a tecnico con fortune alterne, per risollevarsi si sta accodando ai tecnici della “new era”

Eusebio Di Francesco, la lavagna tattica no!

IL PUNGIGLIONE • Eusebio Di Francesco, da calciatore di alto livello a tecnico con fortune alterne, per risollevarsi si sta accodando ai tecnici della “new era”

Il cooling break, o pausa per il recupero fisico, che l'arbitro autorizza durante le partite giocate ad alte temperature e consentito dalla FIGC, mi ha dato la possibilità in quel poco tempo dedicato appunto al recupero fisico, di osservare l'organizzazione degli allenatori nell'approfittare di quegli attimi per rimediare a tutto ciò che di sbagliato è stato fatto. Il cooling break fatto dal Lecce, visto in due partite casalinghe, mi ha fatto cambiare - purtroppo a malincuore - la valutazione su Eusebio Di Francesco, un ottimo ex calciatore, vincitore con la Roma di un campionato italiano, nel giro anche della Nazionale maggiore. A fine carriera, allenatore di successo: Sassuolo dalla B alla A, poi Lecce, Roma, Sampdoria, Cagliari, Verona, Frosinone, Venezia, e di nuovo Lecce.

Che delusione da parte mia vedere il Di Francesco allenatore cercare di impartire istruzioni tattiche ai suoi giocatori nel disordine dell'half-time. Mentre i calciatori si dissetavano, si rovesciavano acqua sulla testa, o si sistemavano i parastinchi, l'allenatore si affannava a spostare pedine calamitate su una lavagna tattica magnetica portatagli da un collaboratore, apparentemente ignaro del caos che lo circondava. No, da Eusebio proprio no! Capisco che in un periodo non proprio bello della sua carriera (troppe retrocessioni), seppur non sia mai rimasto senza squadra, cerchi di proporsi come un allenatore della new era, evoluto, aggiornato, recitando una parte che spero non creda ma che deve esibire a chi lo vorrebbe far passare per superato. Allora via libera alla lavagna, non negli spogliatoi - dove su di essa non si sbaglia mai - ma davanti al proprio pubblico e ben in vista su tutte le televisioni, facendo così abboccare tifosi, giovani opinionisti, telecronisti i quali immaginano mosse vincenti, cambiamenti di modulo, strategie tattiche, varianti al sistema di gioco pur sapendo che tutto questo è, come disse Gianni Rivera, “cinematografo”.

La sua incapacità di gestire il tempo di pausa in modo efficace e di mantenere l'attenzione di tutti i giocatori è stata per me una sorpresa sconfortante. Non è un comportamento che ci si aspetterebbe da un allenatore esperto come Di Francesco. Nella mia personale collezione dei migliori allenatori italiani, tutti pratici, realisti, con personalità diverse, ma soprattutto vincenti come Rocco, Pesaola, Scopigno, Invernizzi, Maestrelli, Parola, Radice, Trapattoni, Bersellini, Bagnoli, Bianchi, Bigon, Capello, Lippi, Ancelotti, Allegri, Pioli, Conte… quanti lavagnisti da panchina riconoscete fra questi? Nessuno. Desidero pungere due allenatori che ho lasciato per ultimi: in primis il professore Arrigo Sacchi, il quale ha "inventato" il calcio. Lui non distingueva fra calciatore e calciatore, per lui contavano più gli schemi che i calciatori, ma il modulo più vincente di Arrigo è stato - a sua insaputa - quello di un presidente, Silvio Berlusconi, che ha capito che non c'era schema migliore al mondo se non quello di acquistare grandi fuoriclasse.

E infine Maurizio Sarri. Numerosissimi i suoi esoneri in Serie C, nel 2014 porta l’Empoli in Serie A, poi Napoli, vince l'Europa League con il Chelsea, vince il campionato di Serie A con la Juventus e poi va alla Lazio. Una bella puntura col mio pungiglione glielo darei quando l'arbitro fischia l'inizio della gara e lui si siede in panchina con lo stecchino in bocca, estrae il blocknotes e scrive. Cosa scriverà? Forse, sentendo il tifo, stadio esaurito, sogno raggiunto, ricordando il tortuoso passato, potrebbe autografiticarsi e scrivere: «W Sarri, bravo Sarri, dalla banca alla panca».

Ma neppure per i fenomeni Sacchi e Sarri è mai apparsa la lavagna magnetica in campo. Eusebio Di Francesco, non rovini il suo passato! Nel mio paradiso dei ricordi calcistici, come calciatore l'avrei inserito insieme a Delio Rossi, Albertini, Pirlo, Conte, Evani, Marocchi, Giannini, Fiore e tanti altri di pari valore. Come allenatore, anche se meno vincente (i grandi tecnici si vedono da come sanno affrontare esoneri o retrocessioni) l'avrei collocato insieme ad Allegri, Ancelotti, Capello, Conte, Pioli…i quali si vergognerebbero di portare una lavagna in campo, dal momento che sostengono che il calcio si gioca per combinazione e secondo le circostanze, e che esistono i giocatori e non i moduli. Le pedine sulla lavagna fanno sempre gol, i calciatori in campo no. Senza grandi fuoriclasse non si vincono i campionati, e senza grandi calciatori si rischia sempre la Serie B. Una volta sparita la lavagna, sono pronto a inserire di nuovo nel mio Olimpo dei ricordi il bravo calciatore e lo sfortunato ma per me grande allenatore Eusebio Di Francesco.

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