Cerca

News

Scartato dalla Juve, ora titolare nel Real Madrid, l'agente non dimentica : «Non sono nostri amici»

Donny Huijsen attacca Giuntoli e Motta: dall’addio Juve 2024 alla corsa di Dean verso il Real Madrid

Dean Huijsen

DEAN HUIJSEN

Chi ha detto che nel calcio le separazioni si consumano sempre in punta di piedi? Qui, più che a un saluto, sembra di assistere a un tackle deciso a centrocampo, di quelli che fanno rumore. Donald Caspar Huijsen, per tutti Donny, padre e agente di Dean, non ha usato guanti di velluto nel ricordare l’estate 2024, quando la Juventus ha salutato il difensore olandese con destinazione Bournemouth. E lo ha fatto tirando una vera e propria sciabolata contro due figure centrali del mondo bianconero: Cristiano Giuntoli e Thiago Motta. “Giuntoli e Motta non sono da annoverare tra i miei migliori amici”, ha dichiarato in un’intervista a Tuttosport. Parole pesanti, pronunciate mentre il percorso del ragazzo schizzava dall’anonimato della Serie C al bagliore del Real Madrid nel giro di un paio d’anni. Coincidenza o sliding door perfetta?



DALLA NEXT GEN AL GRANDE PALCOSCENICO


C’era una volta un virgulto della Juventus Next Gen, uno di quei ragazzi cresciuti tra trasferte in campi tosti di Serie C e sogni che fanno rima con grandi stadi. Dean Huijsen ha fatto proprio quel percorso, passo dopo passo. Ha sfiorato un prestito al Frosinone, si è poi fatto valere nella Roma giallorossa, ha messo in bacheca la chiamata della Premier League e, quando il treno Merengues ha fischiato alla stazione, non ci ha pensato due volte a salirci. Dall’ombra alla luce, dalla provincia alle luci di un club universale: la sua corsa è stata un coast-to-coast, palla al piede, senza mai abbassare lo sguardo.


L’addio alla Juventus, però, non è stato un giro di campo con applausi. Secondo Donny Huijsen, il giorno della cessione al Bournemouth nell’estate 2024 ha lasciato lividi. Cosa è successo in quelle ore? I dettagli restano nelle pieghe delle stanze dei bottoni, ma l’eco è arrivata forte e chiara. A suo dire, la gestione di quel passaggio è stata tutto tranne che morbida. E quando un padre-agente parla di un figlio-calciatore, il confine tra affetto, ambizione e protezione si assottiglia come la linea di porta al 90’. Non è un caso se Donny, pur riconoscendo il volo spiccato da Dean, ha rimarcato il sapore amaro di quell’addio.



I BERSAGLI NEL MIRINO: CRISTIANO GIUNTOLI E THIAGO MOTTA


Le frecce lanciate da Donny hanno due bersagli ben definiti. Il primo è Cristiano Giuntoli, allora il direttore sportivo dei bianconeri. Il secondo è Thiago Motta, «divenuto da poco l’allenatore della Juventus a quei tempi». Parole e contesto collegano l’addio di Dean a una scelta tecnica e societaria precisa. E quando Donny definisce “brutale” il trattamento ricevuto dal tecnico italo-brasiliano, il messaggio entra in area senza bisogno di ulteriori tocchi: “Brutale”, appunto. Una parola che pesa come un cartellino rosso. È stata una decisione di sistema? Una valutazione tecnica? O semplicemente una sincronia mancata tra progetto del club e traiettoria del ragazzo?



ROMA, FROSINONE E QUEL BIVIO CHE CAMBIA LA CARRIERA


La carriera di Dean, intanto, ha preso velocità da una serie di incroci. L’ipotesi Frosinone è rimasta lì, sul taccuino, sfiorata ma non imboccata. La Roma giallorossa, invece, è stata un passaggio reale, un ponte per mostrare di poter reggere il palcoscenico. Spesso le carriere nascono negli interstizi: un allenatore che ti crede, un sistema che ti esalta, una porta che si apre al momento giusto. E mentre a Torino si archiviava il suo dossier, il ragazzo allungava la falcata verso altri orizzonti.

«Si è guadagnato la Premier League», si dice spesso come fosse un distintivo. Per Dean è stata la vetrina decisiva, la ribalta dove dimostrare di saper stare al ritmo di uno dei campionati più intensi. Poi, quel “treno chiamato Merengues” che passa una volta sola e che, se non sali, rischi di rimpiangere per anni. Dall’anonimato al Real Madrid in un paio d’anni: è un titolo che si scrive da solo, ma che dietro di sé porta allenamenti, scelte, salite e strappi. E anche l’addio doloroso a una Juventus che, stando alle parole di Donny, non avrebbe fatto ponti d’oro.


TORINO, RIMPIANTI O LUCIDITÀ?


A Torino, qualcuno si domanderà se quell’uscita non sia stata un autogol. Oppure la lettura sarà opposta: valorizzazione, percorso, plusvalenza, riprogrammazione. Dipende da che lato del campo si guarda. Certo è che, quando la palla passa ai protagonisti, il tono fa la differenza. “Brutale” non è parola casuale; è una sentenza emotiva. E “non sono da annoverare tra i miei migliori amici” suona come una barriera piazzata a protezione della propria area. Il resto lo racconterà il campo, come sempre. Ma intanto la cronaca ci consegna un fatto: la voce di Donny Huijsen, l’eco dei nomi di Cristiano Giuntoli e Thiago Motta, e il viaggio di Dean che dal gradino della Juventus Next Gen ha scalato fino al piano nobile, quello in cui il Real Madrid non è un poster, ma un binario su cui correre.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Sprint e Sport

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter